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Governo Conte bis, riforma spiagge già tracciata. Ecco i nuovi interlocutori

L'esecutivo M5S-Pd ha le idee chiare sul riordino delle concessioni balneari, ma c'è l'incognita sul ministro che dovrà occuparsene. Intanto gli imprenditori hanno una sola strada per salvarsi.

Con la nomina di una squadra di 21 ministri, ieri è nato ufficialmente il governo Conte bis, sostenuto da Movimento 5 stelle, Partito democratico e Liberi e uguali. Tra le priorità che il nuovo esecutivo dovrà affrontare c’è la riforma delle concessioni demaniali marittime, che l’ex ministro al turismo Gian Marco Centinaio non ha fatto in tempo a completare a causa dell’uscita della sua Lega dalla maggioranza di governo. Ma ora saranno altri i ministri che si dovranno occupare della materia, con un orientamento che appare ormai sempre più chiaro.

Chi sono i nuovi interlocutori dei balneari

Rispetto al precedente esecutivo, appare subito evidente che gli imprenditori balneari non hanno più un referente unico, forte e diretto come è stato Centinaio. Il leghista aveva fatto spostare la delega al turismo sotto il dicastero dell’agricoltura, forte della sua esperienza professionale nel settore, e aveva preso a cuore la vertenza dei balneari occupandosi prima dell’estensione di 15 anni delle concessioni e poi di una riforma organica della materia (un’opera che tuttavia non ha terminato a dovere).

Il governo Conte bis, invece, ha scelto di riportare la delega al turismo sotto il ministero della cultura, alla cui poltrona tornerà a sedersi Dario Franceschini. Ma si può supporre che l’esponente dem non si occuperà direttamente della riforma delle spiagge: Franceschini infatti ha già ricoperto la stessa carica durante la precedente legislatura, dimostrando di interessarsi quasi esclusivamente di cultura e poco di turismo. Dunque abbiamo già potuto verificare il suo smarcamento sulla questione spiagge (e – detto per inciso – è molto grave che un paese come l’Italia continui a trattare politicamente il turismo come una materia di secondo piano, rimbalzandolo da un ministero all’altro e accennandovi nel programma di governo in maniera troppo vaga e generica).

Il ministero del turismo resta uno dei tanti palazzi in cui dovrà circolare la bozza della nuova riforma, ma è molto probabile che il nuovo testo non nascerà lì. Il dubbio è chi sarà a partorirlo, tra gli altri dicasteri competenti in materia. L’ipotesi più verosimile è che a occuparsene sarà il ministro delle infratrutture, assegnato a Paola De Micheli (Pd), poiché nella nuova squadra di governo sembra l’esponente con un minimo di competenza in più sulla questione rispetto agli altri. Ma non è da escludere che si possa ripartire dal ministero degli affari regionali, come fu ai tempi di Enrico Costa – e anche in questo caso a occuparsene sarebbe un esponente dem, cioè Francesco Boccia. Senza dimenticare che la materia delle concessioni balneari richiede il parere anche del ministro dello sviluppo economico (affidato a Stefano Patuelli, M5S), dell’ambiente (riconfermato a Sergio Costa, M5S) e degli affari europei (da oggi capitanato da Vincenzo Amendola, Pd). E resta anche da attendere la nomina dei sottosegretari per completare il quadro e capire se ci saranno altri interlocutori papabili.

Dunque non sono da escludere sorprese, anche se con il governo giallo-rosso la strada è già tracciata e nulla cambierà, indipendentemente da chi se ne dovrà occupare.

Le idee del nuovo governo sulla riforma delle spiagge

Non è difficile immaginare i contenuti di una riforma del demanio marittimo firmata da Movimento 5 stelle e Partito democratico (sperando che il nuovo esecutivo ascolti le istanze dei balneari con la dovuta attenzione e che si occupi della questione con l’urgenza che merita, in modo da mettere fine a una vicenda in sospeso da oltre dieci anni). La strada che il governo Conte bis prenderà è con ogni probabilità quella tracciata dalla direttiva europea Bolkestein, ovvero le evidenze pubbliche delle concessioni balneari, che si basino sulla qualità dell’offerta e che prevedano un trattamento di salvaguardia per gli imprenditori che finora hanno investito e lavorato con onestà ed eccellenza.

