3 regole per creare una cocktail list perfetta nel tuo beach bar

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Per chi gestisce un beach bar o un locale in genere, avere una cocktail list aggiornata ed efficace è molto importante per garantire la soddisfazione dei propri clienti. La cocktail list, infatti, rappresenta la carta d’identità di ogni locale all’avanguardia nella miscelazione. Ecco dunque tre regole da seguire (anticipate da una premessa) per creare una cocktail list perfetta nel proprio beach bar. Seguirle può fare la differenza anche in termini di fatturato.

Premessa: quale filone di miscelazione seguire

Prima di creare la propria cocktail list, occorre essere consapevoli del filone di miscelazione che si intende seguire. Attualmente sono due le tendenze che vanno per la maggiore:

  • Liquid kitchen: in italiano “cucina liquida”, consiste nel portare le tecniche della cucina dentro il bicchiere. Ciò significa creare dei cocktail talmente elaborati da essere paragonabili ai piatti di alta ristorazione.
  • Food pairing: è una delle tendenze di miscelazione più innovative degli ultimi anni, e consiste nell’associare due o più elementi a seconda del loro composto molecolare e aromatico. Questo filone è nato dall’esigenza di individuare nuove combinazioni di sapori, per contrasto o per similitudine.

Una volta consapevoli dello stile di miscelazione da seguire nel proprio beach bar, si sarà in grado di costruire una cocktail list perfetta. A patto di seguire queste tre semplici indicazioni.

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Prima regola: mai rinunciare ai classici

È normale avere la spinta a inserire cocktail innovativi nella propria lista: si tratta di un modo come un altro per essere un beach bar originale e all’avanguardia. Ma prima di fare questo, non bisogna mai dimenticare di dedicare una pagina alle miscelazioni più classiche. Mojito, spritz, margarita, moscow mule eccetera sono classici proprio perché vanno per la maggiore, dunque non bisogna mai dimenticarsi di proporli. Non farlo, significa escludere una grande fetta di amanti del drink. Ciò non comporta inserire proprio tutti i cocktail classici esistenti al mondo, ma bisogna almeno appurare una selezione dignitosa.

Seconda regola: inventarsi un “signature drink”

Il “signature drink” è una miscelazione unica e originale, che esprime la natura e l’identità del locale che lo propone. Di solito, il “signature drink” è composto da alcuni ingredienti provenienti dal circondario, o che fanno parte della tradizione culinaria locale. Il “signature drink” dovrebbe portare il nome del beach bar che se lo è inventato, e ancora meglio, avere il colore predominante nel locale (per esempio, la stessa tinta del logo, degli ombrelloni o degli arredi). Si tratta di una componente indispensabile per la comunicazione e il marketing della propria spiaggia.

Terza regola: usare ingredienti stagionali

La frutta ha una stagionalità che è bene rispettare anche nella propria cocktail list. Ciò significa che è sempre bene dedicare una pagina alle proposte di stagione, da variare almeno ogni quattro mesi: per esempio, allargare la scelta di cocktail a base di fragole a maggio e giugno, o quelli contenenti melone a luglio e agosto. Sarà una scelta molto apprezzata dai clienti, perché dimostrerà la cura e la qualità del beach bar che frequentano.

Post scriptum: non dimenticare gli allergeni

Oltre alle tre regole che abbiamo elencato, c’è una buona norma da seguire in ogni menu, che teniamo a ribadire anche qui: bisogna ricordarsi sempre di indicare gli allergeni nella propria cocktail list. Oltre che una legge da rispettare, si tratta anche di una premura nei confronti dei clienti con intolleranze alimentari.

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