Attualità

Balneari, Marini: ‘Azione sindacale ancora poco vigorosa’

L'ex presidente Afib lamenta la debole reazione dei rappresentanti degli imprenditori balneari per risolvere le annose problematiche.

di Luca Marini

Pur non essendo perfettamente sovrapponibile alla materia e al tecnicismo di tale “ulteriore” avvicendamento negativo che insiste sulla categoria balneare del nostro paese, mi sembra che la doverosa premura che ci comunica la presidenza di Assobalneari-Confindustria (che si oppone a iniziative giuridiche in Corte Ue, vedi notizia, NdR) non sia affatto trascurabile e da tenere anzi ben davanti a noi.

Mi sembra di comprendere, sperando di non mal interpretare il pensiero di tale organo sindacale, che il detto “la moglie ubriaca e la botte piena” sia d’uopo. Difatti nel corso degli ultimi anni molte volte e quasi sempre ci si è trovati di fronte a “epiteti” propagandistici che sembrerebbero trovare nella politica, nel governo e nelle amministrazioni in generale ampia possibilità di tutela dell’Impresa Mare italiana, salvo che poi tradire le stesse istanze lasciando che “soggetti” autorevoli (nazionali ed esteri, e qui si debbono risottolineare alcuni discutibili modelli nazionali e davvero troppo poco nazionalistici, mentre tale lavoro me lo aspetterei più dal governo europeo) facciano tutt’altro mentre la politica si gira dall’altra parte.

Insomma, tanto per andare al sodo, una vera linea omogenea fatta sostanzialmente di ruoli politici nazionali ha per ora fallito sia nel saldarsi in un fronte unico a tutela di tutto il preminente indotto turistico balneare del nostro paese, sia a presentare una forma concreta di antagonismo sovrano agli interessi sovrannazionali europei (mentre diversi governi specifici hanno già portato all’incasso i propri interessi diretti) e sia redigere una legge quadro che sistematizzi la materia e colmi anche il temporaneo vuoto legislativo, tra l’altro richiesta fatta proprio dall’UE.

Ora nel merito mi sembra che far procedere questo iter giuridico e fare “affermazioni” (recenti) che si andrà a porre rimedio al più presto al Parlamento europeo recuperando anche i trascorsi da “rottamare”, mi suona come fare la “festa all’impiccato” e da questo punto di vista mi risulta difficile non dare ragione alla puntuale precisazione del sindacato in questione. Non che sia personalmente scevro da critiche serie ma sempre costruttive nei confronti delle rappresentanze, e se proprio dovessi fare delle precisazioni di massima, una di queste è proprio quella di avere abbandonato l’idea di costruire un quadro di riferimento soggettuale e di categoria oltre che di rivendicazioni e tutela pressoché unitario, in sede europea e certamente a tutela ampia e giuridica contro le direttive vessatorie e di non chiaro stampo ideologico e amministrativo emanate dal governo centrale.

L’idea di una proto internazionale balneare mi sembrava nelle sue linee essenziali oltremodo necessaria e la vicenda testimonia che l’Italia sta pagando il dazio di un ulteriore livello di isolamento, portando all’incasso almeno per ora il ritardo più cospicuo sull’argomento e dentro il più grande indotto turistico balneare che a tutt’oggi esiste sul palcoscenico mediterraneo, europeo e mondiale, sdoganando fisiologici dubbi sui processi di globalizzazione e i loro risvolti negativi sui paesi a forte caratterizzazione intrinseca ed endemica.

D’altro canto anche le deboli reazioni di fronte ai “supercanoni” e alla negativa e storica svolta con l’abolizione del diritto d’insistenza ai danni della categoria, mi lasciano perplesso di fronte a una mancanza complessiva di vigore nell’azione sindacale. Sia chiaro che da questo punto di vista siamo in rotta con l’arretramento della linea delle rivendicazioni sindacali nel nostro paese tanto quanto l’arretramento della linea di battigia e della certezza del diritto, sia dell’insistenza e che di esercizio d’impresa e quindi della gestione del bene complesso, dal quale ne discendono poi servizi complementari e anche gratuiti (rete nazionale assistenti bagnanti). E in effetti la parte del Paese che soffre, che è in bilico e non ha più certezza del futuro si è schierata su “avances” più ardite e antagoniste da parte di chi stà interpretando più a fondo il delicatissimo momento politico italiano. E certamente l’aspetto dell’internazionalizzazione e/o europeizzazione nella rivendicazione del fondamentali diritti (o anche doveri, sia chiaro) sanciti dall’art. 3 dello Statuto del Consiglio d’Europa e nel Preambolo della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (Roma 4 novembre 1950) in fronte al governo europeo e nazionale è il tema critico che i sindacati hanno sul tavolo del paese.

Insomma, l’Italia negli ultimi decenni ha avuto un profondo arretramento in termini di autorevolezza e sovranità sia in politica internazionale che interna, che ha minato le sue naturali vocazioni e peculiarità e che ora rischia di diventare una “ritirata e sconfitta” delle sue specificità di fronte al nuovo e invasivo ordine globalizzato e monopolista che indubbiamente preme per insediarsi nei governi centrali e da lì far perdere memoria, identità e valori nelle società complesse che poi vengono sospinte alla complicazione e infine alla competizione conflittuale e quindi allo scompaginamento dell’economie interne.

Chiaramente un Paese come l’Italia ha tanto più da perdere e perciò dovrebbe essere più sovrana la considerazione di se stessa e più antagonista e audace la voce e l’azione sia di governo che delle sigle sindacali e più che mai unirsi a livello globale e di categoria con associazioni trasversali in seno all’Ue, piuttosto che lasciare ai singoli Stati membri la lotta… dove i più deboli e isolati rischiano di soccombere.

Mi sembrava corretta la strada di costruire organismi comunitari in guisa della tutela della nostra categoria e uniformare la lotta. Come rispondere alla domanda, altrimenti, che gli altri paesi interessati siano arrivati alla meta e noi no? Di chi è la responsabilità? O incapacità o complicità o “diretto interesse” indicava come capi d’imputazione il governatore della Regione Toscana solo pochi giorni fa in funzione dell’alluvione di Carrara. Come biasimare i cittadini che si sono insediati al Comune? La rappresentanza in democrazia non è lettera morta o carta bianca, ma profonda collettivizzazione e coscienza sociale sia dei diritti che dei doveri, dove tutti concorrono consapevoli alla determinazione della libertà e della dignità umana. Il diritto al lavoro ne è parte fondamentale e prioritaria, così come sancito anche e ancora nella nostra Costituzione. Facciamola rispettare allora, costi quel che costi, ripagando ogni giorno ed in minima parte il sacrificio di chi ha pagato con tutto ciò che aveva e in tutto ciò poteva credere.

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