Le relazioni tra la metà pentastellata del governo Conte e le associazioni degli imprenditori balneari sono partite col piede sbagliato, anzi con una vera e propria controversia: non si può definire altrimenti l’esito dell’incontro – inizialmente tenuto segreto – tra il ministero delle infrastrutture capeggiato da Danilo Toninelli (M5S) e il Sib-Confcommercio, con il sindacato che si è letteralmente infuriato per l’intenzione, manifestata dal ministro, di emanare una norma per obbligare i titolari degli stabilimenti balneari a piantare un cartello davanti all’area in concessione che riporti la dicitura “Sono garantiti il libero e gratuito accesso e transito al mare”.
A riferire il fatto è Antonio Capacchione, presidente del Sib-Confcommercio: «Siamo stati convocati con estrema urgenza dall’ufficio legislativo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e nel corso della riunione i rappresentanti del dicastero ci hanno comunicato che il ministro Danilo Toninelli intende emanare una norma, addirittura con un decreto legge, finalizzata a suo dire a “rafforzare” la garanzia di libero, gratuito accesso e transito al mare. In che modo? Obbligando le 30.000 imprese balneari a posizionare un cartello davanti all’area in concessione che riporti la dicitura “Sono garantiti il libero e gratuito accesso e transito al mare”».
Ma la risposta negativa del Sib è stata immediata. Spiega infatti Capacchione: «Abbiamo sottolineato la necessità di evitare che si creino sbagliate aspettative stante il divieto di stazionamento sia sulla battigia, perché questa è destinata esclusivamente al transito e al soccorso, sia sull’area in concessione, perché in godimento del concessionario e dei suoi clienti. Così come abbiamo evidenziato il grave errore della mancata convocazione e consultazione dei rappresentanti delle Regioni, le quali esercitano da ormai vent’anni le funzioni in materia di demanio marittimo e che hanno disciplinato, unitamente ai Comuni, la questione della fruibilità della costa e del mare tramite linee di indirizzo, leggi regionali e ordinanze in applicazione sia del Codice della navigazione che di quanto ribadito con la Finanziaria del 2007».
«Da tempo – prosegue Capacchione – gli imprenditori balneari sostengono che un potenziamento e un miglioramento della fruizione della costa e delle spiagge libere, al quale anche loro sono interessati, può avvenire innanzitutto assegnando il canone demaniale proprio ai Comuni e alle Regioni, con un vincolo di destinazione per la tutela e la valorizzazione della costa e delle spiagge libere. Ma a nostro avviso si tratta di una questione delicata che non si può affrontare in modo frettoloso: ecco perché abbiamo suggerito alla delegazione ministeriale che, per evitare conflitti istituzionali e confuse sovrapposizioni di disposizioni, è necessario coinvolgere tutti i soggetti istituzionali e sociali interessati e, comunque, non a stagione estiva già abbondantemente iniziata».
«Risulta assai marginale per gli imprenditori balneari italiani un ulteriore obbligo, come il posizionamento di un semplice cartello, quando gli stessi stanno rischiando di perdere, per la colpevole inerzia delle istituzioni italiane, la propria azienda e soprattutto migliaia di posti di lavoro», tuona Capacchione. «Certamente stupisce che, in materia di demanio marittimo, la questione che al momento stia più a cuore del Ministero alle infrastrutture e dei trasporti non sia una ormai non più differibile riforma organica del Codice della navigazione redatto nel lontano 1942 (si pensi, per esempio, alla disciplina della facile e difficile rimozione o a quella del mantenimento delle strutture per favorire la destagionalizzazione), quanto piuttosto l’apposizione di questo ulteriore obbligo a carico delle aziende balneari. E questo dopo le ripetute e insistenti dichiarazioni di autorevoli esponenti del governo, ivi compreso il presidente del consiglio Giuseppe Conte, sulla estrema urgenza di difenderle anche mediante il superamento degli effetti pregiudizievoli sugli interessi nazionale per la direttiva Bolkestein, tema del resto contenuto nello stesso contratto di governo».
«Auspichiamo quindi che il ministro Toninelli e il governo condividano queste nostre valutazioni e osservazioni – conclude Capacchione – e mettano mano, al più presto e come promesso, alla soluzione dei problemi derivanti dall’applicazione della Bolkestein».
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