L’avvio della procedura di infrazione europea sulle concessioni balneari, decisa ieri dalla Commissione Ue, ha scatenato una pioggia di commenti da parte dei rappresentanti del governo e del parlamento. Bruxelles ha contestato all’Italia la proroga fino al 31 dicembre 2024 delle concessioni balneari, che sarebbe in contrasto con la direttiva Bolkestein sulle gare delle concessioni pubbliche. La maggioranza tende a minimizzare l’accaduto e a rassicurare gli operatori del settore sulla bontà del proprio operato, mentre l’opposizione ha colto la notizia per lanciare l’ennesimo attacco contro l’inerzia dell’esecutivo.
Il vicepremier e ministro delle infrastrutture Matteo Salvini (Lega) sembra tranquillo: «Siamo pronti a dare risposte immediate alla Commissione europea sul tema dei balneari. Stiamo già lavorando da mesi nella direzione auspicata dalla Commissione, per dare un quadro certo alle amministrazioni territoriali e agli operatori economici. Il tavolo consultivo istituito presso la presidenza del consiglio ha attestato sulla base dei dati disponibili, dopo gli approfondimenti del Mit, che solo il 33% della risorsa è occupata, per cui non possiamo parlare di una risorsa scarsa».
Ottimista è anche il commento del deputato di Fratelli d’Italia Riccardo Zucconi: «Questo ulteriore e preannunciato passaggio non è certamente ostativo per la prevista e necessaria interlocuzione con l’Ue sulla tematica, sia perché rappresenta meramente il logico prosieguo di una procedura di infrazione già in essere, sia perché addirittura potrebbe essere d’aiuto per la redazione di una normativa nazionale che risolva definitivamente la questione. Siamo certi che il governo saprà dunque rispondere entro i tempi previsti ai rilievi pervenuti e porre fine a un’incertezza che ha danneggiato notevolmente un comparto essenziale della filiera del turismo, che è settore essenziale per l’economia nazionale».
In casa Lega, queste le parole del senatore Gian Marco Centinaio: «La lettera della Commissione europea non pregiudica una soluzione positiva alla questione delle concessioni balneari. Invito quindi il governo a portare avanti con convinzione e autorevolezza il dialogo con Bruxelles, forte di una mappatura delle coste che ha fatto emergere con chiarezza come solo un terzo di queste siano attualmente assegnate. L’Europa non può ignorare questo dato, che dimostra come le concessioni demaniali marittime italiane non debbano essere sottoposte alla direttiva Bolkestein. Crediamo che continuare ad accanirsi contro circa trentamila imprenditori balneari sia solo una intollerabile questione di principio, che non concede nulla né al libero mercato né ai cittadini e ai turisti che popolano le nostre spiagge. Ancora meno tollerabile è che a farlo sia una commissione ormai in scadenza e sostenuta da una maggioranza politica sempre più precaria. Mi auguro che tecnici e politici di Bruxelles abbiano un sussulto di ragionevolezza e si rendano disponibili a un accordo che tuteli la concorrenza e chi in questi anni ha investito e dato lavoro nei propri stabilimenti. Noi continueremo a muoverci su quella strada».
Fra le posizioni contrarie al governo, c’è quella del Movimento 5 Stelle. Così i parlamentari Sabrina Licheri, Gisella Naturale, Luigi Nave, Emma Pavanelli, Chiara Appendino, Alessandra Todde ed Enrico Cappelletti: «Con la procedura d’infrazione che l’Ue avvia nei confronti dell’Italia, possiamo dire che l’esecutivo Meloni ha cucinato la frittata a puntino sui balneari. Per mantenere lo scandaloso sistema di concessioni a vita, il governo ci porta a sbattere facendo un duplice danno. In primis alle imprese del settore, che continueranno a vivere nell’incertezza e a non investire. In seconda battuta a tutti gli altri cittadini, che dovranno pagare per l’ennesima sanzione dell’Ue al nostro paese ampiamente scongiurabile. Ciò che è più inaccettabile è che Lega e Forza Italia, ai tempi del governo Draghi, votarono la messa a gara delle concessioni a partire dal 2024. Da quando è arrivata Meloni a Palazzo Chigi, tra tavoli inutili, dichiarazioni strampalate e assurdità come quella delle coste “risorsa non scarsa”, il governo si è messo in cul de sac vergognoso soltanto per sciatte ragioni di consenso. Ormai però, dopo un anno di Meloni, l’antifona è chiara: che si tratti di mutui, bollette o benzina, oppure di fare cassa su pensionati e lavoratori, alla premier va sempre benone quando a pagare sono i cittadini italiani». Aggiunge il senatore pentastellato Marco Croatti: «Le nostre preoccupazioni in tema di concessioni demaniali sono purtroppo tutte confermate. Nella sua missiva al governo l’Ue contesta l’esito dei tavoli istituiti a Palazzo Chigi, con dentro svariati ministri. Anzi, conferma che si è trattato di tavoli barzelletta, che non hanno tirato fuori nulla a parte la filastrocca stantia delle spiagge come “risorsa non scarsa”. Per l’Ue è irricevibile il dato che vede solo il 33% delle aree disponibili date in concessione, perché quel dato “non riflette una valutazione qualitativa delle aree in cui è effettivamente possibile fornire servizi di concessione balneare e non tiene conto delle situazioni specifiche a livello regionale e comunale“. Game, set and match e altra figuraccia internazionale per Meloni e banda. Di certo era noto anche ai bambini di tre anni che nei rilievi dei risibili tavoli del governo non sia stata affatto considerata la presenza di aree non balneabili, di tratti costieri completamente edificati, delle zone rocciose e montuose della costa dove non è evidentemente possibile creare stabilimenti balneari. Insomma, l’operato di governo maggioranza è stato sin qui indegno e dilettantesco. E tutto questo solo per un pugno di voti da parte di imprenditori che, al contrario, vorrebbero finalmente un quadro normativo chiaro per poter fare investimenti».
Ai pentastellati si aggiunge il deputato dei Verdi Angelo Bonelli: «La lettera dell’Ue sulla procedura di infrazione conferma quanto la premier Meloni sia refrattaria al rispetto del diritto europeo e delle sentenze dei tribunali amministrativi e civili della Repubblica italiana, che hanno stabilito la non possibilità di prorogare le concessioni demaniali marittime. Ma quello che ha fatto di grave questo governo è che, nel documento di ricognizione delle spiagge inviato alla Commissione europea, afferma che solo il 33% delle coste italiane è occupato da concessioni demaniali turistico-ricreative, sostenendo che le future spiagge libere potranno essere messe in concessione secondo la Bolkestein. Per raggiungere questo obiettivo il governo dovrà prevedere che almeno il 30% delle spiagge e coste libere da stabilimenti balneari e manufatti possano essere dati in concessione. Il governo, sulla base del documento inviato all’Ue, si accinge a mettere a gara almeno il 30 % delle spiagge libere del nostro paese per non mettere a gara quelle esistenti. Si autorizza così l’assalto alle spiagge con la privatizzazione e cementificazione delle coste ancora integre per difendere gli interessi di chi paga pochi euro di canone di concessione a fronte di incassi milionari».
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