Le imprese del sistema mare sono aumentate negli anni della pandemia: tra il 2019 e il 2021, la base imprenditoriale della blue economy si è espansa del 2,8% con un saldo di +6.106 imprese, in controtendenza rispetto alla contrazione del totale dell’economia (-0,4%). Sono i dati del decimo “Rapporto sull’economia del mare”, realizzato da Unioncamere e dal Centro studi Tagliacarne per la Camera di commercio di Frosinone Latina, presentato al primo summit “Blue Forum Italia Network” tenutosi a Gaeta.
Il primo settore per incremento nella blue economy è quello delle attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale (+11,2% con un saldo di +959 imprese). Le attività aumentano anche nei settori dei servizi di alloggio e ristorazione (+5,1% con +5.134 imprese), della movimentazione di merci e passeggeri via mare (+2,4% con +286 aziende) e delle attività sportive e ricreative. Risulano in calo invece la filiera ittica, quella cantieristica e l’industria delle estrazioni marine.
Nel 2020 della pandemia il valore aggiunto dell’economia blu era pari a 51,2 miliardi di euro, in calo del 13,6% rispetto all’anno precedente, e contava 921 mila occupati. «Il mare nella sua complessità significa un importante apporto al prodotto interno lordo di questo paese in maniera diretta e soprattutto indiretta e anche un apporto sull’occupazione, soprattutto al sud», ha osservato il presidente di Unioncamere Andrea Prete.
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