Quasi un punto su tre, il 32% dei campioni prelevati nelle acque costiere e lacustri del Belpaese, è risultato oltre i limiti di legge: questo il bilancio complessivo di Goletta Verde e Goletta dei Laghi 2022, le due campagne itineranti di Legambiente. Il monitoraggio scientifico, quest’anno, ha interessato 18 regioni e 37 laghi italiani. Oltre 200 i volontari dell’associazione ambientalista che, dal 20 giugno al 1° agosto, hanno prelevato 387 campioni d’acqua, sottoposti poi ad analisi microbiologiche, di cui 124 risultati oltre i limiti di legge. Indagata, come di consueto, la concentrazione nelle acque di parametri di tipo microbiologico, quali Enterococchi intestinali ed Escherichia coli.
Sorvegliati speciali, anche in questa stagione, foci di fiumi, canali e torrenti, i principali veicoli con cui l’inquinamento causato da cattiva depurazione o scarichi illegali arriva al mare e nei laghi: dei 188 “punti critici” di questa tipologia monitorati da Legambiente (sui 387 complessivi), ben il 55% (103) è risultato oltre i limiti di legge. Nei restanti 199 punti campionati a mare o nelle acque lacustri, invece, i valori rilevati hanno superato il limite di legge soltanto in 21 casi (l’11%).
«Le campagne di Legambiente sul mare e sui laghi italiani continuano a rappresentare un’azione importante dell’associazione, che coinvolge tutte le regioni con un monitoraggio attento e puntuale sulla qualità delle acque», dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. «Anche quest’anno, grazie a centinaia di volontari impegnati in una delle principali iniziative a livello internazionale di citizen science (attività scientifiche partecipate dai cittadini), abbiamo voluto scattare una fotografia dello stato di salute delle acque marine e lacustri italiane, per le quali la mancata o inadeguata depurazione si conferma tra le principali criticità. L’edizione 2022 non poteva inoltre non mettere al centro la crisi climatica, denunciandone le conseguenze ormai evidenti sulle acque interne, dall’emergenza siccità, a partire dal bacino padano, agli effetti sull’ecosistema marino. Non ci siamo però fermati alla denuncia, ma abbiamo concretamente ragionato anche sulle proposte, iniziando dalla transizione energetica per uscire dalle fonti fossili ed entrare definitivamente nell’era delle rinnovabili, a partire dal sole e dal vento. A bordo di Goletta Verde abbiamo affrontato l’importante opportunità rappresentata dall’eolico offshore, il cui sviluppo è strategico nel raggiungimento degli obiettivi climatici al 2030 e si integra con gli impianti da realizzare a terra; accelerare nell’installazione degli impianti è la scommessa che il paese ha di fronte nei prossimi mesi per arrivare a coprire il 100% dei consumi elettrici entro il 2035 e far fronte a una crisi non soltanto climatica, ma anche di tipo socio-economico, affrancandosi dalla dipendenza dal gas e dall’estero».
I risultati del monitoraggio
I parametri indagati dalle Golette sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli): vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010); “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo.
Il 31% dei punti campionati da Goletta Verde nei mari italiani (83 su 261) ha restituito valori oltre i limiti di legge: in media, un punto inquinato ogni 91 km di costa. Oltre i limiti di legge, in particolare, il 55% delle foci campionate, il 42% delle quali è risultato “fortemente inquinato” secondo il giudizio del programma scientifico della Goletta Verde. «Una dimostrazione del fatto che i pericoli di una cattiva o assente depurazione sono la principale minaccia per la salute dei nostri mari e che c’è ancora molto da fare per recuperare il deficit impiantistico e della rete fognaria», sottolinea Legambiente.
Oltre i limiti di legge stabiliti per le acque lacustri anche il 33% dei punti campionati dalla Goletta dei Laghi, ossia 42 su 126 prelievi eseguiti in 37 laghi e distribuiti in 11 diverse regioni italiane. Il 53% dei prelievi eseguiti presso foci, canali e punti critici (32 punti campionati su 60) è risultato oltre i limiti di legge consentiti per le acque superficiali e interne.
Ancora una volta, dunque, a risultare maggiormente compromessi sono i corsi d’acqua che subiscono la recezione di scarichi abusivi non collettati o non depurati, provenienti da impianti inadeguati o guasti, su cui bisogna investire risorse per risolvere l’annoso problema della depurazione in Italia. Sono infatti ancora quattro le procedure d’infrazione comunitarie attive, due delle quali già sfociate in condanna, assegnate dall’Ue al nostro paese per inadempienza alla direttiva sulle acque reflue. Ma l’Italia è in ritardo nel portare a termine i lavori necessari a uscirne, con costi stimati in ulteriori 500 milioni di euro per il periodo di non conformità 2018-2024. Cifra stimata non dissimile dalla quota di finanziamenti introdotta con il Pnrr, che ammonta a 600 milioni di euro (2021-2026), per rendere più efficace la depurazione delle acque reflue scaricate nel mare e nelle acque interne.
A livello europeo, intanto, si profila un aggiornamento della direttiva sulle acque reflue, mai revisionata in trent’anni dalla sua introduzione, per affrontare le tematiche delle acque non trattate e delle sostanze pericolose e per adattare le misure al cambiamento climatico. Una revisione necessaria, anche alla luce “green deal” europeo e del recente piano d’azione che prevede di “azzerare l’inquinamento atmosferico, idrico e del suolo”. Il rischio, sottolinea però Legambiente, è che «quando forse l’Italia sarà a norma con la depurazione, sarà già in ritardo con i nuovi obiettivi e parametri che nel frattempo verranno stabiliti dall’Ue e costretta a inseguire, per l’ennesima volta, l’emergenza, con il pericolo di nuovi contenziosi a livello europeo».
Sottolinea il responsabile scientifico di Legambiente, Andrea Minutolo: «Il nostro viaggio itinerante dal nord al sud del paese ci ha permesso di toccare con mano le criticità che minacciano la salute dei mari e dei laghi italiani. Tra queste, la mancata depurazione degli scarichi è una delle emergenze che dobbiamo affrontare in maniera strutturale. Anche quest’anno la fotografia scattata attraverso il monitoraggio scientifico delle due campagne dimostra infatti che i problemi dovuti a un’assente o cattiva depurazione sono ancora il tallone d’Achille delle nostre acque. Se circa un terzo delle nostre analisi dà esito negativo ormai da diversi anni, vuol dire che poco o nulla è stato fatto per uscire dall’emergenza depurativa. Un’emergenza cronica che ci costerà centinaia di milioni di euro nei prossimi anni, a causa del pagamento di multe che l’Europa non ci condonerà. Le nostre analisi non vanno a sostituire o invalidare i campionamenti effettuati dalle autorità competenti, ma vogliono stimolare da parte loro la soluzione all’origine del problema della depurazione nel nostro paese, per prevenire i problemi di qualità delle acque che troppo spesso creano problemi ai bagnanti».
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