Dalla prossima stagione, per amministrazioni comunali e stabilimenti balneari sarà più semplice raccogliere il materiale legnoso spiaggiato a seguito delle mareggiate. Nella legge “Salvamare“, approvata ieri alla Camera, è stato infatti accolto l’emendamento grazie al quale la legna spiaggiata non sarà più considerata come rifiuto speciale bensì come biomassa, snellendo dunque le procedure burocratiche e i costi per la sua raccolta, e soprattutto consentendo di usarlo per la produzione di energia.
Cosa prevede la legge “Salvamare”
La legge “Salvamare” ha per oggetto principale il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne. In particolare, il ddl è nato allo scopo di risolvere un problema normativo che induceva i pescatori a ributtare in mare i rifiuti pescati: questi infatti erano considerati come un rifiuto speciale e dunque il loro trasporto a terra comportava il pagamento di costi salati per lo smaltimento, peraltro a seguito di lunghe procedure burocratiche di cui occuparsi.
Grazie al “Salvamare”, invece, ora i pescatori potranno portare a riva i rifiuti pescati e smaltirli gratuitamente nelle isole ecologiche. La legge inoltre incentiva le attività di pesca sostenibile, premiando per esempio chi usa cassette di legno anziché di polistirolo.
Il “Salvamare” è stato approvato ieri alla Camera con 242 sì, 139 astenuti e nessun voto contrario. Ora manca solo l’ultimo passaggio in Senato per diventare una legge definitiva e valida a tutti gli effetti.
Cosa cambia per il recupero della legna spiaggiata
Tra i 60 emendamenti presentati per migliorare e ampliare la legge “Salvamare”, ne è stato approvato uno relativo al recupero del materiale legnoso spiaggiato (in alcune regioni costiere chiamato “lavarone”). L’emendamento, a firma della deputata leghista Giorgia Andreuzza, fino al giorno prima era stato dato per rinviato, ma ieri ha trovato spazio per l’approvazione. Oltre all’emendamento Andreuzza, anche un ordine del giorno presentato da Riccardo Zucconi (Fratelli d’Italia) chiedeva di ridisciplinare la raccolta del “lavarone”.
In breve, la norma va a considerare il materiale legnoso spiaggiato come biomassa, facilitandone così le procedure di raccolta e smaltimento, nonché abbassandone i costi di gestione e soprattutto permettendo di selezionarlo e utilizzarlo come materia organica per la produzione di energia. In precedenza, invece, il cosiddetto “lavarone” era considerato un rifiuto speciale e dunque comportava degli elevati costi di gestione per i Comuni costieri e per i titolari di stabilimenti balneari.
La difficoltà stava nel fatto che il materiale organico spiaggiato dalle correnti è spesso mischiato a plastica, vetro e ogni altro tipo di rifiuto abbandonato in mare, anche pericoloso come batterie e pneumatici. Per questo, in Italia il “lavarone” è sempre stato considerato un rifiuto speciale, nonostante altri Stati lo sfruttino da tempo come risorsa per la produzione di fertilizzanti, ovviamente previa separazione dai rifiuti non organici.
La raccolta della legna spiaggiata in Italia ha sempre rappresentato un grande problema per i titolari di stabilimenti balneari, sui quali, secondo la legge, gravano i costi e le responsabilità per la gestione dei rifiuti nelle spiagge di loro concessione. In seguito alle mareggiate, infatti, in molte regioni i balneari non potevano rimuovere personalmente il “lavarone” perché era considerato un rifiuto speciale ed erano dunque costretti a farsi carico delle spese per le ditte specializzate nella raccolta e nello smaltimento. Lo stesso discorso valeva per le amministrazioni comunali, a cui compete la pulizia delle spiagge libere. Ma grazie al decreto “Salvamare”, presto le cose cambieranno.
La soddisfazione di Unionmare Veneto
«L’emendamento al ddl Salvamare va incontro alle esigenze dei sindaci e dei consorzi balneari che si trovano ad affrontare la pulizia del legno spiaggiato o trascinato dai fiumi sulle coste»: così Alessandro Berton, presidente di Unionmare Veneto aderente al Sib-Confcommercio, commenta con soddisfazione l’approvazione della legge alla Camera.
«Con questo emendamento si trova soluzione a un’annosa problematica molto sentita – prosegue Berton – dove, soprattutto nella stagione invernale e primaverile, i Comuni e i consorzi fanno i conti con la pulizia degli arenili, spesso letteralmente invasi da materiale ligneo proveniente da mareggiate o corsi d’acqua. Come già succede in molti altri paesi europei, ora anche in Italia questi legnami o biomasse vegetali non saranno più qualificati come rifiuti ma, una volta vagliati e selezionati, saranno recuperati e riutilizzati, magari anche come risorsa per produrre energia pulita».
Aggiunge Leonardo Ranieri, vicepresidente Sib-Confcommercio: «Auspichiamo che questa approvazione possa aiutare i Comuni a ridurre il costo Tari alle località che sono costrette a smaltire in discarica quello che le mareggiate portano sulle nostre spiagge, anche ramaglie e legname».
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