di Alex Giuzio
«Sono disposto a tapparmi il naso e votare anche la proposta Gasparri, facendo finta di non leggere quel nome, perché qui si tratta di ottenere una proroga di almeno trent’anni per i balneari». Così Antonio Di Pietro si è espresso oggi a Viareggio, in un incontro appositamente organizzato per discutere con gli imprenditori di spiaggia sulle vie di uscita dalle evidenze pubbliche degli stabilimenti balneari: una strada aperta con la bozza di decreto Gnudi, ma che un emendamento al decreto sviluppo bis – quello a cui si riferisce di Pietro, presentato da Pdl, Lega, Udc e altri partiti di centrodestra – vorrebbe quantomeno rimandare al 2045.
Di Pietro ha avuto la stessa intuizione della senatrice del Pd Manuela Granaiola, peraltro oggi presente in sala, la quale ha firmato un emendamento dello schieramento opposto pur di aiutare la categoria balneare. Per questo, il leader dell’Italia dei valori oggi ha strappato parecchi applausi alla gremita sala della Croce Verde.
Secondo Di Pietro, una volta ottenuta la proroga di trent’anni, occorrerà studiare una legge che risolva definitivamente la normativa sulle spiagge. Ma per fare ciò, occorre intraprendere «un dialogo costruttivo e interdittivo tra il governo italiano e la Commissione europea, per difendere la nostra specificità».
L’Italia dei valori «ha già presentato una proposta di legge – ha aggiunto Di Pietro – ma ora occorre trovare in parlamento un accordo politico sulla tamponata di Gasparri, per poi andare a parlarne con calma in Commissione europea». Bandendo dalle trattative il governo Monti, poiché «l’attuale presidente del consiglio è uno degli artefici della direttiva Bolkenstein, e prima se ne va, meglio è». Il leader dell’Idv, infatti, ha dichiarato di non sopportare più «il governo dei tecnici, quello che afferma che l’operazione è perfettamente riuscita ma il paziente è morto, quello dei 56 voti di fiducia per approvare leggi che altrimenti non sarebbero mai passate».
E tornando ai balneari, Di Pietro ha affermato che «il problema di fondo è che se alla globalizzazione delle imprese non corrisponde la globalizzazione dei diritti, è ovvio che chi rispetta le regole è svantaggiato. Non si possono mettere sullo stesso piano le multinazionali e il sistema delle imprese balneari italiane, che sopravvivono grazie al lavoro di trentamila famiglie». Frasi applaudite con convinzione dai balneari toscani, che dopo questo incontro si recheranno in massa a Bologna per la manifestazione nazionale indetta dai sindacati di categoria.
Infine, riguardo alla Spagna (che ha prorogato le sue concessioni demaniali di 75 anni), Di Pietro ha detto che «l’Italia è differente dal paese iberico, dove in riva al mare sono state costruite le case, magari facendo delle violazioni edilizie. Nel nostro paese, invece, è stata costruita l’impresa di qualità, quella che sa tutelare anche l’ambiente. Cosa sarebbero le nostre spiagge, oggi, senza qualcuno che le cura tutto l’anno, da molte generazioni? Economia e ambiente devono e possono stare insieme, soprattutto nelle nostre coste».
All’incontro di Viareggio, per l’Idv oltre a Di Pietro erano presenti l’assessore regionale al turismo Cristina Scaletti e i parlamentari David Favia e Fabio Evangelisti. Per i balneari, invece, tra gli altri sono intervenuti i rappresentanti del Comitato salvataggio imprese e turismo, capitanati dal presidente Emiliano Favilla, e i responsabili di Sib Toscana Graziano Giannessi e Sib Viareggio Carlo Monti.
Compiaciuto il presidente di Sib Toscana Graziano Giannessi, che ha dichiarato a margine dell’incontro: «Siamo soddisfatti della presa di posizione del leader dell’Italia dei Valori a difesa delle piccole e medie imprese, che costituiscono un valore insostituibile per l’economia del nostro Paese. Gli stabilimenti balneari, poi, sono una specificità tutta italiana che va preservata e incentivata».
(foto in alto tratta da LuccaInDiretta.it)
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