Ambiente Attualità

L’Italia del turismo dove si scaricano le feci in mare

Il divieto di balneazione in gran parte della costa romagnola fa riflettere sulle gravi carenze dei sistemi fognari in tutta la penisola.

di Alex Giuzio

I turisti in vacanza in riviera romagnola non sono per nulla felici della notizia: oggi è temporaneamente vietato fare il bagno in numerosi tratti di costa tra Cervia, Cesenatico, Rimini e Riccione, ma anche in località meno quotate come Gatteo, Savignano e San Mauro. Il motivo, poi, è ancora meno piacevole: il divieto di balneazione è una conseguenza del livello troppo elevato di batteri Escherichia coli, cioè quelli della volgarmente detta "cacca".

In realtà non è accaduto niente di nuovo: come spesso capita quando piove, in vari Comuni sono state aperte le paratoie per effettuare lo sversamento in mare dei liquami, con conseguente divieto di balneazione finché i livelli non torneranno entro i limiti di legge.

Questa volta, però, tra le immagini raccapriccianti che stanno girando sul web e la grande estensione dei tratti di costa vietati alla balneazione (vedi mappa), la notizia ha assunto una portata eclatante, che richiede di fermarsi a riflettere.

In Italia, la direttiva comunitaria "Marine Strategy" per la riduzione dei rifiuti e degli sversamenti in acqua non è ancora stata applicata e in 11 regioni costiere su 15 si scaricano ancora le feci in mare. I Comuni costieri dotati di depuratore sono pochissimi e spesso quelli esistenti sono insufficienti o funzionano male (lo dimostrano i numerosi assorbenti e cotton fioc contati venti giorni fa da Legambiente nell’indagine Beach Litter).

Naturalmente non si sta facendo di tutta l’erba un fascio. Esistono anche molti esempi virtuosi, compresa la riviera romagnola dove è in corso la più grande opera di risanamento idrico in Italia: dal 2013 il sindaco Andrea Gnassi sta dotando Rimini di un grande sistema di depurazione che sarà terminato nel 2020, grazie a un investimento di 154 milioni di euro per superare completamente gli attuali 11 scarichi a mare.

In generale, però, la situazione è preoccupante e una denuncia dura e consapevole va fatta, soprattutto perché l’Unione europea nel 2009 ha messo l’Italia in procedura di infrazione proprio per i problemi di cui stiamo parlando.

Oltre che la legalità, la salute e l’ambiente, il discorso richiama il buonsenso: andando avanti tutte le estati a proclamare divieti di balneazione, i turisti stanno cominciando a essere sempre più consapevoli di questa problematica e non sono certo felici di sapere cosa viene versato nel luogo in cui fanno il bagno. Il che fa emergere le vere necessità di cui gli imprenditori turistici costieri, prime vittime di questa grave carenza, dovrebbero farsi portavoce: prima di discutere di strategie per l’incremento del turismo, di "grandi opere" e di viabilità, forse è bene concentrare il dibattito sui depuratori di cui la nostra penisola ha bisogno.

AGGIORNAMENTO DEL 16/6/2016: Il giorno successivo a questo articolo, i livelli di E.coli sono tornati nella norma e i divieti di balneazione sono stati revocati (vedi notizia).

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