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Cna Balneatori: ‘Appello a unità sindacale contro le aste delle nostre imprese’

All'assemblea nazionale il sindacato ha approvato un ordine del giorno per ribadire la contrarietà alle evidenze pubbliche delle imprese balneari, anche a proroga ottenuta.

di Alex Giuzio

RAVENNA – Irrobustire l’attività sindacale-giuridica e adeguare la trattativa sulle imprese balneari alla luce delle ultime, preoccupanti notizie: questo l’obiettivo dell’assemblea nazionale Cna Balneatori tenutasi questa mattina a Ravenna, in una sala piena di associati da tutta Italia nonostante la stagione imminente. Un obiettivo sfociato in un ordine del giorno approvato all’unanimità al termine dell’assemblea, dopo l’interessante dibattito che ha visto partecipare, oltre ai vari dirigenti Cna, gli ospiti Tiziano Arlotti (deputato Pd), Damiano Zoffoli (eurodeputato Pd), Renata Tosi (sindaco di Riccione) e Luciano Monticelli (consigliere della Regione Abruzzo). Lo scopo di questo odg, ha riepilogato il coordinatore nazionale di Cna Balneatori Cristiano Tomei, è «ridisegnare il perimetro dell’unitarietà sindacale in seguito al silenzio del governo dopo gli ultimi confronti con le nostre associazioni».

«Gli imprenditori balneari non hanno nemmeno la certezza della proroga al 2020 – ha ricordato Tomei – sulla quale pendono due pericolose sentenze dei Tar di Cagliari e di Milano che hanno chiamato a pronunciarsi la Corte di giustizia europea». Una minaccia ancora più grande alla luce del recente incontro avuto tra il sottosegretario agli affari europei Sandro Gozi e i rappresentanti della Commissione europea per discutere la riforma del demanio marittimo alla quale sta lavorando l’Italia: «Sappiamo che questo incontro non è andato affatto bene – ha detto Tomei – perché la Commissione non intende pronunciarsi su un più lungo periodo transitorio per le attuali imprese balneari, se dall’altra parte la Corte di giustizia europea potrebbe entro l’estate invalidare la proroga al 2020».

La situazione, insomma, è estremamente caotica, tanto che il coordinatore di Cna Balneatori ha invocato «il rafforzamento dell’unità sindacale e il proseguimento della battaglia giuridica», lanciata dal sindacato con due interventi di opposizione alle sentenze dei Tar Lombardia e Sardegna, resi possibili dai contributi spontanei degli imprenditori balneari (con l’affiancamento del Sib per l’intervento contro il Tar Lombardia) e condotti dagli avvocati Roberto Righi ed Ettore Nesi che erano presenti all’incontro odierno.

A questo proposito, l’assemblea ha votato l’approvazione di un ordine del giorno in cui, oltre a ribadire i quattro punti definiti da tutti i sindacati di categoria allo scorso Sun di Rimini (proroga di almeno 30 anni, riforma equa e sostenibile dei canoni demaniali, sospensione della riscossione dei canoni pertinenziali e delle procedure di decadenza delle concessioni), si aggiunge la «non inerenza giuridica delle imprese balneari all’interno della direttiva Bolkestein», e dunque «l’esclusione della prospettiva delle evidenze pubbliche per le nostre concessioni» (clicca qui per leggere l’ordine del giorno integrale). In poche parole, ha riassunto Tomei, «la proroga trentennale che chiediamo è solo un punto di partenza per risolvere la grave situazione di stallo che si protrae dal 2010, ma saremo soddisfatti solo se in un secondo momento il governo escluderà definitivamente le nostre imprese dalla minaccia di evidenze pubbliche», per i motivi ribaditi con efficacia anche da Claudio Giovine, direttore Divisione economica e sociale Cna nazionale: la continuità d’impresa, il rilancio del turismo, la certezza economica, il rispetto per un lavoro storico che ha fatto sviluppare l’Italia.

