Norme e sentenze Puglia

Apertura annuale spiagge, il Consiglio di Stato si oppone

Una recente sentenza dà ragione alle Soprintendenze che obbligano allo smontaggio invernale delle strutture.

È caos in Puglia sul mantenimento annuale delle strutture balneari. A pochi giorni dalla sentenza che sancisce il diritto per gli stabilimenti a restare aperti tutto l’anno (vedi notizia), lo stesso Consiglio di Stato si è opposto alla legge regionale della Puglia accogliendo il ricorso del Ministero dei beni culturali e del turismo.

Seppure stiano generando molta confusione tra gli operatori, le due pronunce non sono in contrasto tra loro: se la sentenza 632/2018 dello scorso 30 gennaio sottolineava che la prescrizione che impone lo smontaggio invernale delle strutture non può essere imposta acriticamente, poiché richiede una precisa e puntuale motivazione che tenga adeguato conto dello stato dei luoghi; la sentenza 899/2018 del 13 febbraio dà pieni poteri alle Soprintendenze di imporre lo smontaggio a fine stagione.

Secondo l’ultima sentenza, infatti, anche se la legge regionale pugliese consente di mantenere i lidi aperti tutto l’anno, «l’autorizzazione paesaggistica può comunque imporre che strutture precarie collocate in uno stabilimento balneare – scrivono i giudici – siano rimosse al termine della stagione estiva».

I giudici amministrativi hanno così ripristinato il “no” che il Comune di Gallipoli aveva imposto nel 2011 ai titolari dello stabilmento Helios di Baia Verde sulla base del mancato rilascio dell’autorizzazione paesaggistica al mantenimento delle strutture tutto l’anno. Il Tar di Lecce era invece stato di diverso avviso, ritenendo che la Soprintendenza avesse violato un articolo della legge regionale 17/2006, quella che consentiva il mantenimento di tutte le strutture anche in deroga al parere paesaggistico e che fu poi cancellata dalla Corte costituzionale.

Dopo l’intervento della Consulta, la Regione aveva cambiato strada, stabilendo che la rimozione doveva avvenire alla scadenza della concessione demaniale del lido, e comunque sempre dopo avere ottenuto l’autorizzazione paesaggistica. Ed è proprio questo il punto su cui si sono opposti i giudici. «L’attuale formulazione della normativa – scrive il Consiglio di Stato – consente che venga rilasciata una concessione che non impone, al termine della stagione estiva, la rimozione delle strutture funzionali all’attività. Tuttavia, l’ottenimento del titolo abilitativo, per evitare la riproduzione di una norma già dichiarata incostituzionale, deve intendersi come espressamente condizionata all’ottenimento del nulla osta delle autorità preposte alla tutela dell’ambiente e del paesaggio».

Insomma, le strutture balneari possono rimanere montate anche oltre la stagione balneare, ma solo se la Soprintendenza dice sì (e dovendo motivare adeguatamente la scelta, almeno secondo la sentenza precedente in materia). E come la mettiamo con l’apertura annuale tanto agognata dagli operatori salentini, che darebbe una svolta alle presenze turistiche in una zona che vive di bel tempo tutto l’anno? Su questo punto i giudici hanno richiamato una precedente sentenza del 2012: «I contesti, estivo e invernale, in cui gli stabilimenti si inseriscono sono diversi», il che implica che differente può essere l’impatto che un manufatto può avere a seconda del periodo che viene in rilievo». Ciò sgnifica che in pieno inverno, quando non serve fare il bagno, una parte delle strutture non è necessaria e deve essere comunque smontata.

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