di Cristiano Tomei
In Europa è sempre più forte il rischio che si stiano creando economie turistiche a due velocità: quelle che “viaggiano sopra le direttive” (vedi la proroga complessiva di 75 anni alle concessioni insistenti sul suolo spagnolo, accordata con la "Ley de costas") e quelle, come il caso italiano, sottoposte a una rigida e miope interpretazione, le cui concessioni rischiano di essere letteralmente confiscate, ponendo in liquidazione 30.000 piccole imprese (anche in barba allo small business act) e pregiudicando irrimediabilmente un sistema turistico costiero unico in Europa.
Non dimentichiamo, a tal proposito, l’intervento dello scorso 3 dicembre all’Ansa di Stefaan De Rynck, portavoce del commissario europeo per il mercato interno Michel Barnier: «Un rinnovo automatico di 30 anni non sarebbe compatibile con quanto prevede il diritto comunitario. Le concessioni degli stabilimenti balneari dovrebbero essere accordate per un periodo di tempo appropriato e limitato, e non dovrebbero essere aperte a rinnovi automatici né dare alcun altro tipo di vantaggio al gestore la cui autorizzazione è scaduta. Un’estensione di 30 anni di tutte le concessioni attuali sarebbe incompatibile con le leggi Ue» (vedi notizia).
Tale dichiarazione ha di fatto interrotto l’iter del procedimento relativo all’emendamento Bubbico-Vicari al decreto "Sviluppo bis", che posticipava la scadenza delle attuali concessioni demaniali marittime italiane dal 2015 al 2045. Questa proroga trentennale avrebbe semplicemente permesso ai titolari di stabilimenti balneari italiani di recuperare gli investimenti effettuati e pagare i mutui bancari in atto.
Alla sconcertante dichiarazione del portavoce De Rynck fa seguito quella fatta venerdì dal commissario Barnier (leggila qui) a nome della Commissione europea in risposta all’interrogazione della eurodeputato Mara Bizzotto circa la compatibilità o meno della Ley de costas spagnola con la direttiva servizi, dichiarando che «la proroga per altri settantacinque anni delle concessioni prevista nel progetto di riforma spagnolo, a cui l’interrogazione fa tra l’altro riferimento, non riguarda le autorizzazioni rilasciate a prestatori che forniscono servizi sulle spiagge avvalendosi di infrastrutture mobili, come bar e chioschi. Per le autorizzazioni all’uso delle spiagge a questi scopi, il progetto di riforma stabilisce una durata massima di quattro anni. Per questo motivo, il progetto di riforma non sembra sollevare problemi di incompatibilità con i principi stabiliti dalla direttiva sui servizi. Il periodo di settantacinque anni menzionato nell’interrogazione si riferisce a concessioni accordate ai proprietari per l’uso di fabbricati di loro proprietà costruiti in aree ritornate al demanio marittimo».
La risposta fornita all’interrogazione dell’eurodeputato Bizzotto presenta delle evidenti lacune informative sulla condizione demaniale marittima italiana, che invece vanta altrettante se non maggiori ragioni rispetto a quelle presenti sulla penisola iberica al fine di ottenere proroghe ultradecennali e la completa esclusione dall’applicazione degli effetti della direttiva.
C’è di più: sul progetto di legge spagnolo la commissaria europea alla giustizia Viviane Reding si è dichiarata favorevole, evidenziando la necessità di «tutelare la certezza giuridica per i cittadini e le imprese». Da ultimo, va segnalato anche il parere favorevole espresso dalla XIV Commissione permanente della Camera (politiche dell’Unione europea) a proposito della proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sull’aggiudicazione dei contratti di concessione (COM(2011)897 def.) a condizione che: “sia stabilito, per finalità di certezza giuridica e in coerenza con gli ordinamenti di numerosi Stati membri, che le concessioni d’uso di beni demaniali, contrariamente a quanto prospettato dalla Presidenza cipriota, rientrano nel campo di applicazione della proposta in esame e sono invece escluse dalla disciplina di cui alla direttiva 2006/123/CE sui servizi nel mercato interno. Sia stabilita altresì, in via transitoria, per le medesime concessioni, una deroga dalle regole generali previste dalla proposta in esame in materia di aggiudicazione, durata e proroga delle concessioni, ove esse abbiano ad oggetto manufatti inamovibili già esistenti alla data di entrata in vigore della direttiva in esame”.
A questo punto, al fine di tutelare la pari dignità nel trattamento dei cittadini e delle imprese degli stati membri e al fine di ristabilire la garanzia del principio della certezza del diritto, credo vadano immediatamente poste sul campo tre questioni:
1) La normativa sulle concessioni demaniali marittime aventi finalità turistico ricreative. Nella direzione di una corretta interpretazione della direttiva europea sui servizi, attraverso l’apertura di tavoli intersindacali settoriali con i ministeri competenti e i gruppi parlamentari, è necessaria la revisione del decreto n° 59 del 26 marzo 2010 ("Attuazione della direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato interno") ai fini dell’inclusione nell’art.7 (in questo articolo sono elencati i servizi esclusi dall’applicazione della Direttiva) del settore turistico balneare.
2) Il turismo costiero e il rinnovo delle concessioni demaniali marittime. È essenziale il superamento dei criteri di cui all’art.11, comma 2°, della legge Comunitaria 2010 con il contestuale riordino normativo in materia di demanio marittimo attraverso la ripresa di un confronto con i gruppi parlamentari,con la conferenza delle regioni per il turismo e il demanio, l’Anci, l’Upi e i ministeri competenti.
3) Le direttive europee sulle concessioni di beni demaniali marittimi, riguardanti il turismo balneare e costiero. È obbligata la riapertura del confronto con la Commissione al mercato interno Ue e la rappresentanza parlamentare italiana in Ue per una corretta interpretazione e applicazione delle vigenti e future direttive, in modo da favorire una tutela delle specificità nazionali e un riassetto organico della normativa, per garantire maggiore coerenza e certezza giuridica in un quadro organico e uniforme tra le nazioni facenti parte dell’unione europea.
Ritengo sia importante mettere in campo questo lavoro sindacale da subito per confrontarsi con quanti, tra pochi giorni, saranno deputati a rappresentarci in Italia e soprattutto in Europa.
Cristiano Tomei (coordinatore nazionale Cna Balneatori)
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