I balneari del gruppo "No articolo 49" continuano le loro azioni legali a tutela delle imprese. Ieri a Livorno una delegazione formata da semplici imprenditori e da rappresentanti di Fiba-Confesercenti Toscana e del Consorzio Riviera Toscana si è incontrata con la redazione de Il Tirreno e con gli avvocati Righi e Nesi, incaricati dai balneari di difendere i propri diritti.
«Con questo incontro – spiega il gruppo "No articolo 49" – abbiamo voluto illustrare al giornale più rappresentativo della costa toscana le ultime azioni intraprese a livello giuridico da più di trecento aziende balneari, per lo più toscane, al fine di tutelare le proprie aziende in questa delicata fase della categoria. Dal 2009 chiediamo a gran voce e insistentemente una riforma organica del settore, ma purtroppo i vari governi succedutisi negli anni hanno completamente ignorato tali appelli e le problematiche derivate da un’applicazione tout-court della direttiva Servizi. La ormai famigerata "Bolkestein" vorrebbe semplificare e liberalizzare un settore molto più complesso di quel che sembra. Tutti i governi hanno approcciato il problema "Bolkestein" prima in modo superficiale e demagogico e poi, accortisi dell’oggettiva difficoltà di applicare questa direttiva al nostro settore, in modo sbagliato e confuso. Ora siamo giunti al paradosso che un governo attenda una sentenza della Corte di giustizia europea in merito alla legittimità di una proroga richiesta dal parlamento stesso per avere il tempo di istruire una riforma organica del settore».
«Vista l’inerzia della politica – prosegue il comunicato – abbiamo deciso di rompere gli indugi e scelto non solo di appoggiare gli avvocati nella difesa in Corte di giustizia europea, ma anche di ingaggiare lo studio legale Righi Nesi e Morbidelli per due azioni legali a difesa dell’intera categoria. La prima iniziativa, con cui abbiamo dato anche vita al gruppo "No articolo 49" arrivando a 320 aziende dopo svariati incontri sul territorio, è quella contro l’articolo 49 del Codice della navigazione, che recita testualmente: "Devoluzione delle opere non amovibili. Salvo che sia diversamente stabilito nell’atto di concessione, quando venga a cessare la concessione, le opere non amovibili, costruite sulla zona demaniale, restano acquisite dallo stato, senza alcun compenso o rimborso, salva la facoltà dell’autorità concedente di ordinarne la demolizione con la restituzione del bene demaniale nel pristino stato". Fino a quando era in vigore il diritto l’insistenza non ci siamo mai preoccupati della sua esistenza, ma ora, da quando è stato abrogato, riteniamo opportuno cercare di dichiararlo incostituzionale perché contrario a tutti i trattati e leggi successive che riconoscono come fondamentale e imprescindibile il riconoscimento del valore di un azienda».
Per questo, lo studio legale Righi Nesi e Morbidelli lo scorso 18 settembre ha presentato al tribunale di Firenze l’atto di citazione collettiva. Grazie a 15 stabilimenti balneari "pilota" presi su tutta la costa toscana, rientranti della giurisdizione di Firenze e rappresentativi del comparto, «puntiamo a dimostrare l’effettivo valore commerciale delle nostre aziende fino alla corte costituzionale in modo da modificare sostanzialmente l’articolo 49» spiegano i balneari aderenti al gruppo.
Ma oltre a questo atto per difendere le loro aziende, gli imprenditori balneari del "No articolo 49" hanno portato avanti una seconda azione: «In questo caso, lo scopo – spiegano – è dare forza alle tesi già portate in Europa nei ricorsi sulla proroga in Corte di giustizia europea, e sostanzialmente mira ad attaccare la direttiva Servizi. La recente sentenza del giudice italiano, secondo cui gli operatori balneari sarebbero titolari di un bene e non di un servizio (Tar Toscana, sentenza 328/2015), che riconosce la proprietà superficiaria è stata oggetto di un’interrogazione alla Commissione europea: si chiede se la Commissione avesse rilevato l’importanza di questa sentenza con riferimento all’applicabilità della direttiva servizi alle imprese balneari. La risposta della Commissione è del 2 settembre 2015, nella quale si dice che “la questione riguarda il diritto nazionale” e prevale quindi l’applicazione dell’art. 12 della direttiva Servizi sul riconoscimento del diritto di proprietà. Ritenendo sbagliato questo parere, il 26 ottobre 2015 abbiamo considerato opportuno opporci presso il Tribunale di prima istanza della comunità europea, forti della sentenza del 30 aprile 2014 della Corte di giustizia: “quando la normativa nazionale rientra nell’ambito di applicazione del diritto dell’Unione, non possono esistere casi rientranti nel diritto dell’Unione senza che tali diritti fondamentali non trovino applicazione." Riteniamo quindi non corretta l’applicazione della direttiva Servizi al nostro comparto da parte della commissione Ue perché in palese contrasto con l’articolo 17 della Carta dei diritti fondamentali, quello sul "diritto di proprietà". Per cui, in caso di esito positivo per i ricorrenti, si potrebbe interagire sulla applicazione della direttiva Servizi stessa, contestando alla radice la ricostruzione che fa la Commissione europea che ci vede esclusivamente come semplici autorizzazioni e non concessioni di beni quali in realtà siamo».
Tutti i balneari possono ancora partecipare a queste due azioni legali e a nuove eventuali. Per maggiori informazioni basta scrivere a ricorsoart49@gmail.com.
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