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Balneari, Ue: ‘Attendiamo sentenza prima di valutare riforma’

Il commissario Bieńkowska risponde all'interrogazione di Bizzotto, che aveva chiesto un parere sul periodo transitorio di 30 anni.

Anche la Commissione Ue intende attendere la sentenza della Corte di giustizia europea sulla proroga al 2020 delle concessioni balneari italiane, prima di valutare la riforma a cui sta lavorando il nostro governo. Lo ha affermato il commissario al mercato interno Elżbieta Bieńkowska (nella foto), rispondendo all’interrogazione presentata il 10 marzo dall’europarlamentare Mara Bizzotto.

La Bizzotto intendeva sapere se la Commissione europea accetterebbe un eventuale periodo transitorio di 30 anni e la determinazione di alcuni "paletti" in favore degli attuali concessionari quando si andrà alle successive evidenze pubbliche (clicca qui per leggere l’interrogazione di Bizzotto).

La risposta della Bieńkowska, arrivata il 3 giugno (fonte), è molto secca: 

Poiché è ancora pendente un procedimento giudiziario innanzi alla Corte di giustizia europea, qualsiasi valutazione da parte della Commissione della questione sollevata è subordinata alla sentenza della Corte.

La Commissione rinvia l’Onorevole deputata alle risposte alle interrogazioni E-003272/2015 ed E-002541/2013.

Le due precedenti risposte a cui rimanda il commissario, comunque, confermano alcuni importanti orientamenti della Commissione europea – come sottolineato oggi da "Comitato Balneari Liguria":

  1. La Ley de costas, che ha assegnato 30 anni di concessione agli imprenditori balneari spagnoli, è ritenuta compatibile con la direttiva Bolkestein.
  2. La premialità nei confronti dei concessionari uscenti, secondo la Commissione, spetta ai singoli Stati membri, che devono stabilire la procedura per il rilascio delle autorizzazioni e che possono tenere conto di situazioni particolari come è appunto quella italiana.

Con la sua brevissima risposta, il commissario Bieńkowska conferma insomma quanto già sapevamo: è del governo italiano la responsabilità di legiferare sulle concessioni balneari, e i margini per agire nel rispetto con le disposizioni europee sono molto ampi, senza dover distruggere l’attuale comparto con la falsa scusa del "ce lo dice l’Europa".

 

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