La strada del doppio binario è dunque ormai certa, come ha confermato il deputato Tiziano Arlotti, limitandosi però a illustrare la parte del disegno di legge relativa alle nuove concessioni demaniali: «L’obiettivo è di metterle all’asta entro la fine di quest’anno – ha spiegato il parlamentare Pd – ma dobbiamo finire di raccogliere i dati sui litorali liberi: attualmente ha risposto al nostro appello solo il 40% delle amministrazioni comunali. Sono convinto che per una migliore gestione del demanio marittimo occorra trasferirne la competenza alle Regioni, attuando una norma che già esiste. E ribadisco che il governo intende stabilire le evidenze pubbliche in base all’offerta economicamente più vantaggiosa e non al rialzo del canone, redigendo inoltre un sistema di white list per evitare le infiltrazioni malavitose».

A ribadire che invece le attuali imprese balneari non devono andare all’asta ci ha pensato anche l’avvocato Roberto Righi, che sta lavorando per dimostrare giuridicamente «il diritto di proprietà degli stabilimenti balneari, l’incostituzionalità dell’articolo 49 che dispone l’incameramento dei beni costruiti sul demanio alla scadenza della concessione, la non applicabilità della direttiva Bolkestein alle imprese balneari».

Un importante alleato in questa battaglia sono le Regioni, che hanno recentemente approvato un documento in cui si affiancano ai sindacati di categoria (vedi notizia), letto con positività anche dall’europarlamentare Damiano Zoffoli. «Con questo siamo giunti al paradosso – ha rimarcato Tomei – con Regioni e Comuni al nostro fianco da una parte, e il governo che non ci dà risposte dall’altra». Un esempio lampante è «il silenzio sui concessionari pertinenziali, che hanno il problema più urgente: dopo il presidio del 10 marzo ci è stata assicurata una convocazione entro una settimana, ma non è ancora arrivata». Nel suo intervento, Tomei ha anche ricordato che «la neo direttiva Concessioni, con i considerando 14 e 15, mette in discussione ciò che la direttiva Bolkestein afferma nel voler istituire le evidenze pubbliche per le concessioni demaniali», e per questo «il governo dovrebbe varare quanto prima la proroga trentennale che chiediamo, naturalmente calcolandola a partire dal 2020, per una questione di dignità delle imprese e dello Stato stesso, che ha approvato una legge oggi messa troppo in discussione».

«La nostra pazienza è finita – ha concluso Tomei – e il governo non si aspetti che quest’estate potrà approfittare della nostra disattenzione per varare una soluzione inadeguata: resteremo vigili anche se saremo in piena stagione, perché è passato troppo tempo. Con una situazione del genere, non possiamo nemmeno trasmettere serenità alle imprese che stanno cominciando a iniziare il proprio lavoro estivo».

Cna Balneatori, ha sottolineato la responsabile regionale Elisa Muratori, «è stanca di sentire quelle risposte dalla Commissione europea che negli ultimi due anni ci hanno fatto provare imbarazzo, e continua a giudicare assurdo il tentativo di distruggere 30 mila floride imprese balneari, in un momento economico in cui è sempre più difficile far sorgere nuove attività. Sosterremo queste posizioni finché il governo non ci darà una risposta». Senza escludere l’organizzazione di iniziative simboliche come quella paventata da Nevio Salimbeni, responsabile provinciale Cna Balneatori Ravenna: «una campagna fotografica per mostrare le facce di chi lavora dietro le imprese balneari, per dimostrare ciò che rischia di scomparire e per portare l’opinione pubblica dalla nostra parte».

In conclusione, un plauso all’attività di Cna Balneatori è arrivato anche da Emiliano Favilla, presidente del Comitato salvataggio imprese e turismo: «Apprezzo che il sindacato ribadisca con chiarezza la contrarietà alle aste, anche a proroga ottenuta. Spero che si abbia il coraggio di andare fino in fondo, contestando il disegno di legge di cui ci sono giunte bozze da rigettare senza salvarne nemmeno una riga».

Qui sotto, il video integrale dell’assemblea (durata: 3 ore circa).

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