Attualità Liguria

”Solo il numero chiuso ci salverà”: Liguria contro i turisti low cost

Dai bagnini agli albergatori, tutti favorevoli alla proposta del sindaco di Alassio

«Il numero chiuso è giusto, anche se non possiamo mettere un contapersone per ogni spiaggia». Enrico, titolare di uno stabilimento balneare ad Alassio, è d’accordo con il sindaco di Alassio Enzo Canepa che, assieme al suo collega di Laigueglia Franco Maglione, ha chiesto alla prefettura e al Comitato per l’ordine pubblico di limitare gli ingressi nelle (poche, pochissime) spiagge libere cittadine.

Enrico chiede di non mettere il cognome, ma ci accompagna nella spiaggia libera che Alassio ha al confine con Laigueglia. E racconta cosa succede ogni domenica: «Arrivano alle 9 i bus carichi di almeno 50 persone ognuno, domenica scorsa ne ho contati 16. Scaricano i passeggeri, quasi tutti sudamericani, e vanno verso Andora a parcheggiare perché qui, sul rettilineo, posto per i pullman non c’è. È un’emergenza, non solo per le spiagge libere ma anche per noi che abbiamo le concessioni demaniali». La spiaggia libera di Alassio, in questa zona, è un fazzoletto di 60 metri di larghezza per quattro, cinque metri di profondità. Le mareggiate dei giorni scorsi, oltretutto, hanno eroso un po’ di spiaggia e, a differenza degli stabilimenti balneari, nessuno lavora per allungarla.

Trecento metri quadrati (a ponente c’è un lembo di spiaggia libera di Laigueglia, anche questo un fazzoletto), sono come un grosso appartamento. Troppo piccolo per 200 persone, figuriamoci per il doppio. Il caldo, le birre vendute da un gruppo di turisti che, senza licenza, sotto un gazebo danno vita a un improvvisato e illegale baracchino con tanto di frigo pieni di birra e fornelli dove si cuoce chevice, il piatto tipico dell’Ecuador, e spaghetti, creano situazioni esplosive. Due domeniche fa una lite è finita con le bottiglie rotte usate come coltelli. La prefettura ha fatto sapere che, nei prossimi giorni, organizzerà una riunione del Comitato per l’ordine pubblico. Canepa e Maglione hanno manifestato soddisfazione, anche se la loro richiesta risale a un mese fa.

Enrico prosegue nel ruolo di cicerone. Ci spostiamo nella zona del porto dove la spiaggia è decisamente più ampia. «Ma non è che ci siano meno problemi. Se al confine con Laigueglia ci sono 400 persone, qui ne arrivano 800. I miei colleghi degli stabilimenti vicini sono terrorizzati. Li vedono mangiare e bere bevande gelate, non solo birre, ovviamente, e subito dopo fare il bagno. Una situazione di vero pericolo per la loro incolumità, i bagnini vigilano con professionalità e generosità ma non si può aspettare che succeda una disgrazia per intervenire», racconta ancora l’esperto bagnino.

E aggiunge: «Dovreste vedere poi lo stato delle spiagge alle 18, quando i bus tornano a raccogliere i turisti: bottiglie rotte, vetri ovunque, spazzatura da tutte le parti. Non voglio dire che queste persone non abbiano diritto di andare al mare, ma una regolamentazione è giusta e doverosa. Anche perché alla domenica nessuno dei turisti delle seconde case, o degli stessi alassini che non vogliono o non possono permettersi uno stabilimento balneare, può andare sulle spiagge libere. Non credo sia giusto». Alassio, del resto, è tra le località balneari più care d’Italia. La sabbia, indubbiamente, è tra le più fini della riviera ligure e non solo, ma la profondità dell’arenile è limitato, quattro file di lettini ed è finito. La richiesta è altissima, i prezzi viaggiano di conseguenza, una giornata in spiaggia, tra cabina, lettino, ombrellone, ristorante può costare anche 80/100 euro. Tanto? È il mercato, bellezza, rispondono nella città di Adelasia.

Carlo Scrivano, direttore dell’Unione albergatori della provincia di Savona, è d’accordo con la richiesta di numero chiuso: «È inutile nascondersi, la Liguria ha un territorio particolare, non è la Romagna dove le spiagge sono lunghe chilometri, la nostra orografia è particolare, arenili stretti e subito alle spalle le montagne. Non possiamo e non dobbiamo favorire un turismo da grandi numeri, stiamo tornando ad essere attrattivi per un turismo di qualità, non regolamentare questo fenomeno sarebbe un suicidio».

Aspettando che il Comitato per l’ordine pubblico prenda una decisione (non solo accettando la proposta di Alassio e Laigueglia, ma anche mettendo a punto come metterla in pratica) qualche cosa si è mossa domenica scorsa. Andora, per esempio, ha messo un limite al parcheggio dei bus, al casello autostradale di Albenga gli stessi bus (provenienti per lo più dal Piemonte, Torino in primo luogo) sono stati fermati e controllati all’uscita, un modo per «disturbare» i turisti low cost e spingerli a non scegliere più la gita al mare per le prossime domeniche. Un palliativo, ovviamente e certamente, forse sarebbe il caso che chi organizza i bus in Piemonte si organizzasse con quelle (poche) realtà liguri che hanno gli spazi adeguati per accogliere i turisti dal portafoglio vuoto e, soprattutto, non scelgano tutti le stesse destinazioni creando problemi di ordine pubblico e di carattere sanitario. Non una cosa semplice, ovviamente, ma necessaria per poter far convivere i diritti di tutti.

fonte: La Stampa

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