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Spiagge, l’Afib evidenzia le contraddizioni della giunta Errani

Una lunga lettera del presidente dei fornitori balneari italiani, indirizzata in particolare all'assessore Melucci, ripercorre l'atteggiamento della Regione Emilia-Romagna e la accusa di avere favorito i progetti turistici globalizzanti di cui fa parte la minaccia di evidenza pubblica delle imprese di spiaggia

Spett.le Regione Emilia-Romagna

Illustre Presidente Vasco Errani

Illustre Assessore al turismo Maurizio Melucci

Gentili Amministratori,

sono Luca Marini, presidente dell’Afib (Associazione Fornitori Italiani Balneari) ieri presente all’impegnativo incontro avvenuto presso la vostra sede con la categoria balneare italiana, in compagnia di un importante e rappresentativo fornitore balneare della vostra Regione.

Ho avuto modo di seguire l’incontro con grande attenzione e interesse, tracciando gli interventi di tutti e preferendo non intervenire per lasciare il massimo spazio ai rappresentanti della categoria, come agli enti locali, ai politici e ad altre persone più preparate e capaci, e sperando anche che potesse, più che la mia, sentire una voce di un rappresentante dei fornitori balneari locali, anche se, stante alle sue parole finali (sulle quali avrò modo di tornare) Lei è a conoscenza della situazione.

Le parlo con franchezza ora, la stessa della reciproca avversione alla demagogia e della schiettezza della quale andiamo etnicamente fieri. È chiaro a tutti che l’incontro di ieri, richiesto dalla categoria, vertesse sulla considerazione primaria che la Sua Regione riveste un ruolo centrale nell’ampia e storica partita sul demanio e nello scenario complessivo dei "turismi italiani". Scrivo turismi, mi permetta, con la certezza che essendo saltati in Italia gran parte dei princìpi e meccanismi fondanti come ogni plausibile cabina di regia del nostro turismo, è chiaro che ci troviamo di fronte a una coperta tirata da tutti i lati ma che non ricopre a sufficienza l’intero corpo della nostra penisola, lasciando un grande spazio molto spesso a suggestive, singolari e indipendenti interpretazioni e ricette, le quali alla fine della fiera cozzano le une contro le altre e concorrono a disgiungere la filiera e il sistema nel suo complesso piuttosto che rafforzarlo, oltre che a incoraggiare i "turismi globalizzanti" dei quali, questi ultimi, è impossibile non percepirne gli interessi e lo sfregamento delle mani nel guardare al sud Mediterraneo e al gioiello centrale del nostro Bel Paese.

Non mi riferisco di certo all’Emilia-Romagna, ugualmente appetibile a mio avviso, per ora più saldamente in mano alle organizzazioni locali, ma che dire della mia Regione Sardegna guidata dal neo-modello di Gnudi (sempre emiliano) in viaggio nei lontani Paesi medioorientali in cerca di futuro? Non sarebbe sufficiente una flotta sarda, magari capitanata da Cappellacci stesso, piuttosto che dalle barchine messe a mare nelle ultime due stagioni? Che esistano un cartello turistico e dei conflitti imperituri tra i turismi endemici e autoctoni italiani, che oggi lasciano il passo ai neoturismi globalizzanti riconducibili a quelli religiosi, delle élites e massificanti che hanno un ben diverso potere di acquisto, è cosa evidente e certa, e come vedremo non riguarda solo l’Italia.

Credo che questo sia il tema e la cornice nel quale calare la vicenda balneare italiana e gli ovvi interessi che intorno vi ruotano, in un momento di crisi globale e di mere giustificazioni a "procedere" innanzi all’avanzata del fronte creditizio internazionale e anche ai relativi foschi progetti.

Da qui parto e ragiono come avrei fatto, più sinteticamente, ieri con Lei che ringrazio per avere ricevuto così democraticamente una così ampia delegazione. Che la Sua regione sia stata la prima a reagire sulla questione con una fattiva legge di proroga a 20 anni poi bloccata dalla Corte Costituzionale non c’è dubbio, tuttavia, Assessore, durante questi anni a partire da quel momento (23.07.2009 art. 1 Legge Regionale, poi impugnato due mesi dopo, a seguire Toscana, Veneto, Marche, Abbruzzo e Liguria) è assai più difficile ritrovare le orme di un tracciato costante ed evidente che abbia segnato il passo nella tutela del sistema balneare italiano, del quale non Le debbo rammentare il valore e il peso, essendo Lei a conoscenza di tutto. Ed essendo la Sua Regione capofila, oggi, e trainante da sempre, è giusto anche dire che la coralità delle Regioni nelle appropriate sedi è complessivamente venuta sempre meno nella vicenda, lasciando il campo scoperto ai governi precedenti e attuali, sia all’interno del Paese che in seno all’Ue, a tal punto che Lei quindi, sempre oggi, ritiene essere la linea condivisa e perciò condivisibile anche nelle Conferenze di domani a Roma.

