Norme e sentenze

Bocciata la legge della Liguria sui 30 anni ai balneari

La Consulta ha dichiarato l'incostituzionalità del provvedimento regionale che estendeva le concessioni fino al 2047, ribadendo l'esclusiva competenza statale in materia. Resta valida la proroga nazionale dei titoli decisa nel frattempo dal governo Conte.

La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della legge ligure che estendeva le concessioni balneari fino a trent’anni. Con la sentenza n. 1/2019 depositata ieri, i giudici della Consulta hanno ribadito l’esclusiva competenza statale in materia di demanio marittimo, bocciando pertanto l’impianto normativo della Regione Liguria.

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Il provvedimento ligure in questione, il n. 26/2017 intitolato “Disciplina delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico ricreative“, era stato approvato a novembre 2017: l’intento della giunta retta dal governatore Giovanni Toti era quello di tutelare gli attuali stabilimenti balneari, all’epoca senza una legge che desse garanzie dopo la scadenza del 31 dicembre 2020. Il precedente governo Gentiloni aveva impugnato immediatamente la normativa ligure, rivendicando la competenza statale in materia, e ieri è arrivata la decisione della Corte costituzionale, in linea con altre pronunce precedenti su altre analoghe leggi regionali (Emilia-Romagna, Veneto, Abruzzo, Toscana).

Già il mese scorso i giudici della Consulta avevano dichiarato l’illegittimità dell’altro provvedimento sui balneari approvato parallelamente dalla Liguria, il n. 25 su “Qualificazione e tutela dell’impresa balneare” (vedi notizia). Nel frattempo, tuttavia, il nuovo governo Conte ha approvato proprio nei giorni scorsi un’estensione a livello nazionale delle concessioni demaniali marittime, prolungandole fino al 31 dicembre 2033 (vedi notizia): tale proroga resta dunque valida anche per i balneari liguri, pur in assenza della norma regionale appena dichiarata incostituzionale.

Nello specifico, la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’articolo 2 comma 2 e dell’articolo 4 comma 1 della legge n. 26/2017 della Regione Liguria, motivando così la sua decisione:

La fissazione, ivi disposta, di una durata minima (20 anni) e massima (30 anni) delle “nuove” concessione demaniali viene a disciplinare, infatti, un oggetto – la durata, appunto, dell’affidamento in concessione – che è riservato alla competenza dello Stato in materia di tutela della concorrenza. E su tale materia incide, per di più, in modo particolarmente accentuato, in ragione della eccessiva estensione della durata delle concessioni in atto, poiché, anche alla luce del diritto europeo, «durate eccessive stimolano gestioni inefficienti» (sentenza n. 176 del 2018).

Così l’assessore regionale al demanio Marco Scajola, tra i principali promotori della legge regionale, commenta all’Ansa l’esito della sentenza: «Sono dispiaciuto ma non sorpreso: purtroppo ci aspettavamo questo esito, ma noi andiamo avanti sulla nostra strada che riteniamo quella giusta per dare un futuro alle nostre imprese balneari, colpite oltretutto anche dalle mareggiate. A fine mese sarò a Roma dove incontrerò i colleghi al demanio marittimo delle altre regioni per analizzare la legge finanziaria del governo, in particolare negli aspetti riguardanti il settore. Ho sicuramente apprezzato la proroga dei 15 anni, ma tutto questo non basta. Bisogna andare oltre e lavorare per l’uscita dalla direttiva Bolkestein».

Il testo integrale della sentenza (pdf, otto pagine) è scaricablile cliccando qui.

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