Non si tratta di una supposizione, bensì di un fatto scontato se si pensa che entrambe le forze politiche che oggi compongono la nuova maggioranza hanno già avuto modo di dimostrare le loro idee su questa materia, attraverso dei disegni di legge che però non sono mai arrivati all’approvazione definitiva. Quando era al governo con la premiership di Gentiloni, il Pd si è occupato della vicenda con un disegno di legge firmato dai deputati Sergio Pizzolante e Tiziano Arlotti, che prevedeva l’istituzione di un periodo transitorio e poi le gare per le concessioni balneari, assicurando alcuni meccanismi di tutela per gli attuali concessionari come la premialità per l’esperienza professionale e il riconoscimento del valore commerciale. Ma la precedente legislatura si è conclusa senza che il disegno di legge Arlotti-Pizzolante abbia avuto il tempo di ottenere l’approvazione definitiva del Senato, dunque la palla è passata al successivo governo Lega-Movimento 5 stelle capitanato da Conte, in cui è stato l’ex ministro Centinaio a occuparsi della questione. Ebbene anche il leghista – nonostante le tante promesse fatte sulla cancellazione delle gare per le spiagge – ha preso una strada molto simile a quella del Pd, lavorando a una bozza di legge del tutto analoga a quella del precedente governo (ne abbiamo parlato in questo articolo). Bozza di legge che è andata incontro alle posizioni del Movimento 5 stelle, il quale non ha mai nascosto di sostenere le procedure di evidenza pubblica per le concessioni balneari. Appare dunque scontato che un nuovo esecutivo condotto da M5S e Pd non potrà che intraprendere le stesse strade già tentate in passato.

Come devono muoversi gli imprenditori balneari

Davanti a questo scenario, è bene che la categoria dei balneari si muova su due fronti. Da un lato occorre capire il prima possibile chi sarà il nuovo ministro referente per la riforma delle concessioni, in modo da sottoporgli le proprie istanze e sollecitarlo sin da subito a occuparsi di un disegno di legge da portare a rapida approvazione e con le migliori condizioni possibili. Il precedente governo, dopo l’estensione di 15 anni, si era infatti dato il termine del 30 aprile per varare le linee guida di una revisione organica della materia, ma ha agito con estremo ritardo e il provvedimento non è nemmeno arrivato alla discussione in parlamento. Nel frattempo, in assenza di una legge organica il settore è nel mezzo della dittatura dei tribunali, con i giudici che fanno il bello e il cattivo tempo e prendono decisioni spesso in contrasto tra loro e quasi sempre contro i balneari (non dimentichiamo il recente sequestro di uno stabilimento a Genova, vedi notizia).

L’altro fronte su cui gli imprenditori del settore devono agire è quello degli investimenti. Innanzitutto occorre sollecitare la propria amministrazione comunale a convalidare l’estensione di 15 anni, facendosi rilasciare il proprio titolo protocollato fino al 31 dicembre 2033 come prevede la legge nazionale, dal momento che la maggior parte dei sindaci italiani non ha ancora applicato questa norma. E in seguito, non appena ottenuti i 15 anni in tasca, bisogna approfittare di questo lasso temporale certo per investire sin da subito in innovazione, tecnologia, rinnovo di attrezzature e strutture, accessibilità, sostenibilità ambientale, certificazioni e qualità. Sono queste le direzioni privilegiate sia dall’Europa che dall’Italia. Sono queste le strade in cui gli imprenditori del settore dovranno per forza muoversi, se ci tengono alla sopravvivenza propria e dell’intero comparto turistico costiero. Sono dunque questi gli orizzonti a cui guardare subito, poiché se si potrà dimostrare di avere lavorato bene e investito molto, sarà molto più difficile che arrivi qualcuno a prendersi le imprese altrui. Questo stato dell’arte potrà non piacere a tutti, ma al momento non ci sono alternative se non restarsene inutilmente con le mani in mano.

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Alex Giuzio

Caporedattore di Mondo Balneare, dal 2008 è giornalista specializzato in economia turistica e questioni ambientali e normative legate al mare e alle spiagge. Ha pubblicato "La linea fragile", un saggio sui problemi ecologici delle coste italiane (Edizioni dell'Asino, 2022), e ha curato il volume "Critica del turismo" (Grifo Edizioni 2023).
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