di Alex Giuzio
«Una deroga alla Bolkestein non è possibile, ma prevederemo equi indennizzi per i concessionari che hanno alle spalle vent’anni di attività». Questo il succo del dibattito tra il presidente della conferenza delle regioni Vasco Errani e il ministro al turismo Piero Gnudi, che hanno chiuso la Festa nazionale del turismo organizzata a Milano Marittima dal Partito Democratico. Una settimana di incontri intensi che non si è dimenticata dei problemi della categoria balneare, ai quali è stato dedicato un convegno lo scorso mercoledì (vedi notizia).
Quello di ieri sera tra Gnudi ed Errani, invece, è stato un dialogo di respiro più generale, un’occasione per presentare il Piano strategico del turismo studiato dal ministro per rilanciare un settore in crisi. Includendo anche il discorso sulle concessioni demaniali, colpite da una direttiva europea che le vuole mettere a evidenza pubblica ma non ancora regolamentate da una legge nazionale, attesa ormai da diversi mesi.
Tuttavia, sembra che le notizie per i balneari italiani siano sfavorevoli: il decreto di Gnudi andrebbe proprio nella direzione delle aste con paletti a favore degli attuali concessionari e indennizzi in caso di perdita della propria attività. Una scelta opposta a quella chiesta dai sindacati di categoria, che desiderano mantenere le proprie imprese senza andare all’evidenza pubblica.
Alla domanda del vicedirettore del Resto del Carlino Beppe Boni sulla Bolkestein, il primo a rispondere è stato Errani: «Il governo Monti ha verificato la possibilità di una deroga all’applicazione della Bolkestein nel settore balneare, ma l’Europa ha negato questa direzione. Ora le cose da evitare sono tre: andare in infrazione; determinare l’automatismo delle gare – evitando l’arrivo di personalità giuridiche che distruggano il tessuto di servizi e qualità che vogliamo tutelare, tramite un’intesa strategica che premi gli investimenti, la professionalità e la capacità –; stare fermi senza una strategia comune da parte del governo».
Gnudi ha condiviso ogni parte del discorso di Errani, e ha aggiunto che il suo decreto, ormai pronto, «terrà conto del fatto che il settore balneare rappresenta un terzo del sistema turistico italiano, perciò occorre dare certezza a questo comparto, dando la possibilità di investimenti a lungo termine senza dimenticarsi di un adeguato riconoscimento a chi ha lavorato per 20-30 anni in uno stabilimento. Un riconoscimento che terrà conto della qualità del servizio oltre che dell’arenile».
Per la categoria balneare sembra che ogni scelta sia stata presa, peraltro senza consultare le associazioni di categoria su un decreto che deciderà il loro destino. Da diversi mesi il ministro Gnudi afferma che il suo decreto è quasi pronto, ma ancora non ne sono stati pubblicati nemmeno i riassunti, in modo da avere quantomeno una base di discussione. E dire che lo stesso Gnudi ha concluso la serata con un intervento contro la lentezza normativa, che «è da combattere perché strozza il nostro paese». Una lentezza che però non sta mancando di caratterizzare l’iter del decreto sulle concessioni demaniali, come ha confermato Gnudi rispondendo a qualche nostra domanda postagli a margine dell’incontro, di cui riportiamo la trascrizione:
«Quali sono i punti in comune tra la proposta di legge presentata mercoledì dal Pd e il decreto legge che il suo ministero sta preparando per le concessioni demaniali marittime?».
«Ho letto la proposta del Pd e posso affermare che è molto simile ai contenuti del nostro decreto, eccetto qualche piccolo dettaglio. La nostra legge non piacerà a tutti, ma credo che troverà il consenso della maggioranza».
«Con "non piacerà a tutti" intende dire che non piacerà agli attuali concessionari?»
«No, intendo dire che non piacerà a tutti i concessionari, ma alla maggioranza sì».
«Quando si potrà finalmente conoscere il contenuto di questo decreto?»
«Il testo di legge è pronto da maggio, ma è in attesa dell’approvazione di tutti i ministeri. È una questione che non dipende da me. Ma di sicuro tra un mese la categoria potrà avere qualche anticipazione sui suoi contenuti».
Purtroppo, il ministro si è dileguato al telefono prima che potessimo chiedergli il motivo per cui non ha mai proseguito il confronto con le associazioni di categoria, inaugurato lo scorso 23 febbraio e mai più ripreso.
Per l’ennesima volta, i balneari sono stati di nuovo lasciati nel limbo dell’incertezza. Il recente annuncio di boicottaggio delle fiere di settore (vedi notizia) è emblematico del blocco degli investimenti di questo comparto, che è una diretta conseguenza dell’immobilismo del governo. Ma la categoria continua ad aspettare, sempre più esasperata, anche perché il ministro Gnudi non smette di mantenere un atteggiamento ambiguo e silenzioso sul proprio lavoro. Nel frattempo rimangono in attesa quelle trentamila famiglie titolari di uno stabilimento balneare, alle quali nessun dirigente di governo né di partito si è degnato di assicurare un futuro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA