La riforma delle concessioni demaniali marittime deve approdare in Senato, ma questo non avverrà prima del 26 novembre: a Palazzo Madama la priorità è ora infatti tutta per la legge Finanziaria, dove intanto sono spuntati alcuni emendamenti firmati da due senatori Pd che tentano di anticipare la riforma del governo, proprio perché le possibilità dell’approvazione del “ddl Spiagge” sono piuttosto remote.
Dopo il voto positivo del disegno di legge 4302 alla Camera lo scorso 26 ottobre (vedi notizia), facciamo il punto della situazione per orientare gli imprenditori balneari in questo momento confuso.
Senato intasato: le possibilità del ddl Spiagge
Com’è noto, il disegno di legge n. 4302 vuole dare una delega al governo per riordinare la gestione delle concessioni balneari nel rispetto della direttiva europea Bolkestein sulla liberalizzazione dei servizi, in base a una serie di princìpi: un “congruo periodo transitorio” la cui entità è ancora da definire, poi le evidenze pubbliche garantendo il riconoscimento del “valore commerciale” al precedente concessionario in caso di perdita dell’impresa e un punteggio premiante per la professionalità dei gestori in fase di gara. Il tutto nel rispetto del “legittimo affidamento” (leggi questo articolo per maggiori approfondimenti sui contenuti del ddl).
Tutti questi princìpi dovranno essere concretizzati da un successivo decreto attuativo, ma prima il disegno di legge deve essere approvato in Senato, e non è chiaro se e quando ciò accadrà: Palazzo Madama è infatti ora impegnato con la nuova legge Finanziaria, e soprattutto, se il “ddl Spiagge” arriverà mai in aula, i partiti di centrodestra hanno annunciato ostruzionismo poiché sono contrari alle evidenze pubbliche delle attuali concessioni.
In particolare, il Senato sarà impegnato con l’approvazione della Finanziaria fino al 25 novembre, e dal giorno successivo si aprirà una finestra di tre settimane dove si dovrà scegliere tra una lunga lista di provvedimenti in attesa dell’approvazione finale: sono infatti almeno sette i testi importanti che devono essere approvati a Palazzo Madama entro la fine della legislatura, ma calcolando una settimana ciascuno (questi i tempi minimi in Senato), solo tre di questi potranno avere il via libera definitiva. E oltre al “ddl Spiagge”, ad attendere il vaglio dei senatori ci sono altre riforme di rilievo come il taglio dei vitalizi agli ex parlamentari, il pacchetto di misure contro lo jihadismo, i ddl su ius soli e biotestamento, quello sulla legalizzazione della cannabis e infine il riordino delle professioni sanitarie.
Dal 18 al 23 dicembre l’aula del Senato è già “prenotata” per un eventuale secondo esame della manovra finanziaria di ritorno dalla Camera, per cui, come detto, i tempi sono molto stretti: entro marzo l’Italia tornerà alle urne poiché l’attuale legislatura sarà giunta alla sua naturale conclusione, e non è affatto scontato che il governo riesca ad attuare la riforma delle concessioni balneari entro tale data. Molti sono insomma gli elementi che fanno presupporre un rinvio della questione al prossimo governo, con la scadenza delle attuali concessioni al 31 dicembre 2020 che si avvicina sempre di più, senza che il settore balneare abbia una legge certa per poter fare investimenti a lungo termine. Ma per quanto riguarda il “ddl Spiagge”, rimane la possibilità di inglobarlo nel decreto fiscale.
L’ipotesi della riforma in Finanziaria
Lo scenario non è da escludere: due senatori del Partito democratico hanno anzi già presentato due emendamenti alla legge Finanziaria (ne abbiamo dato notizia ieri, vedi articolo) per istituire un periodo transitorio dai 30 ai 50 anni in favore delle attuali concessioni, avviando le immediate procedure di gara solo per le spiagge libere. Se approvate, queste misure andrebbero a regolamentare solo alcuni aspetti della complessa “questione balneare”, garantendo comunque una lunga finestra temporale agli attuali operatori prima delle evidenze pubbliche. Ma dando già per scontato che il governo ponga la fiducia sulla Finanziaria, l’unica possibilità per l’approvazione di tali norme è che vengano inserite nel maxi emendamento, e le opposizioni a questa ipotesi saranno di certo molto accese, tra chi sarà contrario a un periodo di tale entità e chi, dall’altra parte, vorrà la totale esclusione delle spiagge dalle gare.
Per il momento, dunque, non resta che aspettare il corso degli eventi, e intanto le sette associazioni che rappresentano gli imprenditori balneari a livello nazionale sono molto divise sulla strategia da portare avanti: sempre per orientare i nostri lettori, cerchiamo di riassumere e semplificare le varie posizioni in campo.
