Lo scorso mercoledì la Corte dei conti, riferendosi ai provvedimenti normativi assunti nell’ultimo quadrimestre 2012, ha espresso le proprie ordinarie considerazioni su alcuni provvedimenti ritenuti critici. In questi rientra anche la proroga al 2020 delle concessioni demaniali marittime.
La stampa nazionale ha immediatamente ripreso questo giudizio, paventando il rischio di revoca del provvedimento in questione e dunque un ritorno della scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2015, con conseguente immediata messa all’asta.
In realtà, quello della Corte dei conti è solo un parere consultivo che non ha alcuna conseguenza legale, come sottolinea Cristiano Tomei, coordinatore nazionale Cna Balneatori: «Si tratta di aspetti già emersi in fase referente della Commissione 5° bilancio del Senato, il cui parere semplice e non vincolante ha consentito al Parlamento di approvare la proroga per le concessioni demaniali marittime fino al 2020. La salvaguardia degli investimenti in corso e il rilancio degli stessi, insieme alla tutela dell’attuale imprenditoria balneare, sono state le motivazioni alla base dell’art. 34 duodecies del Decreto Sviluppo. Lo abbiamo detto e lo ribadiamo: la proroga è legge dello Stato, promulgata dal Parlamento e sancita con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. La proroga, pur se obiettivo parziale, è fondamentale per dare un minimo di certezza all’imprenditoria turistico balneare che, in regime di normalità, fa registrare in media un valore aggiunto pari a oltre 800 milioni di euro, con un’incidenza superiore al 3% sul totale dell’economia, impiegando circa 300 mila addetti. Ossigeno puro per il bilancio nazionale, che ne ha particolarmente bisogno in questo difficile contesto economico».
«Adesso l’unica cosa da chiarire – conclude Tomei – è la posizione dell’Italia in Europa. Chiediamo al nuovo governo di riaprire a Bruxelles la questione balneare italiana e di risolverla in senso favorevole alla attuale imprenditoria».
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