Da questa prospettiva, nel corso di questi ultimi anni, dove è poi giunto il federalismo demaniale, sembrerebbe esserci stata un’inversione di tendenza da parte in primis delle amministrazioni regionali nei confronti del demanio e dei balneari, con tutto quello che la categoria porta in pancia di positivo, fino a coinvolgere le amministrazioni locali senza linee di continuità e programmatica: la situazione complessiva dei Piani di Utilizzo degli Arenili o viene trattenuta o viene sdoganata all’insegna di un vistoso scarico di competenze e urti tra le amministrazioni competenti citate, ma senza un filo comune o un programma condiviso o condivisibile (solo effetto del federalismo?).

Personalmente, quindi, è deducibile esistere un’equazione: il governo centrale sta al caos della direttiva europea, come le amministrazioni stanno alla "complicanza" di quella locale. Mi perdoni se apro la parentesi che per l’elettore-contribuente è più facile vedere una linea di continuità tra l’amministratore centrale e quello periferico che non viceversa. Tranne, quindi, alcune figure costanti come quelle dei suoi colleghi Mauro Di Dalmazio e Angelo Berlangeri, poche altre sono state le voci regionali che si sono elevate a guisa della difesa delle rispettive aziende balneari presenti nelle singole regioni. Solo con una certa pressione stiamo lentamente avanzando, la stessa che ha percepito Lei ieri e che ovviamente non mollerà di un centimetro. E se Lei riconosce, come mi ha confermato ieri, che il neoliberismo di Tremonti e la stessa idea di sdemanializzazione era foriera di interessi "globalizzanti", mi appare da chiarire come mai nelle opportune sedi della Conferenza Stato-Regioni condotta dall’allora ministro Fitto la conflittualità non è esplosa totalmente, essendo poi tra l’altro la natura politica del precedente governo contrapposta alla Sua?

Le rammento che tale documento fu fatto carta straccia solo e solamente dalla Unione delle Sigle Sindacali di maggioranza (Sib, Fiba, Assobalneari e Cna Balneatori) che chiusero il tavolo delle trattative con Fitto a Roma. Perché allora il clima di ieri segnava la Sua distanza da questi sindacati, se poi eravate al netto della stessa posizione nel 2009, così da Lei stesso ieri rivendicata?

È naturale che le posizioni delle Regioni siano cambiate in funzione di quanto stia cambiando la filosofia economica generale e dello Stato Centrale in questi anni o il sopraggiungere del federalismo demaniale, mettendo in una posizione più centrale l’interesse che la categoria suscita in seno alla amministrazioni periferiche, mentre sembrerebbe essere rimasto in seno ai governi lo stesso interesse del demanio. Anche se non si può più escludere il confluire degli stessi interessi in un nodo di sottostanti competenze. Senza parlare, in riprova, della situazione di fondo delle pertinenze e dei canoni, materia impallidita di fronte alle evidenze pubbliche (stranamente e sempre più costantemente diventate ben accette dai bei tempi del 2009?) ma che però rimane di grande rilevanza e attualità per i Comuni e le Regioni.

Inoltre Le rammento che ogni possibile "teoria" di sdemanializzazione (rimasta carta morta sia sulla zona del bene complesso che sulla spiaggia, con le debite differenze e i pericolosi interessi da Lei citati) cozza contro il procedere dei ripetuti tentativi d’incameramento da parte dello Stato, minaccia riconfermata dal ministro Gnudi nella sua impresentabile bozza, laddove rimane da capire dove si trovi la vera regia sia della bozza, sia delle roboanti strategie sui neoturismi proclamate sui giornali e sulle tv italiane e straniere in questi giorni dal governo centrale.

Come evitare di distanziarsi da un impossibile decreto, più che una presa di posizione netta della Sua Regione, mi sembra una presa di "distanza di sicurezza", ribadita anche dal sindacato locale. Molta di questa contrapposizione con la stessa linea di continuità dei governi, che davamo per tale da parte del Suo ente, e la quale si evincerebbe dalla Sua rivendicata posizione del 2009, perché non trova la sua giusta pace in una strategia di adesione alla strada degli emendamenti oggi in X Commissione al Senato?

Un governo a Lei e alla Sua regione ostile persino nel trovare le risorse per i Suoi concittadini e per noi fratelli italiani, vittime assolute del terrificante terremoto di un anno fa? Un governo fiaccaticcio a Bruxelles anche nella contrapposizione a paesi membri contrari al fondo aiuti, che sta lasciando alla Sua meravigliosa regione un compito arduo e solitario al quale, mi pare di capire, non possiamo sottrarre il lavoro diretto dentro il Parlamento europeo, magari con l’aiuto trasversale di tutti gli europarlamentari.

