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Non solo mare: oggi ci si tuffa anche in fiumi e laghi

Domenica 13 luglio col Big Jump un tuffo per fiumi e laghi più puliti. Con adeguate politiche di tutela delle risorse idriche, potrebbero sorgere nuove località balneari.

Non solo mare. Entro l’anno prossimo anche fiumi e laghi dovrebbero tornare a essere luoghi in cui potersi rinfrescare dal caldo estivo. Potrebbero se, come prevede la direttiva europea Water Framework, verrà raggiunto il “buono” stato ecologico delle acque.

È proprio per accendere i riflettori sulla qualità di fiumi e laghi che domenica 13 luglio Legambiente organizza in tutta Italia il Big Jump, il tuffo simbolico che si terrà in contemporanea alle ore 15 nei corsi d’acqua europei su iniziativa dell’European Rivers Network (ERN). Protagonista italiano il Po, con tre Big Jump lungo il suo corso: a Villafranca Piemonte, dove è stata organizzata anche una discesa in rafting; a Torino, con un tuffo davanti ai Murazzi e infine a Sissa Trecasali (Parma) dove, con la partecipazione dei comuni rivieraschi parmigiani, sarà allestito un vero e proprio stabilimento balneare.

Scendendo a Sud, a Solofra (Avellino) il Big Jump sarà l’occasione per parlare del grado di sofferenza del torrente Solofrana, affluente del Sarno, e delle potenzialità degli opifici, ora abbandonati, che insistono lungo le sue sponde. Ma ci si tufferà anche alla sorgente del Sarno nel Rio Santa Marina. Sul Ticino, a Turbigo (Milano) dopo i tuffi è in programma la Regata di barcè con spuntoni, tradizionali imbarcazioni dal fondo piatto spinte da due barcaioli con un lungo spuntone. Sempre in Lombardia, doppio Big Jump sul fiume Olona, a Malnate (Varese) e a Parabiago (Milano), dove ci sarà l’occasione per scoprire la biodiversità del fiume attraverso un laboratorio esperienziale. Big Jump in programma anche a Subiaco (Roma) nell’Aniene, a Gauna (Torino) nel torrente Chiusella e a San Giovanni di Musestre (Treviso) nel torrente Musestrelle.

Da tempo l’Europa richiama l’Italia, a partire dall’approvazione della direttiva 2000/60, ad avere corsi d’acqua in buono stato. Il 22 dicembre 2015 scade il termine per il raggiungimento degli obiettivi ambientali previsti dalla direttiva, in termini di conseguimento (o mantenimento) del “buono stato ecologico” per tutti i corpi idrici. Ma continuano a essere pochi in Italia i casi in cui si è investito sui corsi d’acqua con interventi di riqualificazione, rinaturalizzazione, prevenzione e mitigazione del rischio e insieme di tutela degli ecosistemi.

«I Big Jump di questa domenica – spiega Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – vogliono richiamare l’attenzione sull’urgenza di una seria e concreta politica di tutela dei fiumi. Occorrono piani strategici che puntino a ridurre i prelievi a causa dei diversi usi dell’acqua e i carichi inquinanti, ricorrendo anche a misure come la riqualificazione e la rinaturalizzazione delle sponde, la fitodepurazione, il riutilizzo delle acque ai fini industriali e irrigui e la ricerca di soluzioni al problema dell’artificializzazione dei corsi d’acqua e dell’impermeabilizzazione dei suoli. Occorre armonizzare e coordinare i tanti livelli di pianificazione oggi esistenti in materia di risorse idriche e applicare strumenti di partecipazione adeguati, seguendo l’esempio delle tante e positive esperienze dei Contratti di fiume avviati nel Paese. Se non dovesse innescarsi questo processo virtuoso, oltre al danno ambientale si aggiungerebbe la beffa sul piano economico, con pesanti sanzioni per il mancato rispetto delle direttive europee».

I numeri raccolti dall’Agenzia Europea per l’Ambiente nel 2012 (dati 2009), che ancora oggi rappresentano l’ultimo quadro di riepilogo sul tema, rivelano che nel 2009 erano il 42% i corpi idrici superficiali europei che godevano di un “buono“ o “elevato” stato ecologico. In Italia la situazione è peggiore: innanzitutto non si conosce lo stato ecologico del 56% e lo stato chimico del 78% delle acque superficiali; i corpi idrici che ricadono nelle classi “elevato” e “buono” per lo stato ecologico sono complessivamente il 25%, mentre per lo stato chimico sono in classe “buono” il 18% delle acque superficiali monitorate.

Un dato che merita particolare attenzione è anche quello che riguarda le previsioni di raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici superficiali in Italia: dall’attuale 25% valutato in un “buono” o migliore stato ecologico, secondo le informazioni comunicate alla Commissione europea, la percentuale dovrebbe salire soltanto al 28,8 entro il 2015.

Un contributo importante al cattivo stato di salute di fiumi e laghi italiani è dato dall’emissione in acqua di svariate sostanze industriali. Dal registro europeo delle emissioni emerge infatti che nel nostro Paese nel 2011 sono state emesse oltre 140 tonnellate di metalli pesanti direttamente nei corpi idrici e quasi 2,8 milioni di tonnellate di sostanze inorganiche. Anche le emissioni di arsenico, cadmio, mercurio e nickel, risultano maggiori in Italia rispetto a quelle degli altri grandi Paesi europei maggiormente industrializzati (Francia, Germania e Regno Unito), con possibili gravi conseguenze sanitarie legate all’uso dell’acqua contaminata.

Per consultare il dossier di Legambiente sulla qualità delle acque, clicca qui.

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Legambiente

Legambiente è un'associazione ambientalista italiana, fondata nel 1980.
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