di Cristiano Tomei
Per tutelare le piccole e medie imprese balneari italiane evitando aste ed evidenze pubbliche è imprescindibile riaprire in Ue la trattativa sulla direttiva Servizi. È nostra convinzione che tale riapertura dei giochi possa avvenire con una semplice ma decisa presa d’atto del nostro governo, dalla quale risulti che le attuali concessioni demaniali marittime sono estranee a tale direttiva.
I motivi che sostengono questa tesi sono arcinoti: in sintesi, siamo di fronte a concessioni di beni – risorsa tutt’altro che scarsa – nelle quali si prestano servizi di pubblica utilità, direttamente connessi ad aspetti salutari e sanitari. Concessioni nelle quali la prevenzione e la sicurezza della vita umana in terra e mare, la tutela e la manutenzione dell’arenile e dello specchio acqueo prospiciente, fanno parte dei doveri di chi ci lavora. E l’orgoglio dei balneari nello svolgere questi compiti con passione è un vanto nazionale, che ci ha proiettato all’attenzione dell’Europa e del mondo in termini di eccellenza.
Sono tutti aspetti, questi, operativi da sempre, ossia da quando i concessionari si sono occupati in modo virtuoso, per conto e su delega dello Stato, delle pubbliche, utili e sociali attività che si svolgono sul demanio marittimo. E non solo su quello a essi immediatamente inerente: è bene rammentare, per citarne solamente uno, il servizio di salvamento a mare, assicurato dalle imprese balneari anche sulle spiagge libere.
Perché finora tutto ciò non è stato chiarito all’Ue dal governo italiano? Le certificazioni sul piano politico, economico, sociale e giuridico esistono eccome. Sono state indicate in molti documenti unitari sottoscritti dai maggiori sindacati del settore, in rappresentanza della totalità delle imprese balneari, e trasmessi al governo e alle forze politiche. Le Regioni, le Province e i Comuni – è noto a tutti – si sono espressi per evitare l’evidenza pubblica. Il Parlamento italiano, con i suoi due rami, ha fatto lo stesso. La Spagna, in un caso analogo, lo ha fatto senza nemmeno trattare.
Una direttiva europea – in questo caso quella sui servizi – non è un dogma. Innanzitutto interpretiamola correttamente qui, in Italia, e immediatamente dopo andiamo in Europa a riaprire la discussione. Posso anche sbagliarmi, ma credo che sia questo ciò che le imprese balneari vogliono sentirsi dire dalle forze politiche, e questo vogliono vedere realizzato dal prossimo esecutivo.
Cristiano Tomei (coordinatore nazionale Cna Balneatori)
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