La vicenda di Marcello Di Finizio, l’imprenditore balneare che da oltre 200 giorni vive su una gru a 70 metri di altezza per protestare contro la direttiva Bolkestein, è giunta fino in parlamento: nei giorni scorsi tre senatori del Movimento 5 Stelle hanno presentato un’interrogazione per chiedere al governo l’esclusione dei balneari dalla Bolkestein, al fine di evitare il protrarsi di situazioni disperate come quella del balneare triestino (leggi la sua storia).
Nel frattempo, con l’arrivo delle rigide temperature invernali, Di Finizio rinnova l’appello alla categoria per poter proseguire la sua manifestazione: «Ho bisogno di acquistare una tenda da montagna e un sacco a pelo più resistenti al freddo e alle raffiche di bora», dice l’imprenditore a Mondo Balneare. «La mia protesta ha un costo economico oltre che umano, e chiedo il sostegno dei colleghi per continuare a sollevare l’attenzione su un’ingiustizia che riguarda tutta la categoria».
L’interrogazione in parlamento
Dopo oltre 200 giorni di permanenza sulla gru Ursus nel porto di Trieste, la protesta di Marcello Di Finizio è stata protagonista di un’interrogazione presentata lo scorso 12 dicembre dai senatori cinquestelle Elio Lannutti, Cinzia Leone e Mauro Coltorti, nella quale si chiede «se il ministro per gli affari regionali non ritenga di dover sollecitare le amministrazioni locali a intervenire celermente per risolvere la vicenda; se il ministro dello sviluppo economico non ritenga doveroso prorogare la data di applicazione della direttiva Bolkestein di altri settantacinque anni, come già fatto dalla Spagna, per evitare che accadano altre vicende drammatiche come quella di Marcello Di Finizio; se il governo non ritenga doveroso escludere i balneari dalla direttiva Bolkestein».
La storia
Marcello Di Finizio non è nuovo a questo tipo di proteste radicali e non-violente che hanno acceso i riflettori sui problemi vissuti dai balneari italiani a seguito dell’applicazione della direttiva Bolkestein. Negli ultimi anni, l’imprenditore triestino è stato protagonista di quattro arrampicate sulla cupola di San Pietro con tanto di striscioni, una pedalata in solitaria da Trieste al Vaticano e lunghi scioperi della fame.
Rispetto ai balneari che, nonostante le incertezze dovute alla Bolkestein, finora hanno continuato a condurre le proprie attività, Di Finizio nel 2012 ha perso la sua impresa a seguito di una mareggiata che l’ha completamente distrutta. Nessuna banca ha voluto concedergli il prestito necessario per ricostruire, poiché pochi mesi prima il governo italiano, per adeguarsi alla direttiva Bolkestein sulla liberalizzazione dei servizi, aveva abrogato il rinnovo automatico delle concessioni balneari su cui si basava la certezza d’impresa in questo settore. Da allora si sono succedute diverse brevi proroghe, ma è sempre mancata una riforma complessiva della materia che desse le necessarie garanzie. Di conseguenza, Di Finizio ha dovuto licenziare i suoi quindici dipendenti e perdere la sua concessione. Da allora sono iniziate le sue proteste che, se da un lato hanno attirato l’attenzione dei media sulla sua vicenda e sulla questione Bolkestein in generale, dall’altro non sono ancora riuscite a ottenere una soluzione soddisfacente per l’imprenditore.
Come aiutare Di Finizio
«I balneari che desiderano sostenere la mia lotta – dice Di Finizio – possono recarsi in qualsiasi ufficio postale ed effettuare una ricarica Postepay». Questi i dati che occorrono:
- Numero carta: 5333 1710 7478 3065
- Codice fiscale: DFNMCL65P16F839R
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