La stagione estiva è alle porte, ma, come si sa, le imprese balneari italiane stanno tremando in vista della liberalizzazione delle concessioni demaniali prevista per il 2015. Esse non sono però le uniche imprese in seria difficoltà a causa della direttiva Bolkestein: anche le industrie dell’arredamento da spiaggia, infatti, da qualche mese sono entrate in una crisi nera. I produttori di lettini e ombrelloni quest’anno hanno visto giungere un blocco totale degli ordini, a causa della paralisi degli investimenti nel settore balneare provocato dalla controversa Bolkestein.
L’industria dell’arredamento marittimo in Italia è molto florida, e non ancora contrastata dalla concorrenza cinese: gli operatori balneari, infatti, hanno sempre preferito investire su prodotti di buona qualità. Ma il fatto di sapere che la loro concessione ha una durata temporale limitata cambia tutte le carte in gioco: alcune stime apparse sul Sole 24 Ore dello scorso 23 marzo parlano di una perdita dell’industria da arredamento balneare di circa il 20% nel 2011. Questo perchè nessun imprenditore balneare, oggi, si arrischia più ad investire cifre grosse sugli arredi, sapendo che presto potrebbero diventargli inutili. E in futuro, se le concessioni saranno veramente di durata temporale breve, a vincere saranno gli arredamenti a basso costo. Distruggendo tutta l’industria italiana che da sempre produce arredi di alta qualità per tutte le spiaggie della penisola.
Una buona parte del danno, oggi, è già stata effettuata: sia i dati di Sib-Confcommercio che quelli di Fiba concordano nell’affermare che già in questa stagione nessun stabilimento ha speso quei venticinquemila euro annui investiti per il ricambio dei lettini, degli ombrelloni e dei giochi. Il crollo per le industrie è stato ingente: -60% degli ordini dall’Emilia Romagna e dal Veneto, -10% da Toscana e Liguria.
Alex Giuzio
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