di Cristiano Tomei
Cna Balneatori non è d’accordo con l’idea di proporre un disegno di legge che anticipi la sentenza della Corte di giustizia europea. Dato che gli emendamenti alla Legge di Stabilità per restituire certezza alle imprese balneari sono stati dichiarati inammissibili, che la sdemanializzazione non garanstisce il diritto di opzione per l’attuale concessionario e che le altre soluzioni proposte ai balneari non escludono le evidenze pubbliche, Cna Balneatori vuole ribadire la sua posizione di assoluta contrarietà a soluzioni che non escludano categoricamente aste ed evidenze pubbliche per le attuali imprese balneari.
Al governo chiediamo che esprima il sostegno politico in Europa sulla questione balneare italiana
Ci troviamo al culmine della questione balneare italiana. La vera partita che ora giochiamo in Europa, come imprese balneari, riguarda la possibilità di tornare a esistere e a lavorare per un periodo non limitato. Questa possibilità, eccezionale per l’intero comparto turistico italiano, alla luce dei più recenti sviluppi non sembra più essere soltanto un miraggio.
Il concetto che abbiamo sostenuto presso la Corte di giustizia europea, con supporti giurisprudenziali di prim’ordine, è che noi siamo concessionari di beni e non di servizi, quindi siamo estranei alla direttiva Bolkestein, quindi non dobbiamo subire aste ed evidenze pubbliche. Questo significa difendere il lavoro di una vita, significa ritornare a svolgere serenamente questo lavoro con i nostri figli, le nostre famiglie, i nostri dipendenti e collaboratori. Significa ridare slancio all’economia delle nostre città, delle nostre regioni, di tutto il Paese.
Con le nostre tesi sindacali ed economiche, rafforzate da quelle giuridiche elaborate dal nostro pool di avvocati – Roberto Righi ed Ettore Nesi – stiamo sostenendo presso la Corte di giustizia europea un confronto che presenta implicazioni economiche e sociali di estrema importanza e un indiscusso valore morale. Adesso più che mai questi concetti devono essere affermati e sostenuti pubblicamente per indicare un percorso e uscire definitivamente dal nodo cruciale della questione balneare italiana.
Ci rivolgiamo alla politica e alle istituzioni – Governo, Regioni e Comuni – affinché sostengano ufficialmente senza incertezze questa linea di pensiero. Noi lo stiamo facendo con il nostro lavoro e con il nostro impegno quotidiano e, di recente, anche con la petizione "Difendi il cuore del turismo italiano" che abbiamo lanciato e che ha raggiunto migliaia e migliaia di adesioni tra le imprese e nella società italiana.
No a una legge che ci consegni ad aste ed evidenze pubbliche
Chi non è d’accordo con questa linea sindacale lo dica ed eviti di tirare i remi in barca o, peggio, di remare contro. Affermiamo senza mezzi termini che non siamo d’accordo sull’iniziativa di proporre un disegno di legge che anticipi l’attesa sentenza della Corte di giustizia europea. Sarebbe un pasticcio che ci porterebbe dritti alle evidenze pubbliche, magari con il solo contentino di un’ipotesi di sdemanializzazione a macchia di leopardo senza opzione per i concessionari attuali e che, peraltro, non risolverebbe il problema per tutta la categoria e che ci porrebbero ulteriormente in cattiva luce di fronte all’opinione pubblica.
Stesso discorso è riferito al procedimento amministrativo per il rilascio di nuove concessioni per atto formale (oggetto di un nostro recente approfondimento) che senza linee guida regionali chiare interpretative della norma nazionale (in primis l’art. 36 del Codice della navigazione) non escludono affatto le procedure di evidenza pubblica.
Siamo riusciti ad arrivare al punto centrale della questione balneare italiana – nel sostenere al cospetto europeo la non inerenza del comparto balneare marittimo rispetto alla direttiva servizi – praticamente da soli. Ora c’è bisogno di capire bene chi si ponga al fianco delle imprese balneari.
La risoluzione sindacale di Cna Balneatori – emersa dalle assemblee nazionali di Ravenna e Rimini tenutesi nel 2015 – che è l’originale linea di pensiero del nostro sindacato, inizialmente addirittura avversata, assume oggi piena centralità in Europa, nel momento in cui il Tribunale costituzionale spagnolo qualifica le concessioni di quello Stato come beni, all’interno della famosa Ley de Costas.
Italia e Spagna, paesi aderenti all’UE, sono sullo stesso piano, così come Portogallo, Grecia e Croazia. Se le concessioni demaniali marittime sono beni in Spagna, lo sono necessariamente anche in Italia. E se sono beni, come in effetti sono, le concessioni devono essere escluse dalla direttiva Servizi anche in Italia, così come lo sono state in Spagna, per effetto di una proroga di 45 anni.
Evitiamo di girare intorno al problema, pensando a soluzioni legislative che non risolverebbero nulla. Confrontiamoci con la realtà dei fatti. Chi ancora non ha preso posizione lo faccia, iniziando a sostenere che in Italia, come in Spagna, il comparto balneare deve essere tutelato e che deve essere riaffermato il diritto di esistere delle imprese in attività.
Piuttosto, diviene di assoluta importanza e di vitale necessità la conoscenza da parte di Regioni e Comuni, su impulso del Governo, del dato relativo alla disponibilità degli arenili, al netto delle spiagge naturalisticamente vincolate, destinate alla libera fruizione e alla nautica industriale e da diporto e dove vigono le attuali concessioni, per fornire risposte adeguate al quesito n. 2 (la non limitatezza di questi beni, nella prospettiva e nell’attuazione del doppio binario) al vaglio della Corte UE e per incentivare la possibile riapertura del negoziato con la Commissione in europa.
Noi sappiamo bene che almeno il 50% degli arenili italiani sono disponibili per aderire, con assegnazione di nuove concessioni, ai principi comunitari in tema di concorrenza e di libertà di stabilimento. E allora perché questo dato non viene comunicato dagli enti territoriali che gestiscono amministrativamente il demanio marittimo dal 31 gennaio 2004? Si tratta di una semplice operazione di computo di metri lineari e di superficie, una volta portati in detrazione i numeri delle concessioni esistenti, delle aree marine protette, delle spiagge libere, eccetera.
È di fondamentale importanza che questo dato sia conosciuto e trasmesso alla Commissione prima del l’attesa sentenza in Corte di giustizia europea. Come abbiamo già detto, conoscere compiutamente questo dato è importante anche ai fini della possibile ripartenza del negoziato in Commissione Ue sul riordino normativo delle concessioni demaniali affinché possa adeguatamente essere sostenuta la politica del cosiddetto doppio binario.
© Riproduzione Riservata