Ma le rammento che di fronte a catastrofi immani naturali, come quello anche dell’Aquila, la sentenza poi discussa in tutto il mondo ha colpito la struttura dei scienziati-ricercatori che non sarebbero stati capaci di comprendere la gravità del terremoto e/o di fargli corrispondere adeguato allarme preventivo e piani di evacuazione. Cosa dire allora del "terremoto" che oggi non arginiamo delle aste e che colpirebbe trentamila aziende balneari e delle Sue specifiche migliaia di famiglie di bagnini e fornitori emiliane che non avrebbero più futuro? Come ci presenteremo di fronte a questo tsunami annunciato da anni o almeno dalla data da Lei citata del 2009?

Senza considerare che i balneari non chiedono fondi all’Ue, né abbiamo paesi membri contrari, quanto semmai remanti nella stessa barca e nella stessa direzione, o silenti giacche non possono scagliare la prima pietra non essendo privi di peccato (di precedenti esclusioni dalla direttiva).

In questa circostanza, lasciare fare il lavoro "sporco" alla Spagna non mi sembra degno del nostro Paese e della nostra bandiera, simbolicamente bruciata sotto la Sua regione. Se la Spagna avesse ragionato nello stesso nostro modo, cosa sarebbe oggi della sua "novità" di fondo che tanto, Lei dice, cambia le carte in regola? Se questa novità non ci fosse stata, quale sarebbe il Suo pensiero? Presumo quello stesso presentato dal Suo partito ai quartieri generali del turismo a Milano Marittima, di Armando Cirillo, della proposta del Pd o della bozza di Gnudi che appaiono più sotto una stessa coerente luce che non in nette contraddizioni.

Cosa ci possiamo aspettare dalla posizione della Sua Regione, appena formalizzata in giunta in tempo per la riunione di ieri e per quelle di domani, e cioè richiedente la "stessa parità di trattamento" di quello spagnolo? Sapendo che il governo italiano non sta facendo il suo dovere, come da Lei affermato?

La messa in mora dalla Spagna? L’aiuto dei proprietari delle seconde case e del turismo di élite? Non sono gli stessi motivi, oggi preventivi, per battersi direttamente in seno all’Ue, di fronte alle gravissime condizioni nelle quali verseranno i Suoi contribuenti-cittadini-elettori-balneari?

Ora poi, facendo un esempio, Lei sa che il fiume di una sua città costiera deve essere messo in sicurezza al fine di una paventata esondazione e che Lei dovrebbe trovare le risorse nel Suo bilancio complessivo, perché se non lo fa un domani sarà sentito come parte responsabile. Ora si immaggini che i balneari per salvare la loro categoria non stanno chiedendo fondi all’Europa o al governo o alle ammnistrazioni e a Lei stesso, ma la sola possibilità di difendere il diritto a lavorare e forse a contribuire un domani a farLe trovare i fondi per mettere in sicurezza il fiume del Suo territorio. Possibilità concreta che hanno già oggi per il disastro avvenuto tramite l’8×1000, oltre al gettito corrisposto in questi anni.

Tuttavia Lei ha rimarcato, sempre ieri, la differenza di ruoli e competenze tra Governo e Regioni, per la sola questione balneare, però. Tracciando a suo dire una maggiore garanzia nell’impraticata strada Ue piuttosto che nel tentativo degli emendamenti in X Commissione al Senato, che ci è apparso Le siano passati sgraditamente sopra la testa e dei quali Lei non sarebbe a conoscenza. Mentre risulterebbero almeno coerenti (nella conseguente levata della delega al governo) alla sua denuncia di mancanza sia di "responsabilità dovute" da parte del governo, sia di "mancanza di capacità tecniche intrinseche" dello stesso, anch’esse da Lei denunciate ieri.

È pressoché ovvio e logico, allora, notare che le novità sul tavolo oltre quella spagnola (che sembrerebbe non volersi cogliere coerentemente sia dalle Regioni, ma non tutte come Lei sa, sia dal governo, ambedue amministratori ritenibili irresponsabili a questo punto) sono anche altre, ieri non menzionate. La prima è quella dell’emendamento Gasparri-Baldini, che è facile capire non sia politicamente ben visto dall’ente che Lei rappresenta, anche se nello scenario si sono calati quello di Della Torre, quello della Granaiola e quello di Favia dell’Idv (tutti e tre, questi ultimi, molto più vicini alla Sua corrente di partito che alla nascente ala neo-democristiana e centrista di Montezemolo-Casini, in totale appoggio al Monti bis). Eppure la posizione dell’Idv, testimoniata dal deputato David Favia ieri presente, coerentemente espressa anche nella politica parlamentare (anche se solo dopo la Sua primaria presa di volontà del 2009) e rivendicata politicamente da uno specifico ed interessante emendamento, ci è stato confermato da Di Pietro rientrerà su una piattaforma di "emendamento comune", tra l’altro confermata dai vertici del Suo partito stesso.

