I balneari del fronte “no alle aste” sono in agitazione e convocano un presidio di protesta al Sun di Rimini, la fiera internazionale del settore in programma tra due settimane. I più accesi oppositori al disegno di legge del governo, che intende istituire le evidenze pubbliche sugli stabilimenti balneari italiani per adeguarsi alla direttiva europea Bolkestein, faranno sentire la loro voce la mattina del 13 ottobre, proprio tre giorni prima che inizi la discussione del testo alla Camera dei deputati (vedi notizia). A organizzare la manifestazione sono alcuni gruppi extrasindacali che si oppongono categoricamente a qualsiasi forma di gara sulle spiagge, come il comitato Salvataggio imprese e turismo e l’associazione Donnedamare.
Il presidio avrà inizio alle 9.30 all’ingresso est della fiera di Rimini. Inoltre alle ore 13 nella sala Sisto Neri 2 si terrà una “assemblea della base balneare“, organizzata dagli stessi gruppi per spiegare le ragioni della protesta. Molti politici sono stati invitati ad ascoltare seduti in platea, a partire dai relatori del disegno di legge Tiziano Arlotti e Sergio Pizzolante, ma ancora non è noto chi ha accettato l’invito.
«La direttiva Bolkestein ha degli effetti negativi nei confronti dei balneari – spiega Emiliano Favilla, presidente del comitato Salvaimprese – distruggendo migliaia di piccole aziende e con esse un modello di turismo che ha fatto la storia e ancora rappresenta un fattore importante per l’economia del nostro paese. Questa consapevolezza non adeguatamente radicata nella politica in generale e, purtroppo, neppure nella maggior parte dei sindacati di categoria, fa sì che si sia creato un distacco tra la base e buona parte delle rappresentanze politiche e sindacali. Tutto questo ha creato pure un disorientamento tra i balneari: da una parte sfiducia e mortificazione e dall’altra incredulità e menefreghismo».
«È perciò necessario riportare la categoria a stare con i piedi per terra per valutare bene i pericoli e concentrarsi sul cosa fare – prosegue Favilla – e in questo contesto non basta un confronto serrato tra i balneari, ma bisogna trovare il modo per costringere la politica e le rappresentanze sindacali a uscire da facili e superficiali analisi. Bisogna che tutti gli interlocutori riconoscano che applicare le aste della Bolkstein porta a delle situazioni devastanti e ingovernabili, non solo per gli imprenditori del settore e dell’indotto, ma anche per le istituzioni competenti che sarebbero impossibilitate a gestire l’enorme fardello giuridico-burocratico. Questo vale non solo per gli enti ma anche per la stessa magistratura, quindi tutti si troverebbero oberati da pesanti pastoie burocratiche e da migliaia di ricorsi giudiziari che si protrarrebbero per anni. Bisogna inoltre far capire che le aste sono moralmente ingiuste e devastanti per le piccole imprese balneari, nate nel tempo con altre leggi e altri presupposti, dove gli addetti hanno fatto non solo investimenti a loro totale carico, ma anche una scelta di vita assieme ai propri nuclei familiari. Gli imprenditori balneari sanno che la loro concessione non è mai totalmente garantita perché per necessità di utilità pubblica o per inadempienze può essere revocata in qualsiasi momento, ma certo nessuno immaginava che si poteva perdere (e con essa tutte le proprietà immobiliari regolarmente costruite che vi insistono sopra) perché vadano nelle mani di altri soggetti privati che non sono proprietari degli immobili e che non hanno fatto lo stesso excursus d’investimenti. Proprio per affrontare questi problemi, proponiamo l’assemblea di base a Rimini il 13 ottobre, in alternativa a quella di quei sindacati che da anni non hanno mai voluto confrontarsi correttamente con la base. L’assemblea di base deve essere gestita democraticamente dal basso, coinvolgendo tutti i comitati e tutti i balneari disponibili che in questi anni si sono battuti contro la Bolkestein».
© RIPRODUZIONE RISERVATA