Federbalneari è già concentrata sulle evidenze pubbliche delle spiagge e caldeggia il governo a istituirle il prima possibile. È emerso dal meeting organizzato ieri pomeriggio alla fiera Balnearia, con il presidente Renato Papagni che invita la categoria a «capire che con le procedure comparative vinciamo comunque noi, perché non ci sono avversari che ci possono battere. Il principio non sarà infatti quello della migliore offerta economica, bensì quello della professionalità acquisita, e chi può averne più di noi stessi?». Papagni si è anche opposto all’assemblea mattutina organizzata dalle sigle Sib-Confcommercio, Fiba-Confesercenti e Oasi-Confartigianato: «Dal palco sono arrivate solo strumentalizzazioni e propaganda, mentre la platea mi sembrava una banda di pazzi. Alcuni sindacati hanno allevato dei mostri e ora non li controllano più, noi invece siamo l’unica organizzazione che ragiona da imprenditori e che intende portare innovazione, sviluppo e qualità nella filiera turistica».
Anche il presidente di Federbalneari ha però «forti dubbi» sul buon esito del disegno di legge approvato lo scorso 27 gennaio in consiglio dei ministri per avviare le procedure comparative, e per questo ha annunciato la sua soluzione alternativa: «Chiederemo la piena applicazione della legge 296/2006 sull’atto formale per disciplinare le evidenze pubbliche tramite una circolare dell’ufficio legislativo ministeriale. Vogliamo riprendere il prima possibile la legittima titolarità delle nostre concessioni, affrontando le evidenze pubbliche per ottenere nuovi titoli dai 20 ai 40 anni».
Al momento questo è possibile solo in alcune regioni, come hanno relazionato i rappresentanti locali Giorgio Ardito (Friuli Venezia Giulia), Antonio Cecoro (Campania) e Mauro Della Valle (Salento), ma l’obiettivo di Federbalneari è ottenere una disciplina a livello nazionale. A questo proposito, il commercialista Piero Bellandi (Università di Pisa) ha esposto il suo modello di valutazione dell’impresa balneare, che «serve a contenere i danni qualora si andasse all’evidenza pubblica», dal momento che «la sentenza europea “Laezza” sul gioco d’azzardo impone il riconoscimento di equo indennizzo al concessionario uscente in termini di beni materiali e immateriali, compresi quelli strumentali all’utilizzo dell’attività, vale a dire non solo i manufatti e le attrezzature, ma anche la clientela che determina la continuità aziendale». Il modello messo a punto da Bellandi mira appunto a calcolare scientificamente il valore complessivo degli stabilimenti balneari.
Le dichiarazioni di Renato Papagni nel video qui di seguito.
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