Ambiente Toscana

Acido in mare: rischio divieto di balneazione in Versilia

La Regione blocca i fondi per il versamento del disinfettante necessario a garantire la pulizia delle acque dai batteri fognari.

È guerra in Toscana tra la Regione e i Comuni della Versilia sull’utilizzo dell’acido paracetico, il disinfettante chimico utilizzato da alcuni anni in via sperimentale per azzerare le sostanze inquinanti che riversate dai fiumi in mare. Il rischio è il divieto di balneazione in tutta la Versilia, e sarebbe un danno non da poco per uno dei distretti turistici balneari più importanti d’Italia.

Ma andiamo con ordine: nel 2014 i Comuni della Versilia, con Camaiore capofila, hanno avviato una sperimentazione che prevede l’utilizzo dell’acido paracetico, una sostenza chimica disciolta in mare per eliminare i batteri di Escherichia coli che proliferano a causa degli scarichi fognari di liquame in mare. Com’è noto, infatti, in caso di valori troppo alti di E.coli rilevati dalle autorità sanitarie che monitorano le acque ogni giorno, le amministrazioni comunali sarebbero costrette a imporre il divieto di balneazione; e per eliminare il problema alla fonte, qualche anno fa il sindaco è stata avviata la sperimentazione con l’acido insieme all’Università di Pisa.

Ma qualche giorno fa è arrivata la brutta notizia: la Regione Toscana ha infatti bloccato uno stanziamento di cinque milioni di euro necessario tra l’altro per l’utilizzo dell’acido paracetico. E a pochi giorni dalla Pasqua che decreta l’inizio della stagione estiva, il rischio è che, se non si troverà un accordo, il divieto di balneazione sarà imposto lungo tutta la costa versiliese. Con gravi ripercussioni sull’economia locale.

Il sindaco di Camaiore Alessandro Del Dotto è furioso: «La Regione ci ha bloccato i crediti e anche le somme per il peracetico», ha tuonato sul quotidiano La Nazione. «È un atto illegittimo, che mette a rischio la balneazione dell’imminente stagione turistica». Più precisamente, la Regione Toscana deve riavere dai Comuni della Versilia ben cinque milioni di euro anticipati anni fa, e pertanto ha deliberato la messa in mora degli enti locali, congelando tutti i saldi delle somme dovute. Tra questi figurano appunto le somme già spese da Camaiore lo scorso anno per l’acido peracetico e i fondi necessari per la prossima stagione.

Spiega ancora Del Dotto alla Nazione: «Tra i pagamenti bloccati dalla Regione ai Comuni ci sono i fondi della sperimentazione del peracetico. Camaiore deve ancora avere i 700 mila euro anticipati l’anno scorso e devono essere erogati 186 mila euro aggiuntivi che serviranno all’Università per la gestione dei nasi elettronici, indispensabili per l’utilizzo del peracetico direttamente nell’alveo dei fossi. Inoltre la Regione ha messo a bilancio i 700 mila euro per la sperimentazione 2018, ma anche quelli rimangono ancora da erogare». Il problema della balneazione è dunque gravissimo: «Da dicembre chiedo che si riunisca il comitato di sorveglianza della balneazione, e la Regione non lo convoca», lamenta Del Dotto, che in ogni caso assicura: «Malgrado il blocco dei pagamenti, la sperimentazione andrà avanti con i soldi di Camaiore, che anticiperà le somme per continuare il protocollo». Anche perché il rischio è troppo elevato: vietare di fare il bagno in Versilia sarebbe un danno non solo economico, ma anche d’immagine che avrebbe ripercussioni per svariati anni.

Sulla vicenda interviene anche il Movimento 5 Stelle, che al contrario invita a fermare la sperimentazione, paventando il rischio che l’acido paracetico rappresenterebbe per la salute di chi si tuffa: secondo i pentastellati, infatti, la normativa ambientale non prevede questa pratica, e per principio di precauzione sarebbe meglio non versare una sostanza che potrebbe anche essere cancerogena, spendendo al contrario le stesse somme per interventi strutturali su depuratori e fogne.

«I risultati sull’efficacia di disinfezione sono poco confortanti – evidenzia una nota del M5S Versilia – così come confermato nei pareri formulati da Arpat, nonostante l’alto costo del progetto (i cui fondi potevano essere mirati solo a interventi strutturali su depuratori e fogne, utili a risolvere una volta per tutte il problema dell’inquinamento) e i dubbi per quanto riguarda il rischio ambientale e la salvaguardia della salute pubblica. Si tratta infatti di un progetto sperimentale, che non garantisce di star tranquilli per quanto riguarda la salute dei cittadini e dell’ambiente. L’acido peracetico nell’uso che se ne sta facendo in Versilia per la disinfezione delle acque superficiali non è infatti contemplato dalla normativa ambientale, e addirittura viene considerato potenzialmente co-cancerogeno, come riportato nelle schede didattiche dell’Università di Ferrara. Che ne è del principio di precauzione su cui si basa la normativa europea, e quindi italiana, grazie al quale non si utilizza una sostanza fino a che non vine dimostrata la sua sicurezza? Nonostante i modesti risultati raggiunti e le perplessità di Arpat, si va avanti in un gioco forza che vede da una parte il Comune di Camaiore in prima linea a spingere già da ora per proseguire oltre la naturale scadenza prevista nel 2019, mentre una delle prescrizioni di Arpat era che venissero definiti i tempi della sperimentazione (era stata indicata la durata di due anni) oltre i quali, anche con risultati positivi, non si utilizzerà la tecnica essendo questa una soluzione temporanea. Uno dei punti critici individuati è il sistema di dosaggio dell’acido. Arpat concorda con l’Universita di Pisa sulla necessità di migliorare il sistema di regolazione e controllo dell’acido, ponendo una regolazione con un valore residuo di acido pari a 0,5 mg/l per maggior cautela rispetto alla soglia di allarme (impostata a 1,0 mg/l) viste le incertezze di misura finora evidenziate. Perché si decide di andare anche oltre? Si scrive parimenti che viene ritenuto indispensabile che la Regione Toscana acquisisca rapidamente un parere dal Ministero. È stato fatto? Nel frattempo, di acqua ne è passata, insieme con l’acido, sotto i ponti».

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