di Alex Giuzio
Si è dimesso ieri pomeriggio il sottosegretario ai beni culturali e al turismo Francesca Barracciu, uno dei principali interlocutori per la trattativa sulla riforma delle concessioni balneari.
Già indagata nell’ambito dell’inchiesta sul presunto uso illecito dei fondi dei gruppi del consiglio regionale della Sardegna, la Barracciu si è dimessa dopo che il gup di Cagliari Lucia Perra l’ha rinviata a giudizio ieri pomeriggio, con l’accusa di peculato aggravato. Il processo inizierà il 2 febbraio 2016, ma il sottosegretario ha deciso di lasciare subito il governo. «Ritengo doveroso dimettermi – queste le sue prime parole dopo le dimissioni – e avere tutta la libertà e l’autonomia necessarie in questa battaglia dalla quale sono certa uscirò a testa alta».
Alla Barracciu sono state contestate spese per 81 mila euro giustificate come rimborsi spesa chilometrici per i viaggi lungo la Sardegna effettuati con la sua auto quando faceva parte del consiglio regionale.
Francesca Barracciu, come detto, era uno dei principali interlocutori delle associazioni balneari, che da quando si è insediato il governo Renzi stanno discutendo i contenuti dell’imminente riforma del demanio marittimo. Solo due settimane fa la Barracciu ha partecipato a un incontro-dibattito organizzato al Sun di Rimini proprio su questo tema (vedi notizia), ribadendo l’intento del governo di attendere fino a marzo 2016 prima di varare la riforma. Una posizione che è stata duramente contestata dagli imprenditori balneari, che invece chiedono all’unanimità una legge subito.
Con le dimissioni del sottosegretario al turismo, la trattativa sulla riforma delle concessioni balneari si prospetta ancora più in salita. A renderla difficile era già la mancanza del ministro agli affari regionali, dopo le dimissioni di Maria Carmela Lanzetta lo scorso febbraio che non è ancora stata sostituita da Renzi – e che ha un’importante competenza sul demanio marittimo. Ora però, con l’addio anche della Barracciu, per le associazioni balneari da una parte significa non doversi più confrontare con una figura spesso in contrasto con la categoria, ma dall’altra parte c’è il pericolo di dover ricominciare ancora una volta tutto da capo, dopo averlo già fatto più volte tra i governi Berlusconi, Monti e Letta. L’urgenza di varare una legge subito non è più rimandabile, ma ora che devono essere nominate due importanti figure istituzionali, il governo potrebbe davvero riuscire ad attendere la primavera senza più trattare con le associazioni balneari.
© Riproduzione Riservata