Il sindaco di una piccola località balneare ligure scrive al presidente del consiglio per chiedere una riforma organica del demanio marittimo. Emanuele Moggia, primo cittadino di Monterosso al Mare (La Spezia), ha inviato una lettera al premier Giuseppe Conte per sollecitare una soluzione definitiva per il comparto turistico balneare, da troppi anni in balia dell’incertezza normativa causata dal controverso recepimento della direttiva europea Bolkestein.
«Gentile presidente – scrive il sindaco Moggia – mi rivolgo a lei in qualità di sindaco del Comune di Monterosso al Mare, nelle Cinque Terre, in provincia della Spezia. Le scrivo per perorare la tempestiva adozione di un provvedimento legislativo che porti definitiva chiarezza nella disciplina delle concessioni demaniali marittime, disciplina che è ancora avvolta da troppe ambiguità e contraddizioni interpretative».
«In Italia si è scelto, sin qui, lo strumento della proroga ex lege delle concessioni esistenti (l’ultimo intervento risale alla legge finanziaria 2018)», riepiloga il primo cittadino. «Tale strumento, tuttavia, risulta sospetto di non conformità rispetto al diritto dell’Unione europea. Altri paesi hanno affrontato e risolto diversamente la questione, dotandosi di leggi organiche che hanno saputo discriminare e tutelare l’amministrazione e l’economia nazionale, nella doverosa osservanza dei princìpi del diritto europeo. Mi permetto di chiederle pertanto se l’Italia, culla del diritto occidentale, non sia in grado di adottare una disciplina complessiva analoga a quella già adottata da altri paesi europei. Se l’Italia non sia capace, per esempio, di stabilire se la “direttiva Bolkestein”, ove correttamente interpretata, si applichi o non si applichi alle concessioni del demanio marittimo (così risulta essersi espresso di recente lo stesso Frits Bolkestein)».
«Sono il sindaco di un piccolo borgo marinaro – conclude Moggia – nel cui territorio comunale insistono dodici concessioni demaniali marittime, di cui dieci gestite a fini di lucro da imprese locali di tipo famigliare. I loro titolari e i loro dipendenti vivono da anni nell’incertezza. Il Comune che ho il privilegio di amministrare è chiamato, tramite i propri funzionari, a gestire tali concessioni per conto del demanio, e si trova nella difficile situazione di dover operare sulla base di fonti primarie sospette di illegittimità, tra diffide delle procure della repubblica, ricorsi, istanze della società civile e pronunciamenti, anche contraddittori fra loro, di tribunali amministrativi regionali e dello stesso Consiglio di Stato. Credo sia precipuo dovere dello Stato dare certezza ai propri cittadini e assicurare il buon andamento dell’amministrazione, anche locale, senza scorciatoie ma con provvedimenti chiari e lungimiranti. Sono certo che lei, presidente, dispone di un ufficio legislativo adeguato e che l’ufficio si metta al lavoro. Che ci sia data in tempi rapidi (la scadenza delle concessioni è fissata al 31 dicembre 2020) una legge degna del nostro paese, non viziata da ambiguità interpretative, ma che risponda in modo chiaro alle esigenze degli enti locali e delle legittime aspettative della cittadinanza».
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