di Alex Giuzio
Forse aveva ragione chi invitava a restare cauti e a non esultare troppo in fretta. Perché l’iter dell’emendamento Bubbico-Vicari al decreto sviluppo bis, che posticiperebbe la scadenza delle attuali concessioni demaniali marittime dal 2015 al 2045, si fa sempre più contestato. Non solo perché sembra che il governo, oltre a essere contrario a tale proroga, chiederà la fiducia sul decreto sviluppo (accettando di conseguenza un solo maxiemendamento, che potrebbe anche non contenere la proroga). Ma anche perché oggi l’Unione europea ha fatto sapere di essere contraria al posticipo della scadenza delle concessioni. La votazione dell’emendamento è imminente, ma questo parere (che non è una bocciatura ufficiale) potrebbe influenzarne l’esito.
Così si è espresso oggi all’Ansa Stefaan De Rynck, portavoce del commissario europeo per il mercato interno Michel Barnier (nella foto): «Un rinnovo automatico di 30 anni non sarebbe compatibile con quanto prevede il diritto comunitario. Le concessioni degli stabilimenti balneari dovrebbero essere accordate per un periodo di tempo appropriato e limitato, e non dovrebbero essere aperte a rinnovi automatici né dare alcun altro tipo di vantaggio al gestore la cui autorizzazione è scaduta. Un’estensione di 30 anni di tutte le concessioni attuali sarebbe incompatibile con le leggi Ue».
La disinformazione del portavoce De Rynck è palese. L’emendamento firmato dai senatori della decima commissione Filippo Bubbico (Pd) e Simona Vicari (Pdl), infatti, non prevede un rinnovo automatico trentennale, bensì una semplice proroga della scadenza, in modo da permettere agli imprenditori di spiaggia di recuperare gli investimenti effettuati e pagare i mutui bancari più recenti: dopo che, a novembre 2011, il governo Monti ha abrogato il rinnovo automatico delle concessioni demaniali marittime, determinandone la scadenza nel 2015, i balneari sono rimasti nell’incertezza normativa e senza più il contratto con lo Stato che stava generando investimenti e profitti. La proroga trentennale servirebbe proprio a garantire agli imprenditori balneari un margine più ampio di sicurezza, e al governo di studiare una legge efficace senza avere l’imminente scadenza nel 2015 sulle spalle.
Ma, forse, l’errore di De Rynck è frutto di un’informazione distorta fornita dai media mainstream: la stampa e i telegiornali nazionali hanno dato la proroga per scontata, seppure si trattasse solo di un emendamento ancora da approvare. In questo modo, la categoria balneare si è attirata le critiche degli ambientalisti (Wwf) e delle associazioni dei consumatori (Federconsumatori), seppure la proroga non fosse ancora stata approvata. E oggi è arrivato anche il commento negativo dell’Unione europea. Un parere che appare molto strano anche per un altro motivo: la proposta di legge del governo spagnolo, presentata ormai tre mesi fa, che intende prorogare le concessioni del demanio marittimo iberico di ben 75 anni, non solo non è stata criticata da Bruxelles, ma ha persino ricevuto un elogio da parte del commissario europeo alla giustizia Viviane Reding (vedi comunicato ufficiale).
