Attualità

Il decreto Milleproroghe non salva i balneari pertinenziali

Furiose le associazioni di categoria: 300 imprese di spiaggia ancora sull'orlo del fallimento a causa dei valori OMI applicati ai canoni

di Alex Giuzio

La sospensione dei canoni balneari pertinenziali non è stata inserita nemmeno nel decreto Milleproroghe, in approvazione oggi in Consiglio dei Ministri.

Le associazioni di categoria sono furiose: in una nota divulgata oggi, i presidenti di Sib-Confcommercio, Cna Balneatori, Assobalneari-Confindustria, Fiba-Confesercenti e Oasi-Confartigianato si dicono incredule per come il governo sta sottovalutando il problema: «Malgrado la nostra segnalazione inviata con nota del 22 dicembre (clicca qui per leggerla), risulterebbe da versioni informali che, dopo la Legge di Stabilità, anche nel decreto Milleproroghe in corso di approvazione dall’odierno Consiglio dei Ministri non è stato inserito alcun provvedimento sui canoni demaniali marittimi pertinenziali (valori OMI – legge 296/06)», afferma il comunicato firmato dai presidenti Riccardo Borgo, Cristiano Tomei, Fabrizio Licordari, Vincenzo Lardinelli e Giorgio Mussoni (clicca qui per leggere l’originale).

Le imprese balneari pertinenziali hanno spropositati canoni da 100 a 300 mila euro all’anno, a causa dell’errata applicazione dei valori OMI, e colpiscono circa 300 aziende che si trovano sull’orlo del fallimento a causa del costo insostenibile. Da mesi le associazioni di categoria chiedono una sospensione di questi canoni in attesa del riordino generale delle concessioni balneari su cui sta lavorando il governo Renzi, ma ancora non sono riuscite a ottenerlo. La scorsa settimana era arrivato in punto di ammissione un emendamento alla Legge di Stabilità firmato dalla senatrice Manuela Granaiola (Pd), poi bocciato all’ultimo per l’appoggio non uniforme dei partiti di governo e per la scarsa copertura economica disponibile (leggi notizia).

Se le indiscrezioni sul decreto Milleproroghe fossero confermate, prosegue la nota delle associazioni balneari, «saremmo estremamente preoccupati e sorpresi in quanto, in attesa di un’equilibrata soluzione definitiva del problema che sollecitiamo da tempo e sulla quale siamo pronti a qualsiasi confronto, inspiegabilmente non si sarebbe trovato il modo di prevedere una moratoria che riguardi il pagamento di importi derivanti da un irrealistico sistema di calcolo in vigore dal 2007, da tutti ritenuto e riconosciuto iniquo e devastante per le imprese che lo devono subire, e che ormai ha prodotto un’infernale sequela di provvedimenti che, se non interrotta, cancellerebbe definitivamente e da subito decine di imprese turistico-ricreative. Ci rifiutiamo di credere che il governo del nostro Paese non tenga conto di un tale dramma».

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