di Cristiano Tomei
All’assemblea del Senato è rivolto il nostro appello per attuare immediatamente la temporanea sospensione del pagamento di canoni demaniali, eccessivamente onerosi e non più sostenibili per 250 piccole aziende balneari pertinenziali, che altrimenti rischierebbero la chiusura.
Per non perdere la propria azienda e per evitare la decadenza della concessione demaniale, queste imprese arrivano a pagare canoni annuali che si aggirano intorno ai centomila euro, a causa di un tortuoso meccanismo di calcolo introdotto dalla Finanziaria 2007.
Stiamo parlando di aziende sane, con strutture regolari. Di aziende che svolgono onestamente il proprio lavoro. Fino a quando riusciranno ad andare avanti in questa difficilissima situazione?
I documenti in nostro possesso dimostrano la loro onesta volontà di attingere a tutte le risorse disponibili per continuare, come fanno dal 2007, ad assolvere al loro compito di contribuenti e di concessionari. Ora ci troviamo di fronte a un bivio: queste piccole imprese hanno materialmente esaurito le proprie risorse economiche e finanziarie per adempiere contestualmente a due doveri: se riescono a versare un canone così oneroso non ce la fanno a pagare altri oneri istituzionali (tributi, tasse, eccetera). O viceversa. Quindi se salvaguardano la concessione mettono a serio rischio l’azienda. O viceversa.
Ci appelliamo al Senato, che a breve inizierà l’esame del «decreto del Fare», perché approvi un provvedimento legato a un riordino normativo in materia, da attuare in questo esercizio finanziario. Un provvedimento in grado, dunque, di superare le motivazioni della Ragioneria Generale dello Stato e di approvare prontamente una moratoria non più procrastinabile, che dia respiro a 250 aziende pertinenziali, in gravissime e insostenibile difficoltà.
Cristiano Tomei, coordinatore nazionale Cna Balneatori
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