Tali stranezze sono state fatte notare duramente da Riccardo Borgo, presidente del Sindacato Italiano Balneari: «Meraviglia la pronta presa di posizione del portavoce Stefaan De Rynck, per il quale l’eventuale proroga di 30 anni delle concessioni demaniali marittime, che il parlamento italiano si accinge a emanare per evitare un colossale e pericolosissimo contenzioso, "non sarebbe compatibile con quanto prevede il diritto comunitario". Infatti questa dichiarazione contrasta con quanto più volte dichiarato dallo stesso commissario al mercato interno Barnier sulla disponibilità e la collaborazione dei suoi uffici, con il governo italiano, per "un congruo periodo transitorio" da assicurare alle imprese esistenti che potrebbero essere danneggiate dall’applicazione della direttiva servizi (dalla lettera del 20 settembre 2010 al vicepresidente del Parlamento europeo Pittella in poi). È evidente la disparità di trattamento fra le imprese turistiche italiane con quelle operanti negli altri paesi europei che hanno una durata ben più lunga dei sei anni concessi in Italia (in Portogallo 75 anni, in Spagna 30 anni, in Croazia sino a 99 anni, eccetera), così come è evidente il rischio di contenzioso per il venir meno di istituti giuridici quali il diritto di insistenza sui quali le imprese italiane hanno sin qui fatto affidamento. Ma ciò che rende davvero sconcertante e intollerabile la dichiarazione del portavoce De Rynck è che, a distanza di ben quattro mesi dal suo annuncio, nessuna dichiarazione di contrarietà è stata fatta dal commissario Barnier su un analogo progetto di legge, il n. 121 00029, che il governo spagnolo ha varato, che il parlamento di quel paese sta approvando e che dispone una proroga (addirittura di 75 anni) per le concessioni demaniali marittime iberiche esistenti. Anzi, su tale progetto di legge la commissaria europea alla giustizia Viviane Reding si è dichiarata favorevole, ponendo l’accento sulla necessità di tutelare la "certezza giuridica per i cittadini e le imprese". A questo punto è opportuno che la Commissione europea, prima di avventurarsi in dichiarazioni sconcertanti, chiarisca se i diritti che si intendono tutelare per le imprese spagnole non possano essere garantite anche a quelle italiane, e se l’elementare principio di civiltà giuridica della certezza del diritto e del legittimo affidamento valga solo per la Spagna e non per l’Italia».
Aggiunge ulteriori critiche il presidente di Sib Emilia-Romagna Giancarlo Cappelli: «Ci chiediamo se l’Europa conosca la realtà italiana, e confermiamo che sono giustificati i legittimi sospetti che avevamo sui nostri ministri, i quali non hanno mai affrontato con convinzione, nelle sedi della Comunità europea, il problema dei balneari italiani. La Commissione sta invitando il governo italiano ad adottare regole compatibili con la direttiva Bolkestein, e al governo italiano non sembra vero di riuscire a trovare una conclusione condivisa, perché si è capito bene che i ministri del governo Monti non vogliano trovare una soluzione positiva al settore balneare. Sono dunque le multinazionali che riscuotono maggiore affidamento? I gestori attuali, che hanno fatto enormi sacrifici per dare al turismo balneare credibilità e professionalità, oggi non servono più? Avevamo chiesto prudenza, niente entusiasmi fino all’approvazione dell’emendamento alla X Commissione del Senato, perché le sorprese sono dietro l’angolo: noi abbiamo dietro l’angolo l’Europa e il governo italiano che sono contro le nostre aziende».
Lucido anche il commento del Comitato Balneari Liguria: «Quella di oggi è l’ennesima entrata a gamba tesa nella questione balneare italiana di questo potente organo europeo; intervento aggravato dal fatto che viene effettuato in un momento in cui la decisione contestata non è ancora stata assunta. Indebita e inaccettabile ingerenza rispetto all’autonomia di uno Stato sovrano. Vedremo quali saranno le reazioni del parlamento, che non potrà far finta di niente. Quanto al governo, ci permettiamo di suggerirgli che se 30 anni di proroga all’Europa non vanno bene, 75 andrebbero meglio. Spagna insegna».
Le sconcertanti notizie di oggi hanno provocato un enorme mobilitazione dei balneari italiani, che su internet hanno cercato di informare il più possibile la stampa e i politici italiani ed europei sugli errori commessi. L’eurodeputato leghista Claudio Morganti ha pensato a intermediare con la commissione Ue: «Appena appresa la notizia ho chiamato gli uffici del commissario Barnier e gli ho spiegato che l’emendamento non trattava il rinnovo automatico, bensì la proroga. Il direttore generale Kramer mi ha di nuovo detto che sulla proroga sono disponibili, ma non per 30 anni: al massimo 15. E deve essere il governo a venire a trattare».
Domani a Roma sono in programma diverse riunioni dei sindacati e dei comitati balneari, che faranno il punto della situazione e decideranno come mobilitarsi. Una su tutte, quella al Port Royal di Torvaianica alle ore 15.30. Nel frattempo, l’emendamento sulla proroga trentennale attende ancora di essere approvato.
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