L’Italia è entrata nella top ten europea sulla qualità delle acque balneari, classificandosi in nona posizione. Il giudizio arriva dal rapporto Ue 2018 sulle acque balneabili, realizzato dalla Commissione europea e dall’Agenzia europea per l’ambiente (Eea), che sottolinea come la percentuale di acque balneabili italiane classificata come “eccellente” e “buona” ammonti al 95,2% del totale, di cui il 90% eccellente e il 5,2% buona. Un dato molto superiore alla media europea, che si assesta all’85%. Davanti all’Italia ci sono Cipro (99,1%), Malta (98,9%), Austria (97,3%, riferiti ai laghi), Grecia (97%) e Germania (92,7%).
Il traguardo italiano è tuttavia in parte offuscato da un altro record negativo: nello stesso rapporto, infatti, si sottolinea anche che l’Italia è prima in Europa per la quantità di siti balneabili di bassa qualità, che ammontano a ben 89, quasi il doppio rispetto a Francia (54) e Spagna (50). I siti balneari italiani di scarsa qualità, rileva il rapporto Ue, sono aumentati rispetto a un anno fa da 79 a 89.
L’apparente disparità tra i due fatti è dovuto semplicemente all’enorme lunghezza delle coste della nostra penisola, quasi 7.500 chilometri, in cui si articolano sia la grande quantità di acque di eccellenza sia i siti inquinati. L’Italia è infatti il paese europeo con il maggior numero di acque di balneazione, che ammontano a oltre un quarto del totale europeo (22.131 chilometri). Seguono la Francia con 3.351, la Germania con 2.289 (in questo caso per la maggior parte di acque interne), la Spagna con 2.228 e la Grecia con 1.598.
Complessivamente, i bacini italiani analizzati rappresentano il 25% di tutte le acque balneabili nell’Ue. Per la restante quota di acque balneabili in Italia, il 2,1% risulta di qualità sufficiente, l’1,6% scarsa e l’1,2% non classificata per campionamenti insufficienti.
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