L’ultima novità, che a mio modesto parere si salda con la precedente, è bene rappresentata dalla proiezione del voto siciliano sulla prossima tornata elettorale, che fa impallidire trasversalmente ogni vertice di partito e ridisegna le strategie globali da implementare rapidamente nelle segreterie come nelle rispettive filiere politiche: la paura del Movimento 5 Stelle con la proiezione dei suoi forse cento e più parlamentari. Mandare alla lunga la morte del balneare per poi fargli fare i conti nelle prossima legislatura anche con Grillo, non crede sia un’idea fallimentare e rigirabile al netto di farci i conti subito, spostando tanto consenso che per ora è al caldo di altri partiti? E le parlo da elettore di centrosinistra.

Strumentalizzare la possibilità oggi al Senato, seppure con un iter molto complicato ma possibile, piuttosto che appoggiarla fino in fondo e senza ambiguità o lasciare che rinforzi un centrodestra tutto da costruire, non Le sembra che sarà la prova provata di chi tradirà definitivamente la categoria, sdoganando un voto verso la destra che (con Fitto-Tremonti) aveva complessivamente tradito i balneari o verso Grillo stesso?

Il mio personale parere è che oggi parlare solo di novità spagnola è demagogico e pericoloso alla vigilia del tramonto del governo Monti; trascurando invece la questione specifica dell’emendamento Baldini-Gasparri (nello specifico della questione balneare) e dello tsunami Grillo che sta investendo l’establishment della politica italiana e della tanto nominata Seconda Repubblica. Oltremodo pericoloso perché rischia di essere il cerino che rimane nelle mani di chi è ancora più radicato nel territorio e di questo vive e amministra, se non saprà imprimere una svolta nelle attente letture delle novità, anche a costo di lasciare qualcosa a terra, vista l’impossibilità di un domani ad averne una da coltivare.

Insomma, ci si aspetterebbe ben altra presa di posizione, oggi, di fronte sia al vuoto legislativo della materia così come sancito dalla Comunitaria (delega al governo). sia al caos normativo che coinvolge i territori e le località in termini di risorsa demaniale. La riprova è che all’atteggiamento delle Regioni (da chiarire evidentemente non solo con Lei) ha risposto una centrale ripresa di autonomia di pensiero ed azione sia dai Comuni interessati (Anci) che dalle Province (Upi) stesse, che oggi sono in prima fila foriere di una difesa a oltranza della categoria.

Riunioni come quella di domani le Sue, che certamente in confronto a quella di ieri sono state annunciate, mi perdoni, da una Sua visibile sofferenza non tanto per la delegazione ricevuta o le tensioni sottostanti, ma per il preludio che il nodoso tema porta in sé e bussa pesantemente alle porte.

Penso che la Sua immediata necessità a notificare alle agenzie ciò che è avvenuto ieri parlava non tanto alla categoria ascoltata, ma (ipotizzo, ma non è l’unica ipotesi) alla Conferenza di domani, cercando di fare arrivare la sua posizione (che stiamo analizzando) il più possibile integra.

Ma non riesco a escludere che sia una posizione che vuole ribadire qualcosa anche alla politica come al governo, lasciandomi l’incomprensione di fondo a chi davvero dei due vogliate segnalare il vostro punto nave e conseguenzialmente la vostra rotta da mantenere. Spingerci all’osservazione e all’attenta analisi ci chiarirà certamente e presto il quadro globale e complessivo di questa conflittualità o del gioco delle parti. Un sipario che si sta calando per tutti gli italiani come mai è avvenuto nel nostro Paese, e che porterà necessariamente delle conseguenze politiche e sociali.

Come dice un fornitore emiliano: tanto Le dovevo e sinteticamente Le avrei francamente espresso ieri. La ringrazio per avermi ricevuto e, chissà, forse letto. Se ciò è avvenuto mi auguro di tutto cuore, senza demagogia, esserLe stato utile a prendere delle decisioni importanti alla vigilia di un profondo cambiamento che sta scuotendo il Paese e che va consapevolmente ascoltato e fatto nostro, se vogliamo migliorare il futuro sia nostro che delle nuove generazioni di italiani.

Cordiali saluti,

Luca Marini (presidente Afib)

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Afib

Associazione Fornitori Italiani dei Balneari