di Alex Giuzio
La Regione Campania vuole ridimensionare le strutture degli stabilimenti balneari e renderli più ecosostenibili. È questo il succo di una recente proposta di legge depositata dal consigliere regionale Giuseppe Maisto (Alleanza per l’Italia): oltre libero accesso all’arenile (ribadito dalla proposta, ma già garantito dalla legge italiana), la proposta di Maisto si concentra sul divieto di costruzione di strutture in muratura e non indispensabili alla balneazione, sulla garanzia della vista del mare e sulla riconversione degli attuali stabilimenti in costruzioni con material a impatto zero.
Gli stabilimenti potranno continuare a far pagare i loro servizi, ma l’accesso alla spiaggia dovrà essere libero e le recinzioni non potranno ostruire la visuale sul mare: perciò niente mattoni, né filo spinato e reti metalliche, mentre il legno viene favorito. Lo stabilimento, dice la proposta di legge, sarà obbligato ad abbattere le barriere architettoniche: "Ufficio del gestore, chiosco, cabine, spogliatoi, bagni, servizio docce non devono superare il 30% della superficie in concessione all’azienda". Tempo per adeguarsi in caso di approvazione: un anno. Chi invece vorrà diventare concessionario dopo l’eventuale entrata in vigore della legge, dovrà accettare tali disposizioni per ottenere la concessione.
Le sanzioni previste da Maisto contro chi non rispetterà le nuove regole vanno dai mille ai diecimila euro. Ma quanto costerà alle imprese balneari campane adeguarsi a queste regole? E soprattutto, gli imprenditori saranno disposti a spendere notevoli cifre per rispettare l’eventuale nuova legge, sapendo che nel 2015 c’è il rischio che le loro aziende vengano espropriate dallo Stato? Nella discussione della proposta Maisto sarebbe meglio che questi due quesiti vengano affrontati molto attentamente.
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