di Alex Giuzio
«In Italia il turismo balneare fa registrare in media un valore aggiunto pari a oltre 800 milioni di euro, con un’incidenza superiore al 3% sul totale dell’economia italiana e con circa 300 mila addetti». Così Cristiano Tomei, coordinatore nazionale di Cna Balneatori, riassume i dati dello studio che il suo sindacato ha appena concluso per raccogliere i primi numeri ufficiali delle imprese balneari italiane, dell’economia che muovono e del valore che rappresentano: dei dati necessari in vista dell’imminente riforma del demanio marittimo, per dimostrare al governo italiano che queste imprese vanno assolutamente tutelate anziché messe a evidenza pubblica, come invece si vorrebbe secondo un’errata interpretazione della direttiva europea Bolkestein.
Continua infatti Tomei: «La forza del turismo costiero in Italia è data dalle attuali imprese della balneazione attrezzata, che rappresentano più del 3% rispetto a quelle complessivamente attive nel paese. Il moltiplicatore del reddito di questa forza produttiva e di lavoro, e quindi degli euro messi in circolo sul resto dell’economia per ogni euro prodotto in termini di solo valore aggiunto, è pari a 1,3. Insomma, stiamo parlando dell’industria del turismo e nella fattispecie del turismo balneare e costiero che produce ricchezza e occupazione per il paese. Le attuali imprese non possono essere messe in liquidazione, non possono essere sostituite non si sa da chi e da cosa. Hanno il diritto di continuare a esistere».
Lo studio ha utilizzato un campione di 5.875 imprese balneari italiane: sul totale di circa 30 mila, si tratta di circa il 20%. I dati, elaborati dal Centro studi uffici politiche fiscali di Cna in base agli studi di settore, forniscono numeri importanti in termini di forza lavoro occupata, superfici impegnate e soprattutto valore degli investimenti e dei ricavi.
Le tipologie più frequenti di stabilimento balneare
In base alle statistiche dello studio, emerge come la tipologia più diffusa di impresa balneare sia quella di "stabilimento con bar dotato di cabine" (23,7%), seguito da "stabilimento con soli servizi di spiaggia dotato di cabine" (14%) e "stabilimento con bar e servizio ristorazione" (12,7%). Molto rari, invece, gli stabilimenti balneari con piscina (2,1%).
Grandezza media: oltre 3000 metri quadri
Uno stabilimento balneare italiano ha una grandezza media di 3.364 metri quadri: questo il dato calcolato da Cna Balneatori in base al campione esaminato. Di questa grandezza totale, 2.789 m² sono di area scoperta, mentre 84 m² è la superficie su cui insistono le costruzioni come cabine, bar e area servizi.
In media, uno stabilimento balneare italiano ha un fronte mare di 63 metri e occupa 2,3 addetti, di cui almeno uno è dipendente.
I giorni di apertura, i ricavi e il valore
Le imprese balneari italiane sono aperte in media per 117 giorni all’anno, di cui 84 dedicati al servizio bar.
L’affitto di ombrelloni e lettini rappresenta il 48% dei ricavi degli stabilimenti balneari. Più precisamente, il 34% dei ricavi viene dagli affitti giornalieri. Bar e ristorazione rappresentano invece rispettivamente il 27% e l’11%.
Il valore medio dei beni strumentali per ogni impresa è di 145.769 euro, per un totale complessivo del settore balneare di 843.274.000 euro.
Riferimenti allo studio integrale
- La relazione integrale di Cna Balneatori è scaricabile liberamente in pdf cliccando qui.
- Un riassunto in slide è visibile cliccando qui.
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