Ha finalmente un corpo la bozza di legge a cui il governo Renzi sta lavorando per attuare la riforma delle concessioni balneari. Il documento non è ancora stato approvato dal consiglio dei ministri né reso pubblico, ma siamo venuti in possesso di una versione che abbiamo deciso di mettere online.
Si confermerebbe così la strada annunciata ormai diversi mesi fa dal ministro agli affari regionali Enrico Costa: esaminando il testo della bozza, emerge che per applicare la direttiva europea Bolkestein in Italia, il governo intenderebbe istituire le evidenze pubbliche delle concessioni balneari solo dopo un “adeguato periodo transitorio” e garantendo comunque il “riconoscimento degli investimenti, dei beni aziendali e del valore commerciale” agli attuali titolari, al fine di indennizzare le attività sviluppatesi in base al precedente contratto di rinnovo automatico delle concessioni. Si tratta di principi più volte ribaditi da vari parlamentari di maggioranza oltre che dallo stesso ministro Costa, che sono stati effettivamente messi nero su bianco nella bozza che pubblichiamo oggi in esclusiva, in attesa di conferme ufficiali da parte del governo.
A rimanere un mistero è il motivo per cui questa legge non sia stata ancora varata in consiglio dei ministri, dal momento che i contenuti sono stati condivisi con la maggior parte delle associazioni di categoria, e soprattutto perché si tratta solo di una serie di principi vaghi che potranno essere attuati solo dopo l’approvazione di questo primo testo. È proprio questo, infatti, il meccanismo di funzionamento della legge-delega: approvare alcuni capisaldi in base ai quali il parlamento può dare al governo la delega per legiferare in materia. Solo una volta ottenuto il via libera dal parlamento, il governo potrà concretizzare i principi in una riforma organica da concludere nei successivi 12-24 mesi.
Il testo della legge
Quella che pubblichiamo è una bozza preliminare, datata 17 maggio 2016 e condivisa con la maggior parte dei sindacati di categoria che, in base alle informazioni in nostro possesso, hanno poi fornito ulteriori suggerimenti per apportare alcuni aggiustamenti al testo. Della stessa bozza esistono perciò altre versioni più recenti, ma il contenuto di base non è lontano da questo, a dimostrazione del fatto che il testo è pronto da tempo, ma la sua approvazione continua a essere rimandata.
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Inoltre non va dimenticato che lo scorso 20 luglio il sottosegretario agli affari europei Sandro Gozi ha incontrato il commissario Lowri Evans proprio per presentare la bozza di legge, che era probabilmente molto vicina a quella che pubblichiamo oggi, e che aveva ricevuto dure critiche da parte della Commissione Ue (come emerge dal verbale ufficiale che abbiamo pubblicato). Questo è un ulteriore motivo che ci fa ritenere che l’attuale bozza di legge possa avere subìto ulteriori modifiche in base alle osservazioni dell’Europa, che non erano affatto rassicuranti.
Perché lo pubblichiamo
È importante divulgare questo testo per far capire a tutti i balneari di che cosa si parla, quando si cita la “legge-delega”: e cioè di una serie di principi, come chiunque può notare leggendo il documento di appena due pagine, in base ai quali il governo ottiene dal parlamento la delega per legiferare in materia.
Approvare il testo è oggi più che mai urgente per risolvere il vuoto normativo in cui gli stabilimenti balneari sono piombati a seguito dell’abrogazione del rinnovo automatico, avvenuta nel 2010 per adeguarsi alla direttiva europea Bolkestein del 2006, ma senza che sia ancora seguita una nuova legge che restituisse un assetto concreto al comparto balneare. Lo scorso ottobre, alla fiera di settore Sun di Rimini, le associazioni di categoria hanno sollecitato l’approvazione del testo entro la fine del 2016, ma a nulla è servito l’appello: tra gli impegni politici concentrati sul referendum di domenica prossima e la successiva manovra di bilancio da approvare entro l’anno, tutto fa presagire che il consiglio dei ministri discuterà la riforma delle concessioni balneari non prima dell’inizio del 2017. Eppure, sarebbe bastato il piccolo passo di approvare un testo già pronto per dare una risposta a un settore in difficoltà da troppi anni. Invece, nel frattempo sono state alcune Regioni costiere – nonostante il demanio marittimo non sia di loro diretta competenza – a lavorare su provvedimenti regionali che da una parte offrono ai balneari l’opportunità di tornare a investire in sicurezza, ma dall’altra parte rischiano di generare disparità tra un territorio e l’altro. Stiamo parlando di Toscana, Campania, Abruzzo, Marche, Emilia-Romagna e Liguria, le cui leggi regionali (già approvate o in approvazione) abbiamo riepilogato ieri in questo articolo.
I contenuti della legge-delega
Riassumiamo ora i principali aspetti contenuti nella bozza che abbiamo pubblicato.
Evidenze pubbliche: La riforma istituirà “procedure di selezione che assicurino garanzie di imparzialità e trasparenza”, ma solo dopo un “adeguato periodo transitorio” la cui entità sarà definita in fase attuativa. Le evidenze pubbliche inoltre riconosceranno “tutela degli investimenti, dei beni aziendali e del valore commerciale”.
Durata dei nuovi titoli: I “limiti minimi e massimi di durata delle concessioni” assicureranno “un uso rispondente all’interesse pubblico” e alle Regioni spetterà il compito di stabilire il “numero massimo di concessioni” per un singolo imprenditore balneare, col vincolo di “garantire adeguata pluralità e differenziazione dell’offerta”.
Revisione dei canoni: Via all’applicazione di “valori tabellari e stima diretta secondo le pluralità dei titoli concessori”, al fine di “superare le criticità connesse all’individuazione di opere di facile e difficile rimozione e all’applicazione dei canoni Omi ai cosiddetti pertinenziali”.
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