La Camera accelera sulla riforma delle concessioni balneari, con il ddl da approvare entro luglio e con i coordinatori del provvedimento che si stanno concentrando sui concetti di “legittimo affidamento” e “scarsità delle risorse” per decidere quanto tempo potrà trascorrere prima di istituire le evidenze pubbliche delle spiagge e quali meccanismi di protezione si potranno applicare per gli attuali titolari. È emerso ieri a Riccione, durante un incontro con il deputato Sergio Pizzolante e il ministro Enrico Costa nell’ambito della campagna elettorale per il candidato sindaco Carlo Conti (Patto civico). Ancora i due responsabili della riforma non si sono espressi sull’entità del periodo transitorio, ma hanno evidenziato di avere accolto degli elementi di novità in seguito alle audizioni con le associazioni di categoria.
«Inseriremo nel ddl il concetto di “legittimo affidamento”– ha infatti annunciato Pizzolante – al fine di tutelare gli imprenditori che hanno investito in base al precedente regime di rinnovo automatico. Ma non possiamo garantire nessun tipo di proroga generalizzata, perché la Corte di giustizia Ue ne ha già dichiarato l’illegittimità». Il deputato Ap-Ncd ha ribadito inoltre la necessità di «approvare la delega entro luglio alla Camera ed entro settembre in Senato», poiché «ci troviamo in una situazione molto grave e pericolosa: diversi Tar hanno già disapplicato la proroga al 2020, e se non acceleriamo, i tribunali rischiano di far saltare tutte le concessioni balneari italiane». L’auspicio di Pizzolante è comunque che «la transizione sia congrua e lunga», mentre il ministro Costa, sollecitato dalle domande dei giornalisti, non si è espresso in termini di anni ma ha anzi detto che «occorre il tempo giusto per permettere a tutto l’assetto amministrativo del nostro paese di applicare il riordino delle concessioni demaniali marittime nel modo migliore. La durata della transizione dipenderà dunque dal livello di ambizione della riforma. Certo, non potranno essere trent’anni – ha aggiunto il ministro – perché questa richiesta è ancora legata a uno spirito di proroga che non supererebbe lo scoglio del diritto europeo, ma ci vorrà comunque una tempistica non solo formale, ma anche sostanziale. È ovvio che, se dimostreremo all’Unione europea di avere messo in piedi una riforma seria e strutturale e non solo uno striminzito aggiornamento normativo, allora avremo i margini per ottenere dei tempi più lunghi». Difatti, Costa – che ha annunciato di volersi recare presto a Bruxelles per discutere il testo – ha invitato a considerare tutti gli aspetti del ddl: «In passato, quando si è tentato di mettere le mani sul riordino del demanio marittimo, i grandi dibattiti si sono ridotti alla semplice proroga, senza accettare una rivisitazione organica della materia che magari avrebbe istituito delle restrizioni rispetto alla normativa precedente, ma che di sicuro avrebbe garantito la certezza giuridica necessaria a tutti gli operatori balneari per investire e per fare delle scelte familiari». Certezza che, assicura Costa, «intendiamo reintrodurre attraverso un percorso di ridisciplina organica della materia», i cui punti salienti sono stati riepilogati da Pizzolante: «Si parte da un periodo di transizione per passare dal precedente regime di rinnovo automatico, che aveva generato un affidamento legittimo, all’istituzione delle evidenze pubbliche, che non saranno aste al rialzo, bensì procedure selettive con paletti di protezione per i precedenti imprenditori, come la premialità per l’esperienza professionale, e con la garanzia del valore d’azienda che il subentrante dovrà riconoscere all’eventuale uscente, rappresentando un deterrente per chi vorrà partecipare. Inoltre, uno stesso soggetto non potrà detenere più di due o tre concessioni, perché crediamo nella piccola e media impresa e non vogliamo che arrivino grandi gruppi economici a stravolgere l’offerta del turismo balneare».
L’iter del ddl, secondo l’auspicio di Pizzolante, consiste «nell’approvazione entro luglio alla Camera ed entro settembre in Senato, per dare modo al governo di varare i decreti attuativi entro febbraio, cioè prima delle elezioni naturali». Anche il ministro Costa ha espresso «la speranza che il parlamento rispetti i tempi stretti, perché non ci sarebbe niente di peggio che non riuscire a concludere l’intenso lavoro avviato».
In merito all’acceso dibattito in corso con le associazioni di categoria, Pizzolante ha sottolineato che «ci possono essere delle opinioni diverse su come proteggere gli imprenditori balneari. Io credo che i nostri tentativi siano i migliori, ma chi non la pensa come noi non deve considerarci nemici, altrimenti non si va da nessuna parte. Le associazioni di categoria che alle audizioni si sono mantenute su posizioni ragionevoli hanno invece portato a dei buoni frutti». Nel ddl, infatti, sarebbero stati presi in considerazione altri elementi oltre al legittimo affidamento: «Per esempio – ha spiegato Pizzolante – la direttiva Bolkestein afferma che gli Stati possono far valere questioni di interesse nazionale, e questo è proprio il caso dei balneari, che adempiono a impegni come il servizio di salvamento e la pulizia nei litorali. Allo stesso modo, se pensiamo al criterio dell’interesse transfrontaliero certo, non possiamo dire che le concessioni balneari siano equiparabili alle autostrade o agli aeroporti. Tutti questi elementi ci fanno ritenere che i margini di discussione con l’Europa sono ampi e che la nuova legge potrà proteggere adeguatamente la categoria e allo stesso tempo far ripartire gli investimenti. Ma purtroppo non siamo nelle condizioni di dire “no alle evidenze pubbliche”: ci sono delle sentenze che parlano chiaro, e anche se non si è d’accordo, non si può che prenderne atto».
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