«Il periodo transitorio prima delle evidenze pubbliche delle concessioni balneari dovrebbe essere una scadenza “entro” la quale i Comuni e le Regioni devono attrezzarsi e avviare le procedure, lasciando la discrezionalità di anticiparle a quelle amministrazioni che sono già pronte per abbreviare i tempi». Lo ha chiesto il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, in qualità di delegato Anci al demanio marittimo e turismo, intervenendo stamane all’audizione presso la Camera dei deputati in merito alla riforma delle concessioni balneari a cui sta lavorando il governo. Gnassi ha anche invitato a inserire questo disegno di legge «nell’ambito di una riflessione più allargata sulla valorizzazione dell’intero comparto turistico italiano, non limitandosi a discutere solo degli aspetti normativi, ma collocando la riforma nel fortissimo scenario competitivo che dobbiamo affrontare come “sistema Italia”».
Il dibattito sul disegno di legge-delega del governo, che intende istituire le evidenze pubbliche delle concessioni balneari dopo un periodo transitorio ancora da definire e riconoscendo il valore commerciale delle imprese, è entrato nel vivo ieri con l’audizione delle Regioni (>> leggi il resoconto completo) a cui è seguita la convocazione di oggi dell’Anci. In base alle ultime informazioni in nostro possesso, le associazioni nazionali degli imprenditori balneari saranno audite martedì 2 maggio e l’Agenzia del demanio mercoledì 3 maggio. Il governo ha infatti fretta di chiudere il provvedimento entro quest’anno, vista la vicina scadenza della legislatura.
Gnassi ha consegnato alle commissioni VI “Finanze” e X “Attività produttive, turismo e commercio”, che stanno al momento seguendo la riforma, un lungo documento a nome dell’Anci contenente tutte le osservazioni tecniche sul ddl (clicca qui per scaricare il documento). Queste le richieste principali estratte dal testo e riassunte dal sindaco Gnassi:
- Stabilire limiti minimi e massimi di durata delle concessioni, con un periodo massimo di 30 anni.
- Esclusione del canone quale elemento di comparazione nelle future evidenze pubbliche.
- Ridefinire i concetti di facile e difficile rimozione dei beni realizzati dai concessionari.
- Prevedere il valore commerciale dell’azienda, derivante dagli investimenti effettuati.
- Riconoscimento della capacità tecnica dimostrata e della professionalità acquisita, anche all’estero, nel settore balneare quale elemento di premialità.
- Riconoscimento, quali elementi di comparazione, di forme di aggregazione fra imprese per lo svolgimento di attività eo servizi di interesse pubblico o di pubblica utilità.
- Rriconoscimento di un indennizzo, a carico del concessionario subentrante e a favore di quello uscente, garantito da idonea fidejussione e pari al valore commerciale dell’azienda.
- Individuazione di un numero massimo di concessioni di cui un soggetto economico, direttamente o indirettamente, possa essere titolare in una stessa località o Regione
- Puntuale definizione delle cause di decadenza e revoca delle concessioni.
- Facoltà di rinegoziazione del titolo concessorio, con esclusione di procedure concorrenziali, per l’esecuzione di investimenti da effettuarsi anche in forma associata, sia nell’ambito della concessione ottenuta sia all’esterno su aree pubbliche.
- Facoltà per gli enti locali di riconoscimento di forme di premialità per soggetti e imprese che intendano investire in progetti di riqualificazione dell’area in concessione e dello stabilimento balneare, progetti coerenti e complementari con le previsioni degli strumenti urbanistici e di programmazione territoriale e di pianificazione strategica;
- Facoltà per gli enti locali di riconoscimento di forme di premialità per progetti che prevedono aggregazioni e accorpamenti di più stabilimenti balneari e aree in concessione.
- Durata del periodo transitorio. Andrebbe previsto un termine adeguato a tutela del legittimo affidamento degli operatori che hanno effettuato investimenti confidando nell’assetto giuridico preesistente; tuttavia, anche su questo punto i Comuni dovrebbero avere, oltre alla possibilità di un congruo termine per procedere alle evidenze pubbliche, anche la possibilità di autodeterminarsi circa i tempi per avviare tali procedure in relazione alle loro specificità e ai progetti di riqualificazione dell’arenile e delle aree frontistanti, specie se tali progetti sono sostenuti dalle imprese balneari.
«A noi non interessa che le grandi multinazionali partecipino alle evidenze pubbliche e spazzino via il sistema esistente, perché la nostra forza è l’identità e non dobbiamo diventare un paese di villaggi turistici di plastica», ha detto Gnassi motivando il documento e riconoscendo al governo di avere già inserito nel disegno di legge dei «principi condivisibili» e di avere «avviato una relazione importante con Regioni, Comuni e associazioni balneari che, grazie al percorso avviato dal ministro Enrico Costa, ha ottenuto dei risultati importanti». Il sindaco ha inoltre chiesto con forza di «cominciare a considerare l’arenile non come un mondo a sé stante, bensì come parte integrante dell’intero territorio, e questo è importante soprattutto per le imprese balneari, poiché i progetti di riqualificazione, se integrati con la pianificazione territoriale, aumentano la forza del territorio e l’attrattività sui turisti». Infine, sui canoni Gnassi ha ricordato che «occorre una disciplina che revisioni tutta la tematica ed elimini le incredibili sperequazioni e gli aumenti surreali avvenuti sulle pertinenze».
Ma il peso maggiore dell’intervento di Gnassi si è concentrato sul contesto in cui inserire la riforma. Il delegato Anci ha infatti sottolineato che «questo disegno di legge riguarda uno dei settori decisivi per l’economia italiana che purtroppo tale non è ritenuto, cioè il turismo, da tempo considerato come il nostro petrolio, ma senza che il nostro paese si sia mai attrezzato per costruire i pozzi ed estrarlo. Solo negli ultimi due anni c’è stata un’evoluzione positiva con il Piano strategico del turismo 2017-2020 elaborato dal governo e la crescita di una maggiore consapevolezza sull’importanza di questo settore, che ha bisogno di un’industria e di una strategia, anziché essere abbandonato al fai da te e alle politiche frammentate tra Regioni e Comuni. Ciò significa istituire interventi normativi ad hoc, individuare risorse e strumenti in ricerca e sviluppo, favorire l’aggregazione di imprese e la promocommercializzazione. Ma in Italia tutto questo è abbastanza carente».
«Siamo la meta turistica più ambita dai viaggiatori internazionali – ha proseguito Gnassi – e dobbiamo convertire il nostro potenziale in possibilità concrete che facciano arrivare i turisti in Italia. Dovrebbe essere naturale in un paese situato nel cuore del Mediterraneo, circondato da 8000 km di costa. Invece la categoria dei balneari è lasciata a difendere ciò che ha e a “passare la stagione” senza prospettive di certezza, sviluppo e investimenti, mentre ci si concentra a discutere su anni di proroga e uscita dalla Bolkestein, ma senza collocare questa riflessione all’interno di un fortissimo scenario competitivo. Occorre insomma una politica industriale sul turismo che ci consenta di competere come macrosistema, concentrandosi sulle tre esse di “sun, sand, sea”, e le località balneari devono ovviamente essere parte di questo. L’importanza del turismo balneare deve essere l’asse per riposizionare il nostro mare, incrociando il tema delle concessioni demaniali con i progetti di risanamento ambientale che rimedi al dissesto idrogeologico. La riforma deve insomma servire ad aumentare la nostra quota turistica mondiale e a incrementare l’impatto economico di questo comparto, altrimenti non ha senso stare qui a ragionare su una legge che va dietro alle istanze dell’uno o dell’altro soggetto. E non possiamo pensare di cavarcela “all’italiana”, continuando a trascinare il settore nell’incertezza. Una riforma è necessaria, indipendentemente dalla Bolkestein».
L’audizione di Gnassi è stata trasmessa in diretta web tv sul sito della Camera dei deputati, dura 36 minuti ed è possibile rivederla cliccando sul video qui di seguito oppure cliccando qui.
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