di Alex Giuzio
Valtur riempie le spiagge della Sardegna di personale romeno, e i sindacati insorgono. Non si tratta di una protesta a sfondo razzista, ma di un altro effetto collaterale della famigerata direttiva europea Bolkestein, la stessa che vuole mandare all’evidenza pubblica gli stabilimenti balneari di tutta Italia. In questo caso a rimetterci sono trecento lavoratori italiani che verranno sostituiti da altrettanti romeni.
L’allarme è stato lanciato dalla Fisascat-Cisl. Il segretario generale Marco Demurtas ha spiegato sulla Nuova Sardegna: «La Valtur è una società sotto commissariamento, ma il commissario ne ha permesso l’apertura estiva. Questo non sarebbe stato un problema: tuttavia il reclutamento del personale è stato affidato a una società romena, che assume secondo le norme esistenti in Romania».
Infatti la direttiva Bolkestein sancisce il diritto del paese di origine: vale a dire che un imprenditore che si sposta in un altro paese europeo deve rispettare la legge del suo Stato di origine. «Per questo la società assumerà lavoratori romeni», aggiunge Demurtas. «In Romania i salari sono più bassi: è ovvio che si preferirà reperire personale da questo paese, compromettendo il lavoro di circa trecento persone che da anni vengono in Sardegna a fare la stagione estiva. Si tratta di un atto inaccettabile che non può essere ignorato dalla politica, soprattutto in Sardegna dove è nata una disoccupazione senza precedenti. Non ho niente contro i romeni, che hanno bisogno di lavorare come noi: ma dividere la pagnotta dove non c’è mi sembra inammissibile. I sindaci di Golfo Aranci e La Maddalena – dove cioè esistono villaggi Valtur – devono chiedere un confronto col commissario della società per illustrare la situazione nell’isola». Il tempo è contato: i tre villaggi Valtur presenti in Sardegna apriranno il 4 giugno. Intanto i balneari di tutta Italia si chiedono cosa succederà se le spiagge non eviteranno le evidenze pubbliche: lo scenario del 2016 sarà quello di interi litorali gestiti da cinesi?
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