Sono stati oltre quattromila i volontari coinvolti nella pulizia di 162 chilometri di spiagge, rimuovendo un totale di 38.522 kg di rifiuti, di cui l’84% è costituito da plastica. E su un terzo delle spiagge pulite sono ancora presenti mascherine chirurgiche, provenienti dal periodo pandemico del covid. Sono i risultati della campagna Clean Up the Med, una delle più importanti iniziative di volontariato internazionale realizzate da Legambiente. Giunta quest’anno alla sua trentesima edizione, dal 1993 Clean Up The Med si presenta come una vera e propria “call to action” volta a mettere in atto lungo le coste dei paesi del Mediterraneo una grande mobilitazione comune per difendere il fragile e meraviglioso ecosistema del “Mare Nostrum” dal beach litter tramite un’importante iniziativa di volontariato. Una chiamata all’azione che diventa un vero e proprio monito rivolto ai governi, alle amministrazioni nazionali e locali, a stakeholder privati, nonché ai singoli cittadini affinché possano prendere attivamente parte alla salvaguardia dei nostri mari. Come dei grandi ponti virtuali – così può essere rappresentata la campagna di Clean Up the Med – che nel corso di questi anni di azione comune internazionale ha unito le sponde del bacino Mediterraneo: dall’Italia alla Libia, dalla Grecia alla Spagna, dal Portogallo alla Giordania. Trent’anni in cui sono state organizzate oltre tremila iniziative, che hanno coinvolto migliaia di volontari ogni anno, che con la loro energia sono scesi in spiaggia muniti di pinze, guanti e pettorine per ripulire le coste e i fondali dai rifiuti, l’80% dei quali costituito da plastica, il rifiuto più dannoso e persistente per l’habitat marino.
«Quello dei rifiuti è in primis un problema culturale che rende necessario insistere sulla sensibilizzazione a tutti i livelli: dai produttori ai consumatori, fino a chi gestisce lo smaltimento dei rifiuti», afferma Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. «Clean Up the Med racchiude due fondamentali aspetti che identificano la mission di Legambiente. Da un lato la forza del volontariato, che valica i confini per lavorare su obiettivi comuni, come la tutela del Mar Mediterraneo; dall’altro l’importanza di avere un’azione unitaria contro il marine litter in tutti i paesi costieri. In questi anni l’unione sempre crescente delle associazioni coinvolte e delle persone, come dimostrano anche i numeri di quest’ultima edizione del 2023, non solo ha fatto la forza, ma ha contribuito a tessere e rafforzare legami istituzionali, sia in ambito nazionale che con altri paesi che si affacciano sullo stesso bacino, per definire politiche e azioni sinergiche di prevenzione, gestione e smaltimento rifiuti sempre più necessarie. Infatti, il Mare Nostrum ospita uno dei principali hotspot della biodiversità, ma è al contempo una delle aree marine in cui si concentra la maggiore quantità di plastiche e microplastiche».
L’edizione 2023 di Clean Up the Med, avviata nel weekend del 12-14 maggio, si è realizzata nel corso di oltre 110 iniziative organizzate da 100 associazioni distribuite in 17 paesi del Mediterraneo, di cui sette (Italia, Grecia, Spagna, Egitto, Tunisia, Libano, Giordania) sono coinvolti dal progetto Plastic Busters CAP, progetto europeo finanziato da Eni CBC Med con 1,1 milioni di euro, che quest’anno promuove Clean Up The Med. Gli altri 10 sono invece Albania, Bulgaria – dove la pulizia è avvenuta presso le sponde del Lago Pancharevo (non solo mare, ma anche laghi, dunque), Croazia, Libia, Malta, Stato di Palestina, Turchia, Portogallo, Israele e Algeria, dove oggi si svolgerà l’evento conclusivo dell’intera campagna.
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