I balneari riprendono la strada delle petizioni per denunciare la violazione dei propri diritti. Dopo il successo ottenuto da alcuni imprenditori apripista, che nel 2016 hanno iniziato ad avvalersi di questo utile strumento ottenendo poi un’importante apertura da parte del Parlamento europeo, il “Comitato petizioni balneari italiani” ha lanciato una nuova raccolta di firme che chiede «la corretta applicazione della direttiva 123/2006 in Italia» al fine di «tutelare di diritto alla proprietà privata».
La petizione è già stata sottoscritta da oltre mille persone ed è possibile aderire cliccando qui. Con essa, i promotori intendono sollecitare una soluzione al vuoto normativo che attualmente subiscono gli imprenditori balneari italiani, le cui concessioni scadono il 31 dicembre 2020 senza che nessun governo, dalla direttiva europea Bolkestein del 2006 che ha determinato l’abrogazione del rinnovo automatico, abbia ancora varato una riforma che restituisca le prospettive imprenditoriali necessarie per poter continuare lavorare e investire.
«L’Europa è favorevole alle petizioni, in quanto sono un diritto fondamentale dei cittadini – spiega l’imprenditore riminese Marco Deluca, coordinatore del Comitato petizioni balneari – e la stessa Unione europea ha ribadito che la riforma delle concessioni balneari italiane deve seguire le linee comunitarie, tutelando i nostri diritti di proprietà».
Deluca si riferisce all’importate ricerca commissionata dal Parlamento europeo e pubblicata nei giorni scorsi da Mondo Balneare: lo studio sottolinea che la riforma delle concessioni balneari italiane deve tenere conto del legittimo affidamento agli attuali imprenditori e dell’ampia disponibilità di spiagge ancora libere, pertanto occorre agire su un “doppio binario” che tuteli gli interessi economici e i diritti di chi finora ha investito in queste attività. E il merito di questa fondamentale apertura è stato proprio dei primi balneari petizionari: oltre a Deluca sono Piero Bellandi, Flavio Betti, Gabriele Boldrini, Stefano Giovannini e Stefano Mina a essere stati convocati a Bruxelles a ottobre 2016, in seguito alla presentazione di alcune puntuali petizioni, determinando l’interessamento dell’europarlamento che ha commissionato la ricerca pubblicata nei giorni scorsi e accolta con grande risonanza in Italia dai vari soggetti interessati alla questione.
Proprio grazie a questo risultato, gli agguerriti balneari sono determinati ad andare avanti: e per questo hanno bisogno del più elevato numero di firme possibile.
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