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Bolkestein e burocrazia: resoconto del convegno di Terracina

L'incontro tra i balneari, i rappresentanti delle istituzioni e della politica sulla direttiva Bolkestein. Presenti i senatori Gasparri e Centinaio.

Si è svolto ieri sera in una grandissima cornice di pubblico, al Raise Nautica Badino a Terracina, il convegno “Bolkestein e burocrazia – I balneari incontrano le istituzioni”, organizzato da Gino Di Lello, vicepresidente Itb Italia, e Maurizio Criscuolo, presidente Cna Balneatori Lazio. All’incontro erano presenti i senatori Maurizio Gasparri (Forza Italia) e Gian Marco Centinaio (Lega Nord) e il presidente di Cna Balneatori Cristiano Tomei, con la moderazione di Sabrina Biraghi, direttore del quotidiano Il Tempo.

Il punto focale del convegno è stata la direttiva dell’Unione europea 2006/123/CE, conosciuta come direttiva Bolkestein, che vuole abbattere le barriere economiche e strutturali che di fatto, ancor oggi non consentono la piena libertà di circolazione e la completa e garantita libertà di stabilimento. Una direttiva che non ha mai avuto il consenso degli operatori balneari, i quali temono che la liberalizzazione voluta da questa normativa possa favorire i colossi multinazionali.

Sul tema è intervenuto anche il sindaco di Terracina, Nicola Procaccini, il quale ha rivolto ai presenti il saluto istituzionale, ribadendo la sua vicinanza alle problematiche dei balneari: «Per chi, come me, rappresenta una comunità che basa le sue radici sociali e culturali sull’economia del mare, è un argomento che riguarda l’anima stessa di Terracina. Una direttiva, questa, che mette in pericolo il presente e il futuro della nostra città: combatto anch’io questa battaglia ogni giorno, lotto affinché la criminalità organizzata non metta le mani sulla nostra economia, soprattutto attraverso questo sistema delle ‘aste’. Noi siamo pronti a combattere e lo faremo quotidianamente, io sarò con gli operatori balneari e con i cittadini. Perché questa è l’economia di tutti».

Ha aggiunto l’organizzatore Gino Di Lello: «La nostra più grande volontà è resistere con tutte le forze che abbiamo. Questi dieci anni di stillicidio stanno portando molti di noi ad abbandonare, e li capisco. La soluzione che auspichiamo è che il governo ci dia una mano a superare questa impasse, che ci dia la possibilità di tornare a fare impresa, a fare il nostro lavoro serenamente, a trasmettere la gestione dei nostri esercizi ai nostri figli. Garantire la continuità della gestione familiare, fin quando uno della nostra famiglia non deciderà di cedere. Ma in cambio di un giusto ritorno economico: noi abbiamo investito, abbiamo creato una ricchezza in un’area in cui questa non c’era».

Dello stesso parere Maurizio Criscuolo, il quale ha posto l’accento sulla sentenza della Corte di giustizia europea di domani, che si pronuncerà sulla validità della proroga fino al 2020 delle concessioni demaniali agli operatori balneari: «Se la Corte si dovesse pronunciare per la non validità, noi ci ritroveremmo di colpo ‘abusivi’ e rischiamo di chiudere non solo lettini e ombrelloni, ma i cancelli stessi dei nostri stabilimenti. Con il concreto rischio che possa presentarsi qualcuno a dirci ‘No, questo arenile non è più tuo’. Perdendo, così, il lavoro, gli investimenti fatti durante tutta una vita. Il governo si è purtroppo dimostrato più ‘bolkesteiniano’ dell’autore della direttiva Bolkestein, decidendo di non decidere su una questione così delicata che metterà in ginocchio tutti noi».

