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Molte donne ma pochi giovani: tutti i numeri del settore balneare

Gli stabilimenti italiani superano la media nazionale sull'imprenditoria femminile, ma sono pochissimi i titolari under 35. I dati di Unioncamere regione per regione.

La Romagna è la regione con più stabilimenti balneari, ben 1.064 (il 13% del totale nazionale). Seguono Toscana (892 stabilimenti) e la Liguria (801), ma quelle più in crescita sono la Calabria e la Campania, dove gli stabilimenti balneari sono raddoppiati negli ultimi dieci anni. Tuttavia il settore non è affatto giovane: le imprese balneari guidate da under 35 sono appena 427, meno del 5% del totale, un’anomalia rispetto alle altre aziende italiane che in media hanno l’8,7% di titolari sotto i 35 anni. Ma a compensare questo dato c’è l’elevata presenza di imprenditoria femminile: uno stabilimento su quattro è condotto da una donna, una percentuale molto superiore alla media nazionale del 21%.

È il quadro che emerge dall’indagine Unioncamere sui dati del Registro delle Camere di commercio relativi agli stabilimenti balneari italiani. Su un totale di 8.002 imprese (+2,4% rispetto allo scorso anno, vedi notizia), 1.064 si trovano in riviera romagnola che si conferma la “regina” del settore balneare anche nella classifica tra Comuni: tra le prime sette località d’Italia con il maggiore numero di stabilimenti balneari, infatti, cinque si trovano in questa regione, ovvero Ravenna (194), Cervia (164), Rimini (155), Riccione (120) e Cesenatico (112).

Dal 2009, spiega l’indagine di Unioncamere, gli stabilimenti balneari sono aumentati di 1.421 unità, arrivando quest’anno a superare gli 8.000 e ad assestarsi su una media di circa uno stabilimento per ogni chilometro di litorale italiano. Un dato che va a mediare tra località con una densità molto elevata di imprese sulla spiaggia (il record lo detiene Camaiore, con 92 imprese lungo 3 km di costa) e regioni come la Puglia, dove invece esistono ancora ampissime porzioni di spiagge libere.

Se dai dati di Unioncamere emerge come il settore balneare sia più sviluppato nelle regioni del centro-nord, è anche vero che qui non esistono quasi più margini di crescita, mentre le regioni del sud fanno da padrone per quanto riguarda l’aumento di stabilimenti balneari: negli ultimi dieci anni la crescita più rilevante in termini assoluti ha interessato la Calabria (+278 imprese, il doppio dal 2009); seguono Campania (+190 attività), Puglia (+184) e Sicilia (+183).

Per quanto riguarda l’organizzazione imprenditoriale, quasi in uno stabilimento su due (il 44,5% per la precisione) c’è la formula della società di persone, a confermare la frequente conduzione familiare di questo tipo di attività. La restante metà si suddivide a sua volta in due universi speculari: un 26,5% fatto di società di capitali e un 26,3% costituito da imprese individuali (solo il 2,7% la quota di consorzi e cooperative).

Prendendo in esame le quasi duemila società di capitale per cui sono disponibili i dati di bilancio, la foto restituita dal Registro delle imprese disegna l’identikit di un settore popolato per il 52,5% da realtà al di sotto dei 250mila euro di fatturato. Il 15,4% si colloca tra i 250 e 500mila euro, il 7,8% è nella fascia tra 500mila e 1 milione mentre un piccolo drappello (il 3,4%) totalizza a fine anno incassi superiori ai sei zeri.

Quanto alla governance, un’impresa balneare su quattro (il 25,1%, corrispondenti a 1.713 attività) è guidata da donne, una percentuale superiore alla media di imprese femminili sul totale nazionale (21,9%). Le donne balneari sono particolarmente presenti in Friuli Venezia Giulia (30,8% del totale), Calabria (29,6%) e Toscana (29,6%). In Veneto (12,6%) la quota di imprese balneari rosa più bassa. Guardando, infine, alla data di nascita dei titolari, il settore è ancora troppo “anziano”: le imprese guidate da under 35 sono infatti 427 (il 6,3% del totale, un dato al di sotto della media nazionale di imprese giovanili che si assesta sull’8,7%).

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