Attualità

Petizioni, i balneari non si fermano

L'appello lanciato da Federbalneari a interrompere l'iniziativa ha scatenato una reazione contraria.

Ha scatenato una dura reazione il comunicato di Federbalneari che abbiamo pubblicato ieri in merito alle petizioni che numerosi imprenditori stanno presentando contro l’applicazione della direttiva europea Bolkestein alle spiagge italiane. «Le affermazioni riportate nell’articolo sono del tutto prive di logica», ha commentato a caldo Piero Bellandi, che da tecnico ha seguito fino a Bruxelles il percorso di alcune petizioni. «Contrasterebbe infatti con l’istituto della petizione, uno dei pochi strumenti di democrazia diretta in Ue, un suo contenimento attraverso diktat. Basti andare a vedere le petizioni dei cittadini inglesi riguardo la Brexit». Altri numerosi commenti possono essere letti nel post che abbiamo pubblicato sulla nostra pagina facebook per condividere la notizia.

Nel suo comunicato, Federbalneari partiva da una mail ricevuta da Piero Soave, membro della Commissione Petizioni, in cui chiedeva la collaborazione dell’associazione di Renato Papagni a «stabilire un iter comune per incanalare le petizioni concernenti l’impatto sul settore della direttiva 123/2006, evitando la loro frammentazione in petizioni individuali e potenziandone gli effetti per sinergia dei firmatari». Questa richiesta è stata interpretata da Federbalneari per chiedere di interrompere il flusso delle petizioni: «Stanno giungendo troppe petizioni individuali e frammentarie nella sede dell’istituzione comunitaria – ha detto ieri Papagni – senza una logica di coordinamento, che non avranno nessun effetto, se non quello di porre l’Ue in una posizione di chiusura. A chi esorta i colleghi balneari di intasare il sito della Comunità europea con petizioni da tutta Italia diciamo di smettere: l’invasione di petizioni forse non è una buona idea».

Abbiamo pubblicato questo comunicato, come facciamo con qualsiasi notizia inerente al settore balneare, per rendere nota la posizione di Federbalneari, e ci dispiace se il titolo dell’articolo ha contribuito a generare fraintendimenti. Ma è certo che il comunicato ha scatenato una positiva reazione da parte degli imprenditori che stanno credendo in questo strumento, e che si sono al contrario sentiti incitati a continuare nella loro opera. Anche ieri, infatti, il numero dei sostegni e delle petizioni ha continuato ad aumentare. L’esempio dei cittadini inglesi citato da Bellandi è esattamente la strada che stanno praticando i balneari italiani, con l’invio di centinaia di petizioni per denunciare quella che ritengono un’ingustizia. Il momento è delicato e le strumentalizzazioni sono tante, ma era importante chiarire questo aspetto per sottolineare una fondamentale sfumatura che poteva essere passata in maniera poco chiara.

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