Così invece Cristiano Tomei, presidente Cna Balneatori: «Spagna e Portogallo hanno fatto approvare, dai loro rispettivi parlamenti nazionali e senza che l’Unione europea proferisse parola, delle leggi ad hoc per la gestione delle loro spiagge, prorogando le concessioni demaniali ai loro balneari per 40-45 anni. Perché noi non siamo in grado di approvare qualcosa di simile? Perché l’Italia non riesce a fare un’efficace opera di lobbyismo in sede europea, portando avanti in modo sano le nostre istanze, cercando di focalizzare l’attenzione su un problema che riguarda un settore vitale per la nostra economia? Noi abbiamo più di 6mila km di coste, e non riusciamo a gestirle efficacemente a causa di questa ‘spada di Damocle’ che incombe su di noi da dieci anni. Nell’incontro avuto la scorsa settimana con il ministro Costa, ci è stato detto che se la sentenza dovesse essere negativa avrebbe un valore erga omnes, ossia tutti gli organi giurisdizionali italiani devono attenersi a questo pronunciamento. Scommetto che in Spagna e Portogallo non accadrà nulla del genere. Ma il provvedimento della Corte europea non dovrebbe valere per tutti? L’Italia conta ancora qualcosa in Europa?».

Hanno preso infine la parola i senatori Maurizio Gasparri e Gian Marco Centinaio, i quali hanno illustrato le dinamiche con le quali avevano approntato un ddl per l’attuazione di una proroga di 30 anni per le concessioni balneari italiane, come richiesto da tutte le associazioni nazionali di categoria. Proposta respinta dal governo, il quale aveva preferito il testo della maggioranza che, pur prendendo altre posizioni importanti, continua a parlare di “adeguato periodo transitorio” senza voler fissare un termine temporale.

«L’Europa deve imparare a essere realmente unita, anche e soprattutto nel rispetto delle specificità, come è appunto il caso del settore balneare – ha esordito Maurizio Gasparri – Le spiagge sono una risorsa per il nostro Paese. Bisogna trovare delle regole apposite per questo. Chiediamo con decisione una deroga a questi provvedimenti. In caso di esito negativo della sentenza, potrebbe essere opportuno aprire una vertenza con la UE. Ho parlato con numerosi sindaci di comuni costieri, occorre sfidare il governo ribadendo la concessione agli operatori anche in caso la sentenza sia sfavorevole. Si apre un contenzioso? E la magistratura, con tutti i problemi che ha, andrebbe a perseguire il singolo sindaco solo perché ha deciso di scendere in campo al fianco di onesti operatori che chiedono solo di poter fare il loro lavoro? O il prefetto commissaria il tale Comune?».

Più caustico il senatore Gian Marco Centinaio, che ha accusato il governo in carica di essere troppo arrendevole di fronte alle imposizioni europee: «Quanto conta l’Italia in Europa? Piuttosto, quanto conta l’Italia in Italia, mi chiedo. 48 senatori fra cui diversi della maggioranza hanno fatto una proposta di legge analoga a quanto richiesto dai balneari. Uno schieramento trasversale, che andava da rappresentanti del governo all’estrema opposizione. Abbiamo presentato una mozione in aula, e ci è stato risposto che avrebbero risolto la questione in ‘un tempo congruo’? Ma che cosa vuole allora, questo governo? Aveva la possibilità di vincere questa partita e l’ha sprecata malamente. Sono stati i Pellè e Zaza della situazione (riferimento alla recente sconfitta dell’Italia ai rigori contro la Germania, n.d.r.): non fanno l’interesse dei cittadini italiani. Cosa si può fare? Una battaglia comune, non solo con Forza Italia, Lega e pochi sindaci, ma ci deve essere l’opinione pubblica. Migliorare la comunicazione con i rispettivi clienti. Facciamo loro capire, quanto lavoro, quanti investimenti, quanta tradizione c’è dietro ciò che viene offerto. Che le tasse e l’IVA siano congrue. Perché l’Italia non applica una flat tax, come avviene in altri Paesi? Bisogna trattare con la UE e far sentire, valere le proprie ragioni».

fonte: TerracinaTime

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