di Alex Giuzio
È stato depositato ieri e sarà votato lunedì l’emendamento al decreto Enti locali che salva le concessioni balneari italiane dalla situazione "fuorilegge" in cui si trovano da giovedì scorso, dopo che la Corte di giustizia europea ha annullato la proroga al 2020 facendole tornare alla precedente scadenza del 31 dicembre 2015. «L’emendamento è finalizzato a garantire validità ed efficacia alle concessioni balneari in essere – spiega il ministro agli affari regionali Enrico Costa – e rappresenta un ponte verso la disciplina organica di riordino della materia, che è in via di ultima definizione e che presenteremo a breve. La sentenza della Corte Ue non è e non può essere considerata una riga tracciata sulle storie di migliaia di persone, di famiglie e di imprese che dovranno vedere riconosciute esperienza, professionalità e investimenti».
Inizialmente atteso solo per il prossimo mercoledì (vedi notizia), l’emendamento salva-spiagge ha invece ottenuto la massima priorità e il deputato Antonio Misiani (Pd), relatore del dl Enti locali, ha già depositato ieri il testo e lo ha messo in votazione per dopodomani.
L’emendamento stabilisce che, riguardo alle concessioni balneari, "conservano validità i rapporti già instaurati e pendenti". Questo il testo completo e definitivo, che è stato modificato rispetto a quello redatto due giorni fa (confrontalo):
Dopo il comma 3, aggiungere i seguenti:
3-bis. Nelle more della revisione e del riordino della materia in conformità ai principi di derivazione comunitaria per garantire certezza alle situazioni giuridiche in atto, ed assicurare l’interesse pubblico all’ordinata gestione del demanio senza soluzione di continuità, conservano validità i rapporti già instaurati e pendenti in base all’art. 1, comma 18, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25.
3-ter. All’art. 1, comma 484, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, al primo periodo, sono soppresse le parole “alla data del 30 settembre 2016, entro la quale si provvede” e le parole “il rilascio,”.
Conseguentemente, sostituire la rubrica con la seguente: “Misure urgenti per il patrimonio, le attività culturali e turistiche”.
Con questa norma, dunque, gli attuali imprenditori potranno continuare a lavorare con delle concessioni nuovamente in regola, finché il governo non varerà la riforma generale del demanio marittimo che però, tra la discussione della legge-delega e l’approvazione dei decreti attuativi, potrebbe entrare in vigore non prima del 2018. La bozza di legge, di competenza di diversi ministeri (turismo, economia, affari regionali), è al momento nelle mani del premier Renzi dopo che il ministro Costa ha coordinato i lavori per giungere a un testo il più possibile condiviso.
La strategia del governo
Una volta approvata la norma-ponte nel decreto Enti locali, nei prossimi giorni il governo chiederà al parlamento la delega per riformare le concessioni balneari, presentando il testo di legge a cui ha lavorato nelle ultime settimane. Ma i tempi tecnici di questa riforma richiederanno non meno di 18 mesi – e l’emendamento al voto per lunedì servirà proprio a evitare che le concessioni balneari rimangano così a lungo in un vuoto normativo.
Resta l’incognita sull’entità del periodo transitorio che il governo, tramite il ministro agli affari regionali Enrico Costa, ha più volte promesso di concedere alle attuali imprese balneari in virtù degli investimenti che hanno effettuato sulla base di un precedente contratto di rinnovo automatico delle concessioni, poi abrogato. Ora che la Corte di giustizia europea si è infatti categoricamente espressa contro il concetto di "proroga indistinta" come era appunto quella bocciata, occorrerà un’attenta definizione tecnica di "periodo transitorio" da concedere alle imprese, prima ancora di trattare sulla sua entità (che le associazioni balneari continuano a quantificare in 30 anni, ma senza avere ancora trovato l’appoggio del governo).
Restano positivi, invece, gli altri aspetti che la sentenza della Corte Ue ha aperto e che saranno ripresi nella riforma del governo Renzi: «Per quanto riguarda la questione se dette concessioni debbano essere oggetto di un numero limitato di autorizzazioni per via della scarsità delle risorse naturali, spetta al giudice nazionale verificare se tale requisito sia soddisfatto», sostiene la sentenza, lasciando così aperto uno dei punti su cui le associazioni balneari hanno sempre insistito nel portare avanti la strategia del "doppio binario" (periodo transitorio per le attuali concessioni e immediate evidenze pubbliche solo per le spiagge ancora libere) e rimandando al nostro paese la responsabilità di scegliere.
Ma soprattutto, sostiene la sentenza, «una giustificazione fondata sul principio della tutela del legittimo affidamento richiede una valutazione caso per caso che consenta di dimostrare che il titolare dell’autorizzazione poteva legittimamente aspettarsi il rinnovo della propria autorizzazione e ha effettuato i relativi investimenti». Dunque, pur ricordando che «una siffatta giustificazione non può essere invocata validamente a sostegno di una proroga automatica istituita dal legislatore nazionale e applicata indiscriminatamente a tutte le autorizzazioni in questione», la sentenza apre a una sorta di calcolo da applicare concessione per concessione. Dopodichè, per gli stabilimenti balneari arriveranno molto probabilmente le evidenze pubbliche che le associazioni di categoria hanno contrastato per tanti anni: ma anche in questo caso, il governo ha promesso che i meccanismi di assegnazione terranno conto in misura elevata della professionalità acquisita, istituendo delle premialità tali che per gli attuali concessionari sarà difficile farsi portare via la propria impresa. Se questo corrisponde a verità, si potrà però sapere solo quando sarà uscito il testo di legge che il governo non ha ancora reso pubblico.
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