Opinioni

Balneari ed elezioni europee, un voto decisivo

Il futuro del settore dipende dal voto del 26 maggio. Ecco perché.

Le elezioni europee del 26 maggio sono un appuntamento fondamentale per gli imprenditori balneari italiani. Da esse dipende infatti il futuro della categoria, ancora in bilico su un’incertezza normativa che – al di là dell’estensione di 15 anni istituita dal governo italiano – continua a essere motivo di seria preoccupazione. Per questo occore meditare con attenzione in vista della chiamata alle urne, a cui mancano appena dieci giorni.

Il motivo è presto detto: la prossima maggioranza parlamentare a Bruxelles dovrà valutare i contenuti della riforma italiana sulle concessioni balneari. L’esecutivo capitanato dal premier Conte si è preso l’impegno – purtroppo disatteso – di approvare entro lo scorso 30 aprile un decreto del presidente del consiglio che doveva dare inizio a un riordino organico della gestione del demanio marittimo. Ma visto il ritardo, è ormai chiaro che tale provvedimento sarà reso noto solo dopo il voto europeo, in modo da poter proseguire l’ennesima campagna elettorale sulla pelle dei balneari.

Dopo questo appuntamento, però, non ci saranno più scuse: il governo – a partire dal ministro al turismo Gian Marco Centinaio che se n’è fatto carico in prima persona – dovrà approvare una riforma che metta fine al caos normativo vigente sulle concessioni balneari, risolvendo aspetti come i canoni squilibrati, il diritto di proprietà aziendale, l’eccessiva pressione fiscale e l’erosione costiera sempre più grave. E questa riforma dovrà per forza essere oggetto di un negoziato con la nuova Commissione europea, al fine di verificarne la compatibilità con le norme comunitarie oppure la possibilità di eventuali deroghe.

Tutto insomma dipende dalla maggioranza europea che emergerà dopo il voto del 26 maggio. Una volta che le due forze italiane di governo si saranno accordate sui contenuti della riforma delle spiagge (e già questo non è affatto facile: il Movimento 5 Stelle vuole le gare tra 15 anni, la Lega invece punta a evitarle), dovranno sottoporre il testo del decreto a Bruxelles, in modo da ottenere il via libera. Una questione che non è tanto tecnica, quanto politica: direttive come la Bolkestein – che contiene ampi margini per la tutela degli attuali imprenditori balneari – sono infatti un terreno di scontro tra le forze che la vogliono applicare alla lettera e quelle che invece la giudicano una legge fallimentare e dunque da revisionare o addirittura cancellare. Occorre dunque vedere quale delle due ideologie prevarrà dopo il 26 maggio.

Le "fake news" sulla presunta procedura di infrazione (in realtà del tutto inesistente, vedi articolo) sono state solo un campanello d’allarme, poiché l’attuale Commissione è in scadenza e non se ne sta affatto occupando. Ma i prossimi euroburocrati saranno decisivi per capire se il piano del governo potrà passare o meno. Qualunque esso sarà.

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