Sib, Fiba, Oasi: ok alla riforma, ma col “piano B”
Sib-Confcommercio, Fiba-Confesercenti e Oasi-Confartigianato si sono sempre dichiarate favorevoli ai contenuti del disegno di legge 4302, pur invitando a chiarire maggiormente alcuni aspetti, a partire dal periodo transitorio (che le tre sigle quantificano in minimo trent’anni) per arrivare ai criteri di calcolo del pieno valore economico delle aziende.
Di recente, queste tre associazioni hanno dichiarato di non essere convinte che ci siano i tempi necessari per portare fino in fondo il disegno di legge, e per questo hanno proposto una strada alternativa: inserire cioè nella legge Finanziaria 2018 i capisaldi della riforma, dal periodo transitorio di 30-50 anni ai criteri per il calcolo del valore aziendale, dalla ridefinizione del concetto di facile/difficile rimozione al riordino dei canoni.
Sib, Fiba e Oasi hanno reso noti gli emendamenti che propongono alla legge Finanziaria: è possibile leggerli in questo articolo, che contiene una lettera firmata dai rispettivi presidenti Riccardo Borgo, Vincenzo Lardinelli e Giorgio Mussoni. E come anticipato sopra, due senatori Pd (Stefania Pezzopane e Salvatore Tomaselli) si sono fatti carico di tali rischieste e hanno presentato due dei tre emendamenti redatti da queste sigle sindacali.
Federbalneari: riforma subito, oppure “atto formale”
Secondo Federbalneari, la riforma delle concessioni balneari può essere approvata così com’è, senza ulteriori emendamenti, in quanto rappresenterebbe l’unica soluzione possibile all’annosa vicenda dei balneari. Per questo, l’associazione presieduta da Renato Papagni ha scritto direttamente al premier Paolo Gentiloni caldeggiando l’immediata calendarizzazione del ddl in Senato (vedi notizia).
Anche Federbalneari ha comunque un “piano B” nel cassetto, nel caso in cui il ddl 4302 non vada in porto: utilizzare cioè una legge già in vigore, la 296/2006, per regolamentare una procedura nota al pubblico come “atto formale”. Tale operazione prevede la possibilità, per il titolare di una concessione demaniale marittima, di presentare un piano di investimenti e partecipare a una procedura di evidenza pubblica in modo da ottenere un nuovo titolo ventennale.
Cna: “opposizione costruttiva” al ddl
Cna Balneatori si è sempre dichiarata contraria alle procedure di evidenza pubblica per le attuali concessioni: secondo questo sindacato, su circa la metà delle spiagge italiane è possibile dare spazio per aprire nuove attività, garantendo così allo stesso tempo la liberalizzazione chiesta dall’Europa e la continuità aziendale per gli imprenditori già in essere.
La posizione di Cna Balneatori in relazione al disegno di legge 4302 è però quella di una “opposizione costruttiva”: il tentativo è cioè quello di modificare il disegno di legge in modo che venga approvato entro questa legislatura, scrivendo esplicitamente che le procedure di gara non riguarderanno le concessioni già esistenti. Un primo passo in questo senso è stato già ottenuto con l’inserimento del concetto di “legittimo affidamento“, assente nella stesura originaria del ddl e aggiunto solo con un emendamento successivo, ma Cna, pur rivendicando il merito di questo risultato, lo ritiene ancora insufficiente (in questo articolo l’ultima dichiarazione del coordinatore di Cna Balneatori Cristiano Tomei che riepiloga le posizioni del sindacato in seguito all’approvazione del ddl alla Camera).
Assobalneari e Itb: “no alle gare e no al ddl”
Anche Assobalneari-Confindustria e Itb Italia rifiutano alle evidenze pubbliche delle concessioni balneari, ma al contrario di Cna, la loro opposizione al disegno di legge 4302 è così totale e radicale che si rifiutano persino di proporre modifiche, chiedendone solamente lo stralcio.
La richiesta di Assobalneari-Confindustria al governo è di rinegoziare la posizione delle spiagge all’interno della direttiva Bolkestein, escludendole dall’ambito della sua applicazione e citando l’esempio di Spagna e Portogallo che hanno istituito lunghe proroghe in favore degli attuali concessionari. Abbiamo intervistato di recente Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari, che in questo articolo riepiloga le sue argomentazioni.
L’Itb Italia di Giuseppe Ricci ha invece il suo cavallo di battaglia nella “sdemanializzazione“: sostenendo che gli stabilimenti balneari sono imprese private a tutti gli effetti, anche se insistono su suolo pubblico, la richiesta di Itb al governo è sempre stata quella di spostare la linea del demanio, privatizzando la porzione di spiaggia su cui sorgono i manufatti.
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