Sul caos dell’assegnazione delle spiagge libere attrezzate a Sanremo (vedi notizia precedente), è giunta anche la posizione preoccupata di Paolo Renda, presidente di Assobalneari Imperia e coordinatore nazionale Spiagge libere attrezzate per conto di Assobalneari-Confindustria.
Riepilogando, lo scorso 30 gennaio e successivamente il 19 febbraio il tribunale del Tar della Liguria si è pronunciato a favore del comparto balneare sanremese nel confermare alcuni vizi nella stesura del bando d’appalto attuato dall’Ufficio Dirigenza Demanio del Comune di Sanremo e dal relativo assessorato di riferimento. Queste le perplessità sollevate da Renda in merito alle tempistiche del tribunale: «Attualmente ci ritroviamo ad attendere l’udienza fissata per il 18 aprile prossimo per il dibattimento in aula delle parti contrapposte, per poi attendere circa un mese (sempre se nel frattempo i giudici della Corte genovese non ritengano necessario acquisire altro materiale processuale) per la proclamazione del merito della sentenza dello stesso tribunale del Tar Liguria. A quel punto, saremo già oltre la metà di maggio e a pochi giorni dall’apertura ufficiale della stagione estiva, che per una legge nazionale obbliga l’apertura degli stabilimenti balneari di tutte le spiagge della penisola dal 1° giugno al 15 settembre di ogni anno! Oltretutto bisogna essere onesti nel considerare la remota ma possibile sentenza che ci veda smontate tutta le nostre osservazioni poste alla Commissione giudicatrice del Tribunale amministrativo genovese: a quel punto tutta la categoria balneare sanremese sarà costretta, dietro consiglio del proprio studio legale, a impugnare la sentenza ritenuta non legittima e attuando, di fatto, il ricorso al Consiglio di Stato a Roma, che vuol dire, in termini temporali, almeno altri due mesi prima che venga fissata la successiva udienza».
«Ora, quello che cerco di comunicare – prosegue Renda – non è un interesse di categoria in qualità di presidente di Assobalneari-Confindustria, bensì della possibile catastrofe che la città di Sanremo si prepara a subire per la prossima stagione estiva, sotto il profilo turistico e balneare per tutta la città, potendo immaginare quale danno economico possa produrre il protrarsi di questa situazione, nel mantenere abbandonate e chiuse 14 spiagge della città dei fiori, cioè più di un terzo di tutta l’offerta turistico-balneare, anche sotto il profilo d’immagine del nome e del brand internazionale quale è Sanremo, oltre ai disagi materiali che questo comporterebbe: basti guardare la situazione attuale delle nostre spiagge dopo le mini-alluvioni delle scorse settimane e le tante mareggiate che si sono abbattute sulle nostre coste: un disastro a cielo aperto, pieno di detriti, quintali di canne di bambù, tronchi e legname sparso, motori vecchi arrugginiti e tanta spazzatura sotto il sole».
A questo punto Renda si rivolge direttamente all’amministrazione comunale: «Ritenete possibile tenere la città di Sanremo in ostaggio di una situazione che i suoi cari uffici comunali competenti hanno creato? Credete che la nostra amata città possa permettersi di presentarsi ai tanti turisti che arriveranno puntualmente in massa a partire dal primo ponte utile, ovvero per Pasqua, che quest’anno sarà festeggiata il 20 aprile, senza che questi possano usufruire quasi totalmente dei nostri stabilimenti balneari e di gran parte di porzione di spiaggia libera? Credete che i nostri colleghi albergatori e commercianti staranno a guardare la vostra indolente inattività senza porre fine a un disastro annunciato? Non ritenete, a questo punto, utile e indispensabile intervenire con il potere politico conferitovi circa 5 anni fa?»
«Se poi devo parlare da professionista del settore balneare, faccio presente che oggi stesso, per le condizioni che avversano le nostre spiagge, battigie, specchi acquei, moli, strutture e attrezzature, sia per la messa in sicurezza, sia per la ristrutturazione da usura che per la manutenzione che necessita tutto il complesso balneare, siamo già in ritardo. Per non pensare alla risorsa ancora più importante, ovvero a quel personale qualificato che faticosamente abbiamo formato in questi anni e che attualmente non sappiamo se riusciremo ad assumere o se lasciarlo libero per eventuali altre opportunità di lavoro, chiaramente altrove, creando una discontinuità per la quale l’accoglienza sanremese ne pagherà gravemente le conseguenze, il perdurare di futuri tempi morti non consentirà di adeguarci ai parametri di alto gradimento dell’offerta turistica che ci vengono riconosciuti a livello nazionale, quindi attenzione a non sottovalutare questo aspetto di fondamentale importanza».
«Vorrei chiederle, caro sindaco Zoccarato, se ha capito vagamente quello che negli scorsi mesi sia davvero successo nei confronti della categoria che rappresento, quanto si sia preoccupato di approfondire gli argomenti trattati relativi ai rinnovi dei contratti d’appalto, dietro a investimenti rilevanti, se si sia mai posto il problema di quante famiglie siano impegnate nel comparto balneare sanremese e quanto realmente siano state tutelate per i loro posti di lavoro proprio dalla sua amministrazione comunale. Questa non vuole essere una mera polemica, ma una sana lucida provocazione, un grido di speranza alla ragionevolezza che possa servire a farla finalmente preoccupare di un grave problema del quale le ho abbondantemente prospettato. Il mio suggerimento è uno e unico: riaffidare le 14 strutture balneari comunali ai gestori uscenti, potendo contare sulla loro professionalità, sull’esperienza pregressa utile alla sistemazione degli eventuali danni causati delle molteplici mareggiate (potendo contare su macchinari per il movimento e pulizia sabbia subito disponibili), delle loro stesse attrezzature indispensabili per produrre un’offerta turistica decorosa (se contiamo solo i lettini mare prendisole, di media ogni lido ne ha immagazzinato dai 20 ai 30 mila euro, oltre ad altra attrezzatura balneare), la garanzia di poter contare su personale qualificato e soprattutto la sicurezza che si tratti di imprenditori balneari conosciuti dai rispettivi uffici, potendo contare sulla serietà per la copertura economica dei relativi canoni demaniali a favore delle casse comunali».
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