Attualità

Manovra, insorgono gli operatori balneari

Il governo decide l'abolizione di 25 aprile, 1° maggio e 2 giugno: tre feste vitali per il turismo italiano, senza le quali la stagione verra' troncata.

di Alex Giuzio

Non bastava la direttiva Bolkestein, che impone la messa all’asta delle concessioni demaniali nel 2015. Adesso gli operatori balneari devono fare i conti con un altro problema: l’abolizione delle feste civili decisa dall’ultima manovra economica, varata dal governo italiano venerdì sera in seguito alle forti pressioni dell’Unione Europea. Le feste oggetto di taglio sono il 25 aprile (festa della liberazione), il 1° maggio (festa del lavoro) e il 2 giugno (festa della Repubblica): tre giorni vitali per il turismo italiano, dato che generano dei ‘ponti’ festivi durante i quali i nostri connazionali si spostano tradizionalmente in spiaggia. Vacanze corte in cui nessuno va all’estero perchè il poco tempo non lo permette, ma vacanze abbastanza lunghe per passare tre o quattro giorni sulla riviera ligure, toscana, romagnola o pugliese, a seconda dei gusti e della possibilità.

Infatti è dai litorali di tutta Italia che si alza la protesta contro la decisione del governo, il quale ha pensato alle conseguenze positive in merito ai lavoratori pubblici, ma senza considerare che senza feste il turismo italiano, che genera molto più indotto (almeno il 12% del Pil secondo le stime della Farnesina), verrà letteralmente troncato a metà: agli stabilimenti balneari converrà aprire le porte non più a Pasqua, bensì a metà giugno.

«Siamo sicuri che la decisione del governo sarà un beneficio per le casse dello Stato? Oppure bloccherà il ben più redditizio comparto turistico?», si chiede retoricamente il presidente della Cooperativa bagnini di Cervia Danilo Piraccini, a cui fa eco l’assessore al turismo dell’Emilia Romagna Maurizio Melucci: «Il danno all’industria vacanziera non verrà compensato dai vantaggi all’industria, e prendo atto che in merito a ciò il ministro del turimo non ha detto una parola». È infatti contro Michela Vittoria Brambilla che i balneari se la prendono: il ministro, più volte sbeffeggiato dagli operaturi turistici per la sua inattività, anche in questo caso non si è affatto pronunciato in difesa del settore che rappresenta, nonostante la decisione del governo era palesemente in contrasto con gli interessi dei balneari e degli operatori turistici in generale.

Continuano, intanto, i furiosi commenti. Si chiede il sindaco di Forte dei Marmi Umberto Buratti: «Ma il governo sa che l’Italia vive di cultura e turismo, o se ne è dimenticato?». Ancora più critico l’assesore alle vacanze della Liguria Angelo Berlangieri: «L’abolizione delle feste civili è una misura da togliere dal decreto. Il turismo italiano è sempre più legato al mordi e fuggi, e senza questi tre vitali festivi il danno sarebbe enorme. Per risparmiare dieci, si perde mille». Curiosamente, al contrario di quest’anno in cui il 25 aprile e il 1° maggio sono caduti di lunedì e domenica, penalizzando dunque gli introiti turistici, nel 2012 il 25 aprile cadrà di mercoledì, il 1° maggio di martedì e il 2 giugno di sabato, creando dunque tre ghiotti ponti a cui però gli operatori turistici dovranno rinunciare, a causa della dannosa scelta del governo già convalidata dal presidente